Tutela minori in Vaticano, Sabbarese: prevenire e coinvolgere le realtà pastorali

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A pochi mesi dalla sua nomina come Referente per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili, il sacerdote scalabriniano racconta i primi passi della sua nuova missione: “La situazione è serena, non c’è alcuna segnalazione. Per iniziare, mi sono fatto conoscere dai parroci di San Pietro e Sant’Anna”

Federico Piana – Città del Vaticano

“Alcuni dei miei compiti sono quelli di mantenere desta l’attenzione sul fenomeno della tutela dei minori e degli adulti vulnerabili e di far crescere la consapevolezza per una cultura della prevenzione”. È così che padre Luigi Sabbarese sintetizza il suo impegno come referente per la tutela dei minori in Vaticano. Il sacerdote scalabriniano, nominato a questo incarico lo scorso 29 dicembre dal cardinale Mauro Gambetti, vicario di Sua Santità per la Città del Vaticano, spiega che il suo ufficio ecclesiastico “è stato istituito, come in ogni diocesi della Chiesa Cattolica, con il motu proprio di Papa Francesco Vos estis lux mundi. Quindi anche nel Vicariato Vaticano il Papa ha voluto che ci fosse una figura così importante che condivide le responsabilità con il cardinale vicario”.

Ascolta l’intervista a padre Luigi Sabbarese

Quali sono gli strumenti dei quali si avvale per poter svolgere i suoi compiti?

Nelle linee guida per la protezione dei minori e delle persone vulnerabili per il Vicariato della Città del Vaticano, che il Santo Padre ha emanato nel marzo del 2019, sono indicati alcuni elementi generali. Al referente ha affidato, per esempio, il compito di coordinare attività di prevenzione e di formazione affinché gli operatori pastorali del vicariato abbiano la capacità di comportarsi nei confronti di segnalazioni o denunce che riguardano minori o adulti vulnerabili. Poi, il referente si dovrebbe poter avvalere anche del supporto professionale del Servizio di Accompagnamento, che è gestito dalla Direzione Sanità ed Igiene del Governatorato, e dell’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica.

Cosa ha potuto fare in questi primi mesi di lavoro?

Prima di tutto, ho cercato di approcciarmi in modo più diretto alle realtà pastorali che sono presenti nel vicariato: mi sono fatto conoscere dai parroci, quello di San Pietro e di Sant’Anna, perché sono loro i primi operatori pastorali della Città del Vaticano.

Quale situazione ha trovato?

In questo momento, la situazione sembra abbastanza serena. Non ci sono state segnalazioni, né nei pochi mesi nei quali ho assunto l’ufficio né in precedenza. È bene, in questo senso, segnalare che poco tempo fa si è svolta un’iniziativa di sensibilizzazione, la prima nella Città del Vaticano: un seminario di studio sulla tutela delle persone e degli ambienti organizzato dall’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica e dal Governatorato.

Nel prossimo futuro, quali saranno i progetti che pensa di realizzare?

Ho un’idea, che penso avrà bisogno di molto tempo per essere attuata: formare chi ha incarichi pastorali e coloro i quali coadiuvano i parroci ed il clero presente sia nella Basilica di San Pietro sia nelle parrocchie. Insomma, cercherò di coinvolgere tutti coloro i quali operano a qualsiasi titolo all’interno di quella vasta comunità ecclesiale che è presente nel vicariato.