Ricorre il 22 aprile la 53.esima Giornata mondiale della Terra che intende sensibilizzare istituzioni, governi e opinione pubblica sul tema sempre più cruciale dell’ambiente. In Italia il principale evento celebrativo si svolgerà a Roma e sarà spalmato su cinque giornate dense di appuntamenti. È il Villaggio per la Terra, promosso da Earth Day Italia e dal Movimento dei Focolari. Antonia Testa: “Un evento di condivisione, impegno e speranza”
Adriana Masotti – Città del Vaticano
Ottava edizione del Villaggio per la Terra che torna in presenza al Galoppatoio di Villa Borghese e sulla Terrazza del Pincio a Roma, dopo la pausa imposta dalla pandemia. In occasione della Giornata mondiale della Terra, dal 21 al 25 aprile si terranno oltre 600 eventi. 17 piazze multimediali approfondiranno gli altrettanti Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Sport, manifestazioni artistiche, concerti, testimonianze di buone pratiche, forum, talk show, giochi e laboratori dedicati ai più piccoli, per raccontare scelte e comportamenti orientati al rispetto e alla salvaguardia della nostra Casa comune e alla costruzione di relazioni fraterne tra persone e popoli. E torna anche la maratona multimediale #OnePeopleOnePlanet con 16 ore di contenuti live trasmessi in diretta Rai Play e in differita su You Tube di Vaticannews.va. dalla Nuvola di Fuksas a Roma.
All’origine della manifestazione un incontro
Ad organizzare l’evento due realtà: l’associazione Earth Day Italia e il Movimento dei Focolari. “Noi, nel 2015 – ricorda Pierluigi Sassi, presidente di Earth Day Italia – abbiamo marciato insieme per sostenere la voce di Papa Francesco in vista dello storico Accordo di Parigi sul clima, e quando allora il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon indisse la ratifica nel giorno dell’Earth Day, decidemmo di gettare il cuore un po’ oltre l’ostacolo, perché eravamo due organizzazioni così profondamente diverse… Però, questo coraggio ci ha fatto creare il Villaggio della Terra con la benedizione di Papa Francesco, che venne a Villa Borghese a inaugurarlo”.
Gli auguri di Papa Francesco alla prima edizione
Le parole di incoraggiamento del Papa in quell’occasione rimangono scolpite in quanti erano presenti quel giorno, era il 24 aprile 2016, a Villa Borghese: “Avanti tutti per lavorare insieme. Rispettarsi, rispettarsi! E così vedremo questo miracolo: il miracolo di un deserto che diventa foresta”. E la collaborazione è proseguita attirando l’adesione e la partecipazione di molte altre realtà. “C’è un popolo che vive, lavora, costruisce, collabora – afferma Antonia Testa del Movimento dei Focolari, cofondatrice dell’evento – per cucire e ricucire il tessuto sociale. Questo popolo è il protagonista del Villaggio per la Terra, il vero protagonista dell’umanità di oggi, che non ha smesso di sperare e di sognare”. A Vatican News, Antonia Testa descrive la manifestazione e i suoi obiettivi:
Antonia Testa, che cosa vuole essere il Villaggio per la Terra?
Il Villaggio per la Terra vuole essere un’esperienza, una testimonianza e una speranza. Un’esperienza che è nata da una collaborazione, da un incontro tra due realtà apparentemente molto diverse, Earth Day Italia e Movimento dei Focolari. Un incontro che ha portato alla realizzazione di un “perno” intorno al quale si sono collegate più di 350 associazioni: imprenditori, politici, istituzioni, organizzazioni – non lo sappiamo neanche noi bene quante – , ma è un’esperienza in cui ciascuno porta il suo, porta quel pezzo di lavoro, di talenti, di prospettive e da lì nascono sinergie. È poi una speranza perché in passaggi così delicati come quelli che stiamo vivendo adesso con l’umanità intera, abbiamo bisogno di sperimentare il bello, il positivo, quell’energia che ti fa scattare il cuore e che ti fa guardare a mete grandi. Ed è un impegno non solo per la tua vita, non solo per chi ti sta accanto, ma per chi verrà dopo e per raccogliere i grandi valori che i nostri padri ci hanno lasciato.
Nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’evento, lo scorso 12 aprile, lei diceva anche che cosa non è, che cosa non vuole essere, il Villaggio…
Sì, è vero. Il Villaggio per la Terra non vuole essere una manifestazione grandiosa che accende luci deboli, fragili, che si spengono il giorno dopo. Lo immagino come un pit stop, cioè un punto in cui si raccoglie il percorso fatto nei mesi precedenti e si riparte come una sorta di pedana di lancio per rinforzare quelle relazioni autentiche che nascono, che vediamo fruttare tra le nostre mani.
Dal Villaggio sono nati anche tanti progetti, in modo spesso inaspettato…
Potremmo fare moltissimi esempi: non più di un mese fa mi trovavo in Burundi con mio papà che fra poco compie 90 anni e questa esperienza di uno scambio con un popolo al nord del Burundi, vicino al Ruanda, è nato proprio da un incontro vissuto al Villaggio tra un uomo di 86 anni e un giovane burundese che studiava e prestava servizio alla manifestazione. Ma abbiamo visto nascere sinergie tra sportivi e giovani, abbiamo visto nascere reti internazionali come la Youth4Climate e via dicendo… Quindi sono frutti che vediamo sorgere, che ci suscitano sempre un sentimento di meraviglia e che ci fanno tirar su le maniche per dire: fai la tua parte, mettiti al lavoro anche tu, non mancare all’appuntamento.
Però per cambiare le cose ci vuole anche la politica, ci vogliono decisioni e scelte strategiche. Che cosa chiedete a questo livello?
Noi chiediamo e speriamo in passi concreti, in particolare nel mondo dell’educazione, chiediamo che si facciano scelte coraggiose, perché il famoso punto di non ritorno è molto vicino e quindi non servono slogan, ma azioni concrete che facciano la differenza.
La manifestazione a Villa Borghese comporta anche dei rischi, è stato detto. Per quali motivi?
Eh sì, qualcuno un giorno mi fece notare: “È un bel rischio!” e fu proprio Papa Francesco quando venne a sorpresa, nel 2016, che ci parlò di questo “coraggio di rischiare”. Possiamo nominare forse tre rischi: intanto, un rischio economico perché decidere di rendere accessibile a più di 200 mila persone la partecipazione gratuita ad eventi culturali, artistici, sportivi rappresenta anche un enorme rischio economico. Poi il rischio che chiamerei dello spazio aperto, dell’accoglienza di tutti: dare alla città di Roma la possibilità di vivere un momento di crescita sul piano relazionale, anche di consapevolezza delle ricchezze che ha in sé, ma in uno spazio non ristretto, non confinato, è un grande rischio. Infine, il rischio del metodo perché quello che vogliamo è continuare ad usare un linguaggio che utilizzi il confronto e non la polemica e che accetti di non ricorrere appunto al sensazionalismo, alle luci, agli effetti speciali, ma che accetti di rendere eroico ciò che è prassi quotidiana. Basarsi su questo di nuovo è rischioso, ma alla fine vincente.
Questo evento di Roma è stato definito dall’Earth Day Network di Washington come una delle più importanti iniziative a livello mondiale per la tutela del pianeta e lo sviluppo di una forte coscienza ecologica. Ve lo immaginavate quando avete cominciato?
Assolutamente no. Infatti, leggere questo risultato qualche giorno fa ci ha dato un grande incoraggiamento, soprattutto perché nessuno più di noi sa che non è stato scritto a tavolino, ma che è nato dal desiderio autentico di incontrarci, di interrogarci e di agire con un’atteggiamento di grande apertura. Forse una parola che utilizzerei e che sento nel cuore è anche la curiosità: chissà che cosa può succedere ancora se in maniera efficace noi ci mettiamo in gioco.
Tutela dell’ambiente, lavoro, povertà, parità di genere, istruzione, economia, dialogo tra religioni e culture, giustizia, pace: attraverso tutti gli appuntamenti che daranno sostanza al Villaggio ci sarà spazio per tutte le dimensioni e gli aspetti della vita delle persone e delle comunità…
Sì, infatti in questa esperienza che è difficile riassumere e raccontare proprio perché ha le dimensioni del globale, noi sentiamo che lo sviluppo, quello a cui tutti guardiamo, non è solo crescita economica, ma ha anche una dimensione socio-relazionale e culturale-spirituale, e come ama sempre dire l’economista Stefano Zamagni, queste tre dimensioni sono tra loro in una relazione moltiplicativa, non additiva, per cui se una di queste manca, il risultato è zero. Ecco, come Movimento dei Focolari che ha questo carisma di contribuire all’unità della famiglia umana sulla spinta di quella preghiera di Gesù, “che tutti siano una cosa sola”, nel rispetto delle diversità, questo mi sembra proprio l’ambiente più idoneo per poter incontrare gli altri e costruire la fraternità.