Lisa Zengarini – CIttà del Vaticano
Sono ancora ignoti gli autori e i moventi degli atti vandalici compiuti il Mercoledì delle Ceneri in diverse cappelle nell’Isola filippina di Basilan, nella Regione Autonoma del Mindanao Musulmano. Gli attacchi – riporta l’agenzia Ucanews – si sono verificati in due cappelle della città di Lamitan. Poco prima della celebrazione delle Ceneri i fedeli hanno trovato le statue di santi decapitate e diversi oggetti religiosi danneggiati. La sera precedente due uomini hanno tentato di rubare statue in un un’altra chiesa in un villaggio vicino.
Mindanao: da decenni territorio difficile
Ferma la condanna del vescovo della Prelatura di Isabela de Basilan, monsignor Leo Dalmao: “Non ci lasceremo dettare l’agenda da queste persone e non vogliamo nobilitare i loro gesti dando loro pubblicità”, ha dichiarato il presule che ha esortato i cattolici a restare vigili, ma anche a non lasciare che questi atti seminino nuove tensioni con i musulmani. La regione autonoma di Mindanao è stata infatti per decenni teatro di un’insurrezione armata di milizie islamiche separatiste che si è conclusa solo nel 2019 con un referendum e il riconoscimento di una maggiore autonomia, anche se la pace continua ad essere minacciata da gruppi terroristi islamisti e dalla guerriglia maoista.
In questo contesto l’invito di monsignor Dalmao è dunque alla calma e a non puntare il dito contro i musulmani: “È più facile rifugiarsi nei pregiudizi del passato piuttosto che leggere il presente in una nuova prospettiva – ha affermato il vescovo -. È mia speranza che non ci lasceremo tentare dai primi”.
Ogni profanazione è sbagliata
Dello stesso tenore l’auspicio di monsignor Arturo Bastes, vescovo emerito di Sorsogon, secondo il quale cristiani e musulmani a Mindanao devono continuare a focalizzare la loro attenzione sulla pace: “Non dobbiamo lasciare che quanto accaduto ci divida. Qualsiasi forma di profanazione, che sia nell’Islam o nella Chiesa cattolica, è sbagliata. Il rispetto è fondamentale in ogni religione”, ha affermato il presule all’agenzia Ucan.
In un conflitto che in 50 anni ha fatto oltre 120mila morti, accanto a gruppi guerriglieri che negli anni sono scesi a patti con Manila sono nati altri gruppi fondamentalisti islamici come Abu Sayyaf che ha scelto metodi terroristici per rivendicare l’indipendenza. Su questo terreno si è innestata negli ultimi anni la presenza del sedicente Stato Islamico, balzata agli onori della cronaca nel 2017 con la presa della città di Marawi, organizzata dal gruppo filippino “Maute”, affiliato all’Is.