O’Malley: cresce il lavoro per una cultura della prevenzione

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Pubblichiamo l’intervento integrale del cardinale presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori in apertura della plenaria lo scorso 4 maggio

SEAN O’MALLEY

Cari colleghi, ci siamo riuniti per continuare il lavoro che abbiamo intrapreso nella nostra prima riunione lo scorso ottobre, poco dopo l’annuncio dei nuovi membri, che porta avanti quanto realizzato dalla Commissione dalla sua fondazione nel 2013. Anche oggi, come allora, iniziamo ricordando l’impatto del male degli abusi sessuali – e di ogni forma di abuso – su innumerevoli persone sia all’interno che all’esterno della nostra Chiesa. Questo è il nostro peculiare e insostituibile obiettivo. Questa è sempre stata la nostra motivazione principale: accompagnare coloro le cui vite sono state profondamente danneggiate dagli abusi e lavorare diligentemente per portare avanti una cultura di prevenzione e cura, in modo che tali abusi non avvengano nella nostra Chiesa. Ci riuniamo nei nostri nuovi uffici, che ci sono stati assegnati dal Santo Padre, e di recente abbiamo ospitato un gruppo di sopravvissuti in cerca di giustizia per sé stessi anche allo scopo di informare su come la Chiesa dovrebbe proteggere tutti coloro che sono a rischio sotto la sua custodia.

1.   Storia e contesto della PCTM

Permettetemi di iniziare offrendo una brevissima nota storica della Pontificia Commissione. Nel 2013, durante le prime riunioni del C9, una delle prime raccomandazioni importanti del gruppo è stata l’istituzione di un organismo che consigliasse il Santo Padre su come affrontare i problemi emergenti legati agli abusi sessuali sui minori nella Chiesa. Il Santo Padre ha istituito la Commissione nel 2013 e da allora ci riuniamo due volte l’anno. A settembre del 2022 è stata istituita una terza Commissione composta da 20 membri, 10 uomini e 10 donne, 10 nuovi membri e 10 ex membri.

Nel corso della vita della Commissione, abbiamo sempre avuto un gruppo molto impegnato di persone, soprattutto laiche, che si sono sentite libere di esprimere le loro posizioni molto ferme sull’argomento, oltre a impegnarsi per il benessere dei bambini, alcuni dei quali sopravvissuti ad abusi sessuali. Organizzati in modi diversi – prima in 17 sottogruppi nella prima Commissione e poi in 3 gruppi di lavoro nella seconda Commissione – i membri si sono impegnati a prevenire gli abusi nella Chiesa e ad accompagnare le vittime in vari modi.

Dopo 10 anni e con il senno di poi, posso dire che abbiamo identificato quelle che potrebbero essere considerate due difficoltà fondamentali nella struttura con cui la Commissione ha lottato, sia a causa delle aspettative riposte su di essa dalla Santa Sede che dai membri stessi. In primo luogo, è stato dato loro un mandato molto vago “per consigliare il Santo Padre” su come trovare una via d’uscita da questa crisi. In secondo luogo, a molti è sembrato che fosse stato affidato loro, forse senza che ne fossero consapevoli, un compito quasi impossibile: risolvere tutti i problemi legati agli abusi sessuali nella Chiesa. Questi due difetti non hanno aiutato a cercare di risolvere un problema nella Chiesa che provoca passioni giustificate e persino indignazione, da tutte le parti. In breve, non dovrebbe sorprendere nessuno che la Commissione sia un’entità singolare nella Chiesa e che sia stata un parafulmine per così tanti. E come ho detto prima, la Commissione è stata oggetto di intense critiche sia all’interno che all’esterno. Senza voler fare ulteriori riflessioni, credo sia giusto dire che non ci saremmo aspettati meno di tutto ciò.

2.   Risultati e sfide 2013-2022

lLa Commissione è stata anche un luogo di importanti intuizioni e sviluppi. Come voce perenne delle vittime, la Commissione ha inaugurato un percorso irreversibile di cambiamento culturale nella gestione degli abusi sessuali da parte della Chiesa. Questo fatto non deve essere sottovalutato. Iniziative chiave hanno avuto origine dalla Commissione, come la riunione di febbraio 2019 di tutti i presidenti delle Conferenze episcopali, l’abolizione del segreto pontificio nei casi di abuso e centinaia di presentazioni e formazioni di leadership in tutta la Chiesa. Libri e seminari su come stabilire una cultura della guarigione nei diversi contesti ecclesiali o sui diritti delle vittime nei processi penali hanno diffuso i consigli della Commissione attraverso professionisti impegnati nel mondo della Chiesa.

Vos Estis Lux Mundi ha trovato il suo primo precursore nel contributo della Commissione a Come Una Madre Amorevole. Anche l’aggiornamento delle leggi dello Stato della Città del Vaticano è stato seguito con attenzione dal personale della Commissione.

Tuttavia, più volte la Commissione è tornata sulla questione del suo mandato poco chiaro, della sua posizione all’interno della Curia e della sua autorità nel produrre cambiamenti all’interno della Chiesa. Nel 2021, con la proroga di un anno del mandato della Commissione, ho avviato un periodo di valutazione dei suoi punti di forza e di debolezza, in vista del nuovo inizio offerto dalla Costituzione apostolica Praedicate Evangelium. È stato un momento opportuno per correggere alcuni dei difetti di progettazione precedenti e rispondere ad alcune delle frustrazioni già diffuse, costruendo un piano più incisivo per il futuro.

I membri della Commissione e altri interlocutori principali hanno attraversato un periodo di revisione e dibattito su come avrebbe dovuto essere organizzata la futura Commissione. Dal giugno 2021 al giugno 2022, sono stati redatti e discussi da molte delle persone presenti in questa sala con gli ex membri della Commissione dei documenti informativi, e lentamente è emerso un senso più chiaro di ciò che era necessario. Pur mantenendo un ruolo generale di consulenza al Santo Padre, alla Commissione sono state riconosciute alcune chiare competenze di base che, se considerate nel loro insieme, offrono una convincente teoria del cambiamento.

3.   La nuova Commissione 2022

Al centro del mandato dell’attuale Commissione, espresso all’articolo 78 di Praedicate Evangelium, vi è la responsabilità di assistere gli enti ecclesiastici nell’adozione e nell’adesione a politiche e procedure valide, note come Linee guida. Di competenza della Congregazione per la Dottrina della Fede dal 2011 e per breve tempo sotto gli auspici della Segreteria di Stato, il luogo e la funzione delle Linee guida sono stati assegnati pienamente alla Commissione e hanno costituito il nucleo della sua attività regolare negli ultimi 6 mesi.

Le linee guida nella Chiesa non sono un fenomeno nuovo e la Curia romana ha familiarità con la prassi di offrire una serie di principi fondamentali che devono essere incorporati nella vita della Chiesa particolare in modo culturalmente appropriato. Ad esempio, la Ratio Fundamentalis per la formazione dei sacerdoti sarebbe un esempio di tale quadro universale da applicare a ciascuna chiesa particolare.

Dal 2011, quasi tutte le Conferenze episcopali hanno sviluppato una serie di Linee guida. Nel dicembre dello scorso anno, il Dicastero per la Dottrina della Fede ha consegnato tutti gli archivi sulla storia dello sviluppo delle Linee guida che aveva accumulato dalla richiesta iniziale del 2011. Nello stesso mese ho inviato una lettera circolare a tutte le Conferenze episcopali chiedendo di aggiornare le Linee guida e finora abbiamo ricevuto quasi 40 Linee guida aggiornate.

a.   Un mandato più ampio

1.     Linee guida: La Commissione sta sviluppando un quadro universale per le linee guida, che aggiorna quello emesso in virtù di una lettera circolare della CDF nel 2011. Discuteremo in questi giorni un quadro aggiornato di linee guida universali nella speranza di raggiungere un consenso su un quadro che potremo poi diffondere per commenti da parte di conferenze episcopali, conferenze dei religiosi, della Curia e anche di gruppi di vittime da maggio a settembre di quest’anno in uno spirito di sinodalità – prima di pubblicare un quadro aggiornato di linee guida alla fine di quest’anno. Sulla base di questo quadro aggiornato, potremo sviluppare e finalizzare uno strumento di verifica, richiesto anche dal Santo Padre nell’udienza dello scorso aprile, per accompagnare il quadro delle Linee guida e garantire l’adeguatezza delle politiche e delle procedure di tutela all’interno delle chiese particolari.

2.     Sviluppo delle capacità: Il secondo pilastro del nostro mandato deriva dal primo e si ispira all’ammonimento del Signore di non porre pesi sulle spalle delle persone senza aiutarle a sollevarli! Nell’udienza alla Commissione dell’aprile 2022, il Santo Padre ci ha chiesto di prestare particolare attenzione nell’aiutare le aree della Chiesa con poche risorse ad attuare i requisiti dell’articolo 2 di Vos Estis Lux Mundi. Questo documento, ora aggiornato e reso permanente dal Santo Padre nel mese di marzo di quest’anno, richiede la presenza di “uffici o organismi” nelle chiese locali che possano ricevere le accuse di abuso e prendersi cura delle presunte vittime e delle loro famiglie. In breve, ci è stato chiesto non solo di valutare l’adeguatezza delle politiche e delle procedure nelle chiese locali, ma di aiutare a potenziare capacità laddove ci sono lacune dovute alla mancanza di competenze o di risorse. Stiamo chiamando questa iniziativa di sviluppo delle capacità “Programma Memorare”, in onore della preghiera alla Madre che afferma con sicurezza che chiunque si rivolga a Lei per chiedere assistenza non rimarrà senza aiuto. Abbiamo già individuato dei programmi sperimentali in Kenya, Ruanda e Bolivia.

3.     Il Rapporto annuale: Stabilire politiche solide attraverso le Linee guida e potenziare la capacità di attuarle attraverso il Programma Memorare sono gli strumenti chiave per aiutare la Chiesa a migliorare in questo settore. Tuttavia, il rispetto delle buone prassi e la trasparenza del nostro lavoro sono elementi chiave di questa attività che troverà espressione nel Rapporto annuale richiesto alla Commissione dal Santo Padre. Il Rapporto annuale sulle politiche e le procedure di tutela sarà redatto dalla Commissione e presentato al Santo Padre. Si auspica che il Rapporto sia disponibile per la pubblicazione. Più che un semplice resoconto dell’attività della Commissione, il Rapporto dovrebbe essere un motore per migliorare le pratiche all’interno della Chiesa, dimostrando che il cambiamento è possibile e che gli sforzi della Chiesa stanno ottenendo i risultati desiderati. Naturalmente, è necessario identificare eventuali lacune o preoccupazioni ancora esistenti nelle misure di prevenzione e protezione della Chiesa, in modo da poter prendere le misure appropriate.

In sintesi, la Commissione concentrerà il suo mandato di consiglio per l’azione previsto dal Praedicate Evangelium principalmente attraverso il ruolo e la funzione delle linee guida in tutta la Chiesa. Dove ci sono lacune, il Programma Memorare aiuterà a costruire le capacità, soprattutto nel Sud del mondo, dove i bisogni rimangono notevoli. Infine, un Rapporto annuale fornirà trasparenza e responsabilità, mostrando i progressi compiuti e le sfide ancora aperte. Queste sono le tre gambe dello sgabello della tutela.

b.   Un aumento delle risorse

Un piano e degli individui per realizzarlo sono solo una parte della storia della nuova Commissione. Per attuare questo piano, gli ultimi sei mesi hanno visto molte attività e molte novità nel lavoro della Commissione. Il primo grande cambiamento nella vita della Commissione riguarda la sua struttura. Anziché organizzarsi tematicamente in Gruppi di lavoro come in precedenza (assistenza alle vittime, istruzione, diritto canonico), i membri sono ora organizzati in quattro gruppi regionali con l’obiettivo di stabilire e mantenere i contatti con determinate chiese. Se i membri devono accompagnare e valutare le chiese locali nell’attuazione della tutela, ne consegue che devono provenire da quella regione ed essere consapevoli delle varie differenze culturali. Tale sviluppo è stato discusso durante il periodo di revisione. In quell’occasione è stata avanzata la proposta di istituire un gruppo consultivo delle parti interessate accanto alla Commissione. Questo gruppo consultivo avrebbe dovuto fornire un importante feedback alla Commissione per garantire che le delibere e le raccomandazioni non cadessero nel vuoto. Alcuni, tra cui il sottoscritto, hanno pensato che ciò potesse creare confusione e offuscare il ruolo centrale dei membri. Tuttavia, il principio di mantenere la vicinanza alle entità ecclesiastiche a livello locale è stato considerato vitale. Per garantire la concentrazione e il feedback, il lavoro ordinario dei Membri è stato organizzato in Gruppi regionali, che hanno operato negli ultimi sei mesi.

Per guidare questo incontro e dialogo tra la Commissione e la Chiesa locale, come previsto da Praedicate Evangelium, si ricorre al processo ad limina. Pur non essendo perfetto, il processo ad limina potrebbe essere un potente volano per migliorare le pratiche a livello di Chiesa locale. Subito dopo l’ultima Plenaria, la Commissione ha elaborato una bozza di questionario che si concentra specificamente sulle pratiche di prevenzione e tutela nella Chiesa locale e che accompagnerà il rapporto ad quinquennium che viene distribuito dai Dicasteri per i Vescovi, l’Evangelizzazione e le Chiese Orientali. Le conferenze episcopali di Messico, Colombia e Papua Nuova Guinea hanno già risposto a queste domande, rendendo il processo ad limina molto più costruttivo. Inoltre, ho incontrato di recente il nuovo Prefetto del Dicastero per i Vescovi e ho condiviso le nostre speranze in un ruolo più incisivo nel processo ad limina. Abbiamo anche discusso la proposta di un Memorandum per lo scambio di informazioni, simile a quello firmato con il Dicastero per l’Evangelizzazione.

1.     Personale: Naturalmente, una delle grandi lacune delle Commissioni precedenti è stata la mancanza di personale adeguato. L’anno scorso il nostro bilancio complessivo è stato di 350.000 dollari, uno dei più esigui della Curia. Il costo per 7 persone a tempo pieno e parziale ammonta a 200.000 dollari. Il resto viene speso per i viaggi, le riunioni e gli altri costi relativi alle due plenarie e ad altri eventi come i seminari e la pubblicazione di materiale sulla tutela. Secondo i numeri resi pubblici dalla Segreteria per l’Economia, credo che il Dicastero per la Dottrina della Fede, dove siamo collocati nella struttura curiale, abbia un budget di circa 2 milioni di dollari.

In mancanza di personale adeguato, i membri stessi della Commissione sono stati spesso chiamati a collaborare alla stesura dei documenti e all’organizzazione delle riunioni. Ciò, pur con buone intenzioni, ha portato a risultati disomogenei e imprevedibili, data la natura part-time dei membri e le loro diverse sedi.

L’anno scorso abbiamo ottenuto un piccolo aumento di budget dalla Segreteria per l’Economia per aggiungere una persona al nostro ufficio di Roma a tempo pieno. Tuttavia, seguendo la prassi in altre sedi della Curia, abbiamo chiesto il sostegno della Fondazione GHR, con sede in Minnesota (USA), il cui obiettivo è sostenere gli sforzi di riforma del Santo Padre nella Curia. La Fondazione dispone di un programma che mette a disposizione della Curia competenze specialistiche in materia di tutela. Ci hanno fornito 10 persone in più che lavoreranno nelle regioni locali e promuoveranno il nostro programma assistendo la Commissione. Questo programma durerà tre anni. I pagamenti per questo personale non passano attraverso il nostro ufficio, ma sono gestiti direttamente dalla Fondazione. Riteniamo che questo rifletta l’attenzione del Santo Padre verso la Chiesa particolare, mantenendo un orientamento non vaticano, e che sia forse un nuovo modello per una struttura burocratica più decentrata.

2.     Spazio: Da molto tempo la Commissione ha bisogno di uno spazio per le riunioni, soprattutto in seguito all’ampliamento del suo ruolo nel processo ad limina. L’accoglienza delle vittime e dei sopravvissuti è stata una prassi della Commissione fin dall’inizio. Le poche e anguste residenze convertite che venivano utilizzate durante il Conclave ci davano la possibilità di essere vicini alla residenza del Santo Padre, ma non molto accessibili per il nostro pubblico principale. Pertanto, la sede attuale non è stata di grande utilità per il nostro lavoro principale.

Dopo una lunga ricerca e l’intervento dello stesso Santo Padre, la Commissione si è assicurata uno spazio nell’ufficio del Vicariato di Roma, vicino al Pantheon. Con spazio per il personale e un’ampia sala riunioni per la visita ad limina, il nuovo spazio in via della Pigna ha anche una piccola cappella missionaria annessa, intitolata a San Giovanni, che possiamo utilizzare per ospitare gruppi in visita, come abbiamo già fatto. Infatti, in occasione della nostra messa inaugurale, abbiamo avuto il piacere di essere raggiunti da un gruppo di vittime/sopravvissuti provenienti dalla Slovenia, con i quali abbiamo trascorso del tempo anche qui nella nostra nuova sede.

La programmazione del nuovo Centro non è ancora stata completamente sviluppata, ma intendiamo invitare diversi sopravvissuti a fornire input e indicazioni sulle attività di questo nuovo spazio. Abbiamo anche ricevuto molti diari e altri oggetti simbolici (ricordi, opere d’arte, poesie) dai sopravvissuti che troveranno una sede più adeguata nei nuovi uffici. Molto resta ancora da decidere, ma siamo grati al Santo Padre e a quanti nella Diocesi di Roma ci hanno accolto e sostenuto.

3.     Sostegno allo sviluppo delle capacità: Infine, per garantire risorse adeguate allo sviluppo delle capacità delle Chiese locali nella prevenzione, la Commissione ha iniziato a chiedere alle conferenze episcopali in Europa e in Nord America di prendere in considerazione la possibilità di contribuire a un fondo che aiuti a fornire competenze e materiali alla Chiesa nel Sud del mondo. Mi ha sorpreso sapere che negli Stati Uniti, l’anno scorso, la Chiesa ha speso 40 milioni di dollari solo per la formazione e la certificazione di tutto il suo personale ecclesiastico. Sono sicuro che anche in Canada e in Europa le cifre sono piuttosto alte. Scandalosamente, anche se non ho cifre precise, temo che i fondi spesi per la formazione e la certificazione del personale della Chiesa in Africa siano appena una percentuale di quella cifra. Come avete sentito in precedenza, il nostro programma di sviluppo delle capacità, chiamato provvisoriamente Memorare, è alla ricerca di contributi che saranno erogati alle conferenze episcopali sulla base di una valutazione molto dettagliata dei bisogni e di un chiaro piano di attuazione per rispondere a tali lacune. La Commissione inizia firmando un Memorandum d’intesa con la Conferenza episcopale locale e la Conferenza dei religiosi, per garantire un approccio unicamerale a qualsiasi piano venga sviluppato e presentato per il finanziamento. In seguito, vengono sbloccati i fondi per assumere un consulente locale di Memorare che studia la situazione locale alla luce dei criteri fondamentali della Commissione e svolge una diagnosi di ciò che deve essere fatto. Un piano viene sviluppato con la leadership della chiesa locale e poi presentato per il finanziamento. Il nostro primo protocollo di intesa sarà con la chiesa del Ruanda, che è uno dei nostri progetti pilota.
L’anno scorso siamo stati felici quando la Conferenza episcopale italiana ha stanziato 1,5 milioni di euro per questo fondo e la scorsa settimana la Conferenza episcopale spagnola ci ha informato che sta contribuendo con quasi un altro milione di euro. I fondi della Conferenza episcopale italiana sono conservati presso lo IOR, come richiesto dalle norme della Segreteria per l’Economia, e sono soggetti a un protocollo molto specifico sul loro utilizzo e sulla rendicontazione, che avete ricevuto all’inizio di quest’anno dopo essere stato esaminato e approvato dal Consiglio esecutivo (vedi allegato). I fondi provenienti dalla Spagna saranno trasferiti direttamente dalla Conferenza episcopale alla chiesa beneficiaria e non passeranno attraverso il Vaticano.

4.   La PCTM all’interno della Curia romana

1.     Dicastero per la Dottrina della Fede: Nella nuova Costituzione, la Commissione è stata collocata all’interno della Curia “presso” il Dicastero per la Dottrina della Fede. Questa decisione è stata oggetto di critiche da parte di osservatori che sostenevano che la Commissione sarebbe passata sotto il controllo del DDF, mettendo così a rischio la sua indipendenza e il suo ruolo di consigliere chiave del Santo Padre, svincolato dagli interessi istituzionali della Chiesa. Questo timore è stato messo da parte dalle frequenti indicazioni del Santo Padre, che ha garantito l’indipendenza della Commissione da qualsiasi controllo del DDF. Nel suo discorso alla Commissione nell’aprile 2022, il Santo Padre ha esortato la Commissione e il DDF a collaborare per creare una relazione di lavoro tra le nostre due entità.
C’è stata una collaborazione sul mandato delle nuove linee guida affidato alla Commissione, con il trasferimento da parte del DDF di tutti i suoi archivi a questo proposito, che sono in fase di attenta analisi da parte del nostro staff.

Tuttavia, gli sforzi complessivi per definire questo rapporto sono stati lenti. L’anno scorso, la Commissione ha redatto un accordo di collaborazione e l’ha presentato al DDF in seguito alle parole incoraggianti del Santo Padre durante l’udienza che ci ha concesso: “La vostra stretta collaborazione con il Dicastero per la Dottrina della Fede e con altri Dicasteri dovrebbe arricchire il vostro lavoro ed esso, a sua volta, arricchire quello della Curia e delle Chiese locali. Come questo possa avvenire nel modo più efficace, lo lascio alla Commissione e al Dicastero, ai Dicasteri. Operando insieme, questi danno attuazione concreta al dovere della Chiesa di proteggere quanti si trovano nella sua responsabilità”. Questo protocollo d’intesa ricalca quello recentemente firmato con il Dicastero per l’Evangelizzazione.

Sebbene non sia stata ricevuta alcuna risposta formale alla proposta, i Superiori del DDF hanno espresso l’opinione che il documento chiave di definizione della relazione si troverà solo negli Statuti della Commissione. Alla fine dello scorso anno è stata presentata alla Segreteria di Stato una bozza di Statuto della Commissione che riflette il nuovo mandato. All’inizio di quest’anno, abbiamo ricevuto commenti sulla bozza di statuto che offrivano poca chiarezza sostanziale sulla natura del rapporto di lavoro tra il DDF e la Commissione.
La Segreteria di Stato è stata chiara sul fatto che la Commissione non gode della posizione, dello status o della giurisdizione di un Dicastero, ed è quindi un organo minore della Curia in termini di posizione, giurisdizione e diritti di partecipazione alle funzioni di governo della Curia. Il tema della tutela è quindi assente dagli incontri del Romano Pontefice con i capi dei Dicasteri, così come è assente dagli incontri e dalle attività a livello interdicasteriale. Questa sembra una grave lacuna, non prevista dalle discussioni sulla nuova Costituzione che si sono svolte al C9.
Allo stesso tempo, il legame vitale con il DDF sembra essere opportuno. Affiancare il lavoro di prevenzione a quello di disciplina è comune in molte parti della società civile, quindi la co-ubicazione potrebbe essere molto fruttuosa. Tuttavia, l’uguaglianza delle due entità deve essere mantenuta per diversi motivi, non ultimo il fatto che la Commissione non dovrebbe mai essere vista come soggetta e quindi coinvolta nel sistema disciplinare o giudiziario della Chiesa.

2.     Altri rapporti curiali: In uno spirito di collaborazione tra entità curiali, la Commissione ha intrapreso un dialogo con diversi dicasteri chiave le cui competenze si sovrappongono in modo significativo al lavoro di tutela. Come modo per arricchire reciprocamente il lavoro dei dipartimenti curiali e per dimostrare il lavoro della Chiesa in questo settore, la Commissione ha proposto una serie di memorandum di scambio di informazioni con diversi dicasteri volti a identificare aree di interesse comune e di dialogo reciproco, ad esempio le nomine, la formazione, la cura delle vittime, il processo ad limina. Mentre le conversazioni sono in corso, la Commissione ha recentemente firmato un accordo di cooperazione con la Sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari.

Conclusione

Come potete vedere, la nuova Commissione – che ha una storia altrettanto ricca, ma ha solo sei mesi di vita nella sua nuova versione – è nelle fasi iniziali di un programma ambizioso, con tutte le difficoltà di crescita che un tale passaggio a una presenza più operativa comporta. Eppure, abbiamo già fatto grandi passi avanti. Ci sono 114 Conferenze episcopali e Conferenze di religiosi ad esse associate che hanno linee guida da rivedere e migliorare. Contribuire a fornire formazione dove manca e attuare l’articolo 2 di Vos Estis è un altro impegno importante, ma che è iniziato bene e che dimostra un cambiamento significativo nell’atteggiamento verso la tutela da parte di molti nella Chiesa rispetto a quando la Commissione è stata fondata 10 anni fa. Fornire un Rapporto annuale che sia credibile e che risponda ai bisogni dell’uomo, in particolare di coloro che sono stati colpiti da abusi o che possono essere a rischio nella nostra Chiesa, è un altro impegno importante, ma che fornisce visibilità e responsabilità al lavoro della Commissione e a quello dell’intera Chiesa.

Sono fiducioso che i nostri primi sei mesi abbiano fatto grandi progressi in questa direzione e che, nonostante gli inevitabili dolori di crescita di un gruppo eterogeneo di volontari esperti che si trovano ad affrontare un ampio grado di novità, siamo in una buona posizione e stiamo già dimostrando che il nostro nuovo mandato sta affrontando alcune delle frustrazioni del passato e mantenendo l’impegno del Santo Padre.