Parolin: in Ucraina agire per una pace giusta, la Santa Sede farà la sua parte

Vatican News

Il Segretario di Stato interviene a Reykjavík al Vertice dei capi di Stato e di Governo del Consiglio d’Europa: “Non possiamo accettare passivamente che la guerra di aggressione in quel martoriato Paese continui. Tenere sempre a mente il popolo ucraino che soffre o muore”. Il Consiglio d’Europa istituisce un registro dei danni per l’Ucraina, il primo ministro Shmyhal: “Decisione storica”

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

“È il momento di agire e di stabilire una pace definitiva e giusta in Ucraina e in tutte le altre zone cosiddette ‘grigie’ dell’Europa. Vi assicuro che la Santa Sede continuerà a fare la sua parte”. Premesse e promesse nell’intervento del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, intervenuto al Vertice dei capi di Stato e di governo del Consiglio d’Europa che si svolge da ieri, 16 maggio, a Reykjavik, in Islanda. Portando i saluti del Papa ai rappresentanti dei 46 Stati membri, riuniti per confrontarsi sulle priorità e gli indirizzi politici dell’organizzazione alla luce dei mutati scenari geopolitici in Europa, Parolin si è soffermato sul tema della pace. E lo ha fatto a partire dalla Dichiarazione di questo Vertice che ricorda che “il Consiglio d’Europa è un progetto di pace”.

Il sogno corale della pace 

Purtroppo, la guerra in Ucraina mostra che “l’appassionata ricerca di una politica di comunità e il rafforzamento delle relazioni multilaterali sembrano un malinconico ricordo di un passato lontano”, afferma il porporato, constatando: “Sembra che stiamo assistendo al triste tramonto di quel sogno corale di pace”. Il cardinale richiama perciò “lo spirito” dei Fondatori di questa Organizzazione e rilancia l’interrogativo di Papa Francesco, nel suo primo discorso alle autorità civili e politiche di Budapest durante il viaggio in Ungheria: “Pensando anche all’Ucraina devastata dalla guerra, dove sono gli sforzi creativi per la pace?”. 

Sforzi creativi

“Dove sono gli sforzi creativi per la pace?”, domanda Parolin: “Non possiamo accettare passivamente che la guerra di aggressione in quel martoriato Paese continui. Dobbiamo sempre tenere a mente il popolo ucraino che soffre o muore”, afferma. Da qui un incitamento all’azione per “una pace definitiva e giusta” in Ucraina come pure in tutte le zone europee ferite da conflitti e divisioni. In questo non mancherà mai il contributo della Santa Sede, assicura il Segretario di Stato, a pochi giorni dall’udienza di Papa Francesco e del presidente ucraino Zelensky in Vaticano durante la quale è stata da entrambe le parti “la necessità di continuare gli sforzi umanitari a sostegno della popolazione”. Lo stesso Parolin, oltre una settimana fa, a margine di un evento a Roma aveva confermato la prosecuzione della “missione” vaticana per favorire la pace in Ucraina, di cui Papa Francesco aveva parlato durante l’intervista sul volo di ritorno da Budapest.

Un registro dei danni per l’Ucraina

In occasione del summit islandese, il Consiglio d’Europa ha istituito un registro dei danni per l’Ucraina, considerato un primo passo verso un meccanismo internazionale di risarcimento per le vittime dell’aggressione russa. Sette Paesi membri su 46 totali non hanno tuttavia aderito. Si tratta, quindi, di un “accordo parziale”, come ha spiegato lo stesso Consiglio d’Europa in una nota. La novità era stata annunciata in mattinata dal segretario generale del Consiglio d’Europa, Marija Pejcinovic Buric, il primo ministro dell’Islanda, Katrin Jakobsdottir, il primo ministro dei Paesi Bassi, Mark Rutte, il ministro degli Esteri dell’Islanda e presidente del comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, Thordis Kolbrun Reykfjord Gylfadottir, il primo ministro ucraino, Denys Shmyhal, e il ministro della Giustizia dell’Ucraina, Denis Malyuska. 

Le parole del premier ucraino Shmyhal

Proprio Shmyhal – ricevuto in udienza da Papa Francesco il 27 aprile scorso – parlando a margine del vertice, ha definito la creazione del registro come un “primo passo verso la creazione di un meccanismo di compensazione internazionale”, nonché “una decisione storica che consentirà l’inizio dell’istituzione della giustizia”. Sempre il primo ministro, tramite il suo account Twitter, ha reso noto di aver avuto un incontro con il rappresentante degli Usa alle Nazioni Unite a Reykjavik, al quale ha espresso la gratitudine agli Stati Uniti “per l’ampio supporto” dimostrato: . “Il punto finale dei nostri sforzi deve essere il Tribunale Speciale. Questo è il nostro contributo congiunto alla giustizia e al nuovo sistema di sicurezza mondiale”.