Scade il 10 giugno il bando per partecipare al concorso sul tema “Diario dentro, pensieri dalla mia cella”. La premiazione il 29 settembre dalla casa circondariale Lorusso e Cotugno di Torino. La promotrice Giulia Bandiera: “Attraverso la scrittura puntiamo al reinserimento”
Roberta Barbi – Città del Vaticano
La scrittura come strumento con il quale esprimere se stessi, per far conoscere la propria storia e la propria realtà all’esterno: con questi obiettivi nasceva sedici anni fa il Premio Castelli, concorso letterario per ospiti degli istituti di pena intitolato al grande volontario piemontese che contribuì negli anni Settanta alla riforma dell’ordinamento penitenziario – di cui quest’anno ricorre il 25.mo dalla scomparsa – e promosso dalla Società San Vincenzo De Paoli. “La scrittura è uno strumento semplice, immediato, che tutti i reclusi utilizzano”, racconta a Vatican News Giulia Bandiera, responsabile settore Carcere e Devianza della San Vincenzo, “con questo tema piuttosto aperto, quest’anno, ci aspettiamo tanta partecipazione di detenuti che hanno voglia di scrivere liberamente, di cimentarsi con racconti in prosa, poesie, brevi testi di autobiografia e perfino opere multimediali”. Negli anni il prestigioso riconoscimento ha ricevuto il sostegno di tante istituzioni, come il partenariato del Dicastero per la Comunicazione rinnovato anche per quest’anno.
Un premio in accordo con l’art.27 della Costituzione
Il carcere deve essere rieducativo e non punitivo, recita la Costituzione italiana e il Premio Castelli incarna questo articolo prevedendo un premio in denaro per i primi tre classificati che dovranno devolvere parte della vincita a un progetto da realizzare proprio in un carcere. “Uno dei nostri obiettivi è proprio quello di far partecipare i detenuti a percorsi di reinserimento di altri ristretti”, afferma ancora Bandiera, che auspica arrivino testi forti, capaci di raccontare il dolore, ma anche la speranza, utili a chi li scrive a elaborare il proprio vissuto e rivedere il proprio percorso, ma anche a chi li legge, innanzitutto per conoscere una realtà spesso ai margini e avvolta da numerosi pregiudizi. Al contempo si tratta di un invito a non cadere nella tentazione di delinquere, magari percorrendo la via più facile.
Anno nuovo, antologia nuova
Anche quest’anno, al termine dell’edizione, i tre elaborati vincitori assieme a dieci meritevoli di menzione, saranno poi pubblicati in una raccolta che oltre a essere distribuita ai volontari e al personale che lavora nei vari istituti di pena partecipanti, potrà essere acquistata sul sito della Società San Vincenzo De Paoli: “Inoltre molti testi vengono letti nelle scuole, nel corso dei nostri vari progetti, e in tutte le occasioni in cui si parla di carcere”, ricorda Bandiera, come la serata “Carcere fuori…”, prevista il 28 settembre a Torino, esattamente la sera precedente la premiazione. Un evento in cui sarà possibile incontrare varie realtà operanti nel settore, come cooperative, associazioni di volontariato che impiegano detenuti, ex detenuti e persone in regime di messa alla prova.
Che vinca il migliore, ma si scrive per se stessi
“Scrivere i propri pensieri fa sempre bene, al di là che poi si venga classificati tra i vincitori o no, ed è anche un modo per relazionarsi con l’esterno”, conclude la responsabile del settore Carcere nell’invitare quanti più detenuti possibili a partecipare. “Da parte nostra promettiamo che la giuria leggerà ed esaminerà attentamente tutti i testi e che a tutti rivolgerà un pensiero particolare”.