Tutela Minori, al via consultazione globale per aggiornare le linee guida anti-abusi

Vatican News

La Pontificia Commissione presenta i principi da attuare in ogni Chiesa locale per contrastare gli abusi, fondati sull’attenzione ai sopravvissuti e l’importanza di affrontare in modo adeguato le denunce. L’organismo invia un sondaggio in quattro lingue per coinvolgere Chiese locali, gruppi di vittime e ogni persona interessata che potranno così offrire un feedback da elaborare e inserire in un nuovo framework universale di linee guida, diffuso entro fine anno

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

È una iniziativa nel segno della sinodalità quella della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori che avvia da oggi, 23 giugno, un periodo di consultazione pubblica tra Chiese locali, gruppi di vittime e fedeli di tutto il mondo per ottenere contributi e proposte con cui aggiornare le linee guida volte a rafforzare gli sforzi contro la piaga degli abusi nella Chiesa.

Si tratta di un sondaggio in quattro lingue, diffuso tramite il sito web della Commissione, accompagnato da una serie di domande frequenti. Due i livelli, spiega ai media vaticani Stefano Mattei, esperto delle politiche sin dalla istituzione dell’organismo nel 2014: uno che coinvolge Conferenze episcopali e Ordini religiosi perché possano “offrire un contributo su quelli che sono i principi che definiscono politiche e procedure globali da declinare poi localmente”; il secondo, “un questionario aperto a tutti per consentire a persone esperte e non di offrire la propria saggezza e visione di questa sfida”.

Dare ascolto ad ogni punto di vista

“La Commissione vorrebbe che queste linee guida venissero applicate ovunque… Non è necessario essere esperti; la Commissione vuole dare ascolto ad ogni punto di vista”, si legge infatti in una delle FAQ diffuse insieme al sondaggio: “Ogni Paese e contesto ha le proprie caratteristiche culturali, linguistiche e altre caratteristiche individuali, il che significa che la presenza della Chiesa in quel Paese deve riflettere la cultura locale per essere davvero efficace e significativa per le persone”.

Le risposte saranno esaminate, raccolte e incorporate in un framework finale per la valutazione e approvazione da parte della Commissione alla fine del 2023. Il documento sarà poi trasmessso nella sua forma definitiva a tutte le Chiese locali del mondo, con l’indicazione di aggiornare le loro attuali linee guida.

Il mandato del Papa

L’intera iniziativa risponde a un preciso mandato del Papa alla Commissione di “assistere tutte le Chiese del mondo con le loro politiche per il safeguarding”, spiega ancora Mattei. Per la prima volta nel 2011 è stato intrapreso un processo di sviluppo delle linee guida in materia di prevenzione degli abusi in tutta la Chiesa, guidato dall’allora Congregazione per la Dottrina della Fede. Con la costituzione apostolica Praedicate Evangelium, è passata invece alla Commissione la competenza, all’interno della Curia romana, di supervisionare le linee guida in materia di safeguarding. espandendo il lavoro fatto a partire dalla lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede. Ad esempio, chiarisce Mattei, “il concetto di audit non era presente nelle linee guida, prima, ma ora questo diventa essenziale per una Chiesa che sia effettivamente accountable… Il Papa ha chiesto alla Commissione di offrire una visione più proattiva nell’integrità di questa missione: prevenire e non soltanto di reagire. Nelle parole del Papa: ‘Questo dovere di cura e protezione ricade su tutta la Chiesa’”.

Un framework universale

La Tutela Minorum ha quindi elaborato un framework universale, approvato da tutti i membri nella Plenaria del maggio scorso, come “modello per definire gli standard di tutela da concretizzare in ogni Chiesa locale del mondo”. Sulla base dell’analisi del lavoro svolto non solo nella Chiesa ma anche nella società civile nell’ultimo decennio, è stata identificata una serie di principi fondamentali concepiti per sostenere le politiche di safeguarding in ogni Chiesa locale.

L’assistenza alle persone ferite dagli abusi e l’importanza di affrontare in modo appropriato le denunce e le segnalazioni, sono alla base di questi principi. Poi viene chiesto poi alle Chiese locali di sviluppare sistemi per ricevere e gestire le accuse di abuso e sostenere le persone colpite, secondo i requisiti del Motu proprio Vos Estis Lux Mundi. Altri requisiti includono: l’accompagnamento di vittime, sopravvissuti e delle comunità interessate; la competenza culturale nel garantire ambienti sicuri in tutta la Chiesa; procedure accessibili al pubblico; meccanismi di responsabilità per la leadership della Chiesa; misure di prevenzione dei rischi e via dicendo.

Assistere finanziariamente le Chiese locali

Oltre a guidare il processo di aggiornamento, la Commissione assisterà poi tutte le Chiese locali che non hanno risorse finanziarie o umane per attuale nella pratica le linee guida. Per questo motivo, con l’aiuto di donatori – era già stato annunciato a fine Plenaria e viene ribadito in una nota oggi – la Commissione ha istituito un programma di sviluppo dal titolo “Memorare”, secondo la preghiera rivolta a Maria affinché “nessuno sia lasciato senza aiuto”.

Consultazione pubblica

“Lo studio per questo tipo di strumenti ha richiesto anni”, spiega Stefano Mattei. Ora il tutto si amplia con la “consultazione pubblica” che vuole essere un’offerta e, al contempo, una richiesta di aiuto della Commissione alle Chiese locali per capire di cosa c’è effettivamente bisogno in ogni Paese per contrastare e prevenire questo male. L’idea, sottolinea l’esperto, tra i fautori dell’iniziativa, è di “ricevere un feedback nel corso dell’estate-autunno. Tutte le riflessioni verranno poi incorporate dalla Commissione, discusse per vedere se ci sono elementi di miglioramento e, entro la fine dell’anno, formulare il framework definitivo da trasmettere alle Chiese locali così che loro possano adeguare codici di condotta e formazione a questi standard condivisi”.

Non lasciare escluso nessuno e minimizzare il rischio degli abusi

L’obiettivo, in fondo, è quello di sempre: “Rinvigorire gli sforzi globali contro gli abusi su minori e persone vulnerabili” e “assicurare procedure condivise da tutti, che non lascino escluso nessuno e che minimizzino il rischio degli abusi”.  “È fondamentale – afferma Mattei – in un ambito così importante per la missione della Chiesa e così centrale per il magistero del Papa, che ci sia un contributo di tutta la Chiesa e anche delle altre persone rispetto a quello che è il lavoro che portiamo avanti e che si sposa anche con la chiamata al servizio delle Chiese locali”.

Collaborazione con le autorità civili

In questo processo è prevista la collaborazione con le autorità civili di ogni Stato: “Siamo aperti a qualsiasi tipo di input – chiarisce l’esperto -. Chiaramente auspichiamo un dialogo specifico tra Chiese locali e autorità statali per sviluppare poi il modo migliore per articolare questo lavoro che va trattato con sensibilità e saggezza considerando la capillarità della Chiesa”.

Report annuale

Tutti i progressi saranno presentati infine nel Rapporto Annuale richiesto dal Papa nell’udienza ai membri della Pontificia Commissione nell’aprile 2022. La bozza del Rapporto sarà pubblicata ad ottobre 2023, mentre ad ottobre 2024 sarà diffuso il Rapporto Annuale definitivo, contenente “dati in tempo reale” provenienti da tutta la Chiesa.

Comune missione

L’auspicio che Stefano Mattei esprime a nome di tutta la Commissione per questa nuova fase di lavoro è che “possa essere un momento reale di vita comune per tutti, che ci aiuti a ricostruire la fiducia nella comune missione sotto la guida del Santo Padre”. Anche, aggiunge, “che possa essere un momento di franchezza, di dimostrazione di trasparenza e diffusione di una consapevolezza che tutti dobbiamo essere partecipi di questo sforzo comune che passa attraverso la condivisione di conoscenze e competenze”.