Il Tribunale vaticano ha dichiarato colpevoli i due attivisti per il clima di “Ultima Generazione” che il 18 agosto 2022 hanno incollato le loro mani al basamento del gruppo scultoreo realizzato intorno al 40 avanti Cristo. Ma la pena di nove mesi di carcere e 1500 euro di multa è stata sospesa, come l’ammenda per la terza attivista che li ha filmati. Non così il risarcimento dei danni, giudicati permanenti dai restauratori dei Musei
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Sono stati dichiarati colpevoli e condannati dal Tribunale vaticano a nove mesi di reclusione e 1500 euro di multa, per il reato di danneggiamento aggravato, e al pagamento di 28148 euro di danni al Governatorato della Città del Vaticano, i due attivisti per il clima di “Ultima Generazione”, che il 18 agosto 2022 avevano incollato le loro mani al basamento del gruppo scultoreo del Laocoonte, databile intorno al 40 avanti Cristo, intorno al quale sono nati, più di 500 anni fa, i Musei Vaticani. L’esecuzione della condanna, per Guido Viero 62 anni ed Ester Goffi, 26, rimane però sospesa per cinque anni, mentre per due anni l’ammenda di 120 euro a Viero e Laura Zorzini, l’altra attivista che ha ripreso col cellulare i due compagni, che hanno resistito all’ordine della gendarmeria vaticana di seguirli negli uffici.
L’ accusa aveva chiesto 2 anni e 3 mila euro di multa
Si è concluso così questo pomeriggio, dopo tre udienze, con una sentenza pronunciata dal presidente del Tribunale Giuseppe Pignatone poco prima delle 16.30, il processo aperto il 9 marzo di quest’anno. Il promotore di giustizia Catia Summaria aveva chiesto, per i due principali imputati, la pena di 2 e 5 giorni per Viero e 2 anni per Goffi, con 3 mila di multa, e un mese di arresto per Zorzini. In alternativa, in caso di sospensione della pena, aveva chiesto che questa fosse subordinata al risarcimento del danno. Viero e Goffi, oltre a risarcire i danni, dovranno pagare anche le spese processuali e i compensi dei legali della parte civile, il Governatorato, liquidati con mille euro.
Le difese per l’assoluzione: solo un imbrattamento
Le difese, nominate d’ufficio, avevano invece invocato l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato. Rita Claudia Baffioni, per Viero, ha parlato di “imbrattamento” e non danneggiamento, sottolineando che il consuntivo finale delle spese per il restauro è stato di 3148 euro, contro i 150 mila del preventivo. Quella dei due attivisti, inoltre, è colpa semplice, non cosciente e nemmeno dolo eventuale, perché hanno più volte dichiarato, anche in aula, di non aver mai voluto, con le loro azioni “ledere né persone né oggetti”. La legale di Goffi, Cristiana Arru, ha ribadito la tesi difensiva secondo al quale non possono essere messi sullo stesso piano il basamento e l’opera, “di valore incommensurabile”, perché anche il principale teste dell’accusa, il responsabile del Laboratorio restauro marmi e materiali lapidei dei Musei Vaticani Guy Devereux, avrebbe parlato del blocco marmoreo come mera cornice per consentire la movimentazione dell’opera e non danneggiarla. Il restauratore ha anche ammesso di aver lavorato meno del previsto, con un intervento estetico leggero.
Le conclusioni dell’accusa
Il promotore Summaria, nel giustificare le pene richieste, ha contestato a Viero le dichiarazioni in aula, nelle quali ha denunciato la mancanza di assistenza dello Stato italiano ai cittadini nella protezione dai disastri ambientali come l’ultima alluvione in Romagna. Qui siamo in Vaticano, ha ricordato, e in questo Stato, per una supposta difesa dei valori universali, sono state violate molte semplici regole, non rispettando il divieto di avvicinarsi ad un’opera d’arte e poi anche di fornire generalità corrette alle autorità. E nella memoria difensiva gli imputati hanno usato con protervia parole come “coscienza e rispetto”.
La parte civile: sapevano che avrebbero recato danno
A rappresentare la parte civile nell’ultima udienza, l’avvocato Floriana Gigli, che ha depositato le conclusioni del collega Giuseppe Puglisi Alibrandi, dell’ufficio giuridico del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Gigli ha ricordato che Viero e Goffi non hanno mai chiesto scusa, per il danno che sanno di aver recato ad un bene dei Musei Vaticani, che anzi hanno banalizzato, sostenendo che non è visibile dal lato dei visitatori. Eppure sanno bene che è permanente, per un opera, il basamento, datata comunque 1815 e che oggi è parte integrante del Laocoonte. Secondo la parte civile, c’è molta indignazione nell’opinione pubblica, davanti a dichiarazioni che questo darebbe un danno minore rispetto a quello che sta subendo l’ambiente con i cambiamenti climatici. Ma non è corretto, per i legali del Governatorato, mettere in contrapposizione arte e natura. L’enciclica Laudato sì del Papa, citata dagli imputati, non giustifica azioni violente e di danneggiamento. “Il risultato della loro azione è solo una loro visibilità pubblica”. Qui il danno è certo, ed è accertato. Viero e Goffi, ha concluso Gigli, “sapevano che la colla ciano-acrilica avrebbe recato danno, e per questo l’hanno applicata sul basamento. Hanno accettato il rischio del danno estetico”.