La rivolta si allarga alle periferie delle grandi città. La cerimonia in memoria di Nahel, il giovane di 17 anni ucciso dalla polizia, ha favorito tensioni e rivolte. Il governo francese per il momento non proclama lo stato di emergenza nazionale. Izoard, direttore di Famille Chrétienne: “Forse in passato non abbiamo organizzato e integrato al meglio l’accoglienza delle famiglie provenienti dall’Arica del Nord”
Luca Collodi e Beatrice D’Ascenzi – Città del Vaticano
In Francia tornano le tensioni dopo le proteste dei ‘gilet’ gialli nell’autunno 2018 e la crisi delle pensioni tra il 2022 e il 2023. La rivolta è scoppiata a seguito dell’uccisione di un 17enne da parte di un poliziotto martedì mattina a Nanterre, sobborgo di Parigi, durante un controllo stradale. Sul fronte giudiziario il poliziotto è stato incriminato per omicidio volontario e arrestato. Il presidente Macron ha definito la sommossa “un’inaccettabile strumentalizzazione della morte di un adolescente”, ed ha annunciato un maggior dispiegamento di forze dell’ordine nelle strade “per contenere le violenze” e lanciato un appello ai genitori a tenere i figli a casa: un terzo dei fermati sono adolescenti.
La situazione
Oltre 40 mila agenti sono schierati in tutto il Paese. Si teme il contagio delle proteste violente in altre città. Saccheggi e vandalismi continuano nel centro di Parigi. Diverse località della banlieue della capitale, soprattutto nel nord, nel dipartimento Seine-Saint-Denis, sono state prese d’assalto da manifestanti che protestano per l’uccisione del giovane Nahel. Saccheggiati centri commerciali. Intanto, “France Mobilité”, l’azienda di trasporto parigina, ha annunciato che “tutti i tram e gli autobus dell’Ile-de-France si fermeranno entro le 21”. La misura si ripeterà ogni sera nella regione di Parigi fino a nuovo avviso. “Ciò per la sicurezza di agenti e viaggiatori”. Una cittadina della regione di Parigi, Clamart, di 54mila abitanti, ha annunciato il coprifuoco notturno, dalle 21 alle 6 di mattina, che resterà attivo per tutto il fine settimana, fino a lunedì.
La rabbia giovanile
“I giovani migranti di seconda e terza generazione, originari del Nord Africa che abitano nei sobborghi di Parigi e delle grandi città francesi, dove si vive spesso nell’illegalità”, sottolinea Antoine-Marie Izoard, direttore del settimanale francese ‘Famille Chrétienne’, “sono in rivolta”. “Sono adolescenti dai 14 ai 18 anni, disoccupati, e cercano di vendicare questo ragazzo ucciso bruciando autobus, scuole, stazioni della metro, rubando, rompendo vetrine dei negozi”. “Si diceva che in Francia mancava un episodio”, prosegue Izoard, “per accendere il fuoco che già covava sotto la cenere, anche se non tutti i quartieri partecipano alle violenze”. “Ma c’è la paura che sale in tutti noi, di una sorta di guerra civile”.
Le responsabilità
“Ovviamente”, prosegue il direttore di ‘Famille Chrétienne’, “i giovani immigrati dall’Africa e dal nord Africa, si sentono di seconda classe in Francia. Nei sobborghi la polizia non entra per evitare scontri. Non entrano nemmeno i Vigili del Fuoco perchè rappresentanti di una più generale Istituzione francese non amata”. “Di fatto l’autorità in Francia ha perso peso istituzionale. Noi francesi abbiamo fatto entrare e accolto questi giovani migranti e le loro famiglie per aiutarli”. “Però abbiamo lasciato crescere queste realtà alle periferie cittadine senza controllo. Molte di queste famiglie”, conclude Izoard, “non parlano nemmeno il francese. Forse siamo noi, società francese e classe politica nazionale, ad essere i colpevoli della situazione che oggi paghiamo. Bisogna riportare pace nel Paese”.