Motu proprio del Papa sulla Riforma del Diritto penale delle Chiese Orientali

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Obiettivo del Motu proprio è quello di apportare al Codice orientale le stesse modifiche già introdotte nel Codice latino nel 2021

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Con la Lettera apostolica in forma di Motu proprio “Vocare peccatores”, firmata lo scorso 20 marzo, solennità di san Giuseppe, e pubblicata oggi, il Papa riforma il Diritto penale delle Chiese Orientali apportando le stesse modifiche già introdotte nel Codice latino.

Nel 2021, con la Costituzione apostolica “Pascite gregem Dei”, Francesco aveva modificato il Libro VI del Codice di Diritto Canonico sulle sanzioni penali nella Chiesa. Si trattava di un lavoro di revisione iniziato con Benedetto XVI.

“Per rispondere adeguatamente alle esigenze della Chiesa in tutto il mondo – spiegava Francesco – appariva evidente la necessità di sottoporre a revisione anche la disciplina penale promulgata da San Giovanni Paolo II, il 25 gennaio 1983, nel Codice di Diritto Canonico, e che occorreva modificarla in modo da permettere ai Pastori di utilizzarla come più agile strumento salvifico e correttivo, da impiegare tempestivamente e con carità pastorale ad evitare più gravi mali e lenire le ferite provocate dall’umana debolezza”. Il nuovo Codice latino era entrato in vigore l’8 dicembre 2021.

Il Papa affermava che si tratta di una “concreta ed irrinunciabile esigenza di carità non solo nei confronti della Chiesa, della comunità cristiana e delle eventuali vittime, ma anche nei confronti di chi ha commesso un delitto, che ha bisogno all’un tempo della misericordia che della correzione da parte della Chiesa. In passato, ha causato molti danni la mancata percezione dell’intimo rapporto esistente nella Chiesa tra l’esercizio della carità e il ricorso – ove le circostanze e la giustizia lo richiedano – alla disciplina sanzionatoria”. 

Nella Chiesa – spiega il Papa nell’odierno Motu proprio – gli scopi della punizione sono il ripristino della giustizia, la correzione del reo e la riparazione dell’offesa e del danno. I pastori, dunque, manifestano la loro sollecitudine quando si sforzano di correggere il comportamento dei fedeli cristiani che sbagliano.

“Le nuove norme – spiega mons. Juan Ignacio Arrieta, segretario del Dicastero per i Testi Legislativi – determinano molto più chiaramente quando deve intervenire l’autorità ecclesiastica nel caso dei delitti. Sono più precise e anche le pene che devono essere imposte sono più chiare, meglio determinate. Inoltre, si è anche armonizzata la disciplina orientale con quella latina in tanti aspetti, come ad esempio l’abuso di minori e la tutela dei sacramenti”.