Nella catechesi all’udienza generale di oggi, Francesco ha proposto la figura di san Paolo e la sua passione per il Vangelo che lo ha portato a essere definito il Principe degli Apostoli: per un cristiano convertirsi significa ripercorrere quella stessa esperienza di “caduta e risurrezione” che Saulo visse e che è all’origine del suo slancio apostolico
Adriana Masotti – Città del Vaticano
Ci sono alcune figure che “hanno dato testimonianza esemplare di che cosa vuol dire passione per il Vangelo”. Prima fra tutti è l’Apostolo Paolo ed è a lui che Papa Francesco annuncia di voler dedicare la catechesi dell’udienza generale di questo e del prossimo mercoledì.
Della Lettera ai Galati ascoltata all’inizio dell’udienza, Francesco sottolinea che lo zelo di Paolo per il Vangelo “appare dopo la sua conversione” e sostituisce il “suo precedente zelo per il giudaismo”. Passa dunque dallo zelo per la Legge a quello per il Vangelo, dalla volontà di distruggere la Chiesa alla volontà di costruirla. Che cosa è successo? Il Papa risponde:
Nel caso di Paolo, ciò che lo ha cambiato non è una semplice idea o una convinzione: è stato l’incontro, questa parola, è stato l’incontro con il Signore risorto – non dimenticate questo, quello che cambia una vita è l’incontro con il Signore – è stato per Saulo l’incontro con il Signore risorto che ha trasformato tutto il suo essere.
Cristo fa di noi una creatura nuova
Il Papa osserva che il Signore non annulla la nostra umanità, le nostre caratteristiche personali, ma è l’intera nostra esistenza che si trasforma. Come dice lo stesso Paolo: “Se uno è in Cristo, è una nuova creatura”. E Francesco aggiunge: “l’incontro con Gesù Cristo ti cambia da dentro, ti fa un’altra persona”. Quindi prosegue:
Se uno è in Cristo è una nuova creatura, questo è il senso di essere una nuova creatura. Diventare cristiano non è un maquillage, che ti cambia la faccia, no! Se tu sei cristiano ti cambiato il cuore ma se tu sei cristiano di apparenza, questo non va… cristiani di maquillage no, non vanno. Il vero cambiamento è del cuore.
E’ questo che è successo all’apostolo Paolo e Papa Francesco insiste dicendo a braccio:
La passione per il Vangelo non è una questione di comprensione o di studi, tu puoi studiare tutta la teologia che vuoi, tu puoi studiare la Bibbia e tutto quello e diventare ateo o mondano, non è una questione di studi; nella storia ci sono stati tanti teologi atei, no! Studiare serve ma non genera la nuova vita di grazia; convertirsi significa piuttosto ripercorrere quella stessa esperienza di “caduta e risurrezione” che Saulo/Paolo visse e che è all’origine della trasfigurazione del suo slancio apostolico.
Un cristianesimo senza l’incontro con Gesù
Francesco invita i fedeli a guardare alla propria vita e a domandarsi se in essa, anche in chi si professa cristiano, Gesù è entrato davvero. Succede infatti che uno cerchi di seguire gli insegnamenti di Cristo e della Chiesa, ma senza un vero rapporto personale con lui.
E questa è una cosa che ci manca tante volte, un cristianesimo non dico senza Gesù ma con un Gesù astratto… No! Come è entrato Gesù nella tua vita, come è entrato nella vita di Paolo e quando Gesù entra cambia tutto. Tante volte abbiamo sentito commenti sulla gente: “Ma guarda quell’altro, che era un disgraziato e adesso è un uomo buono, una donna buona… Chi lo ha cambiato? Gesù, ha trovato Gesù. La tua vita che è cristiana è cambiata? “E no, più o meno, sì…”. Se non è entrato Gesù nella tua vita non è cambiata. Tu puoi essere cristiano da fuori soltanto. No, deve entrare Gesù e questo ti cambia e questo è successo a Paolo.
Cattolici “eleganti” e cattolici santi
Papa Francesco richiama quindi l’attenzione su un paradosso: finchè Paolo si riteneva “giusto davanti a Dio”, si sentiva “autorizzato a perseguitare”, e anche a uccidere, nel momento in cui si riconosce “un bestemmiatore e un violento”, allora diventa capace di amare. E’ questa la strada, afferma il Papa, non è il sentimento di autosufficienza che salva, non è sentirsi a posto. Chi si sente così, fa notare, può dirsi “un cattolico elegante, ma un cattolico elegante non è un cattolico santo”.
Il vero cattolico, il vero cristiano è quello che riceve Gesù dentro, che ti cambia il cuore. Queta è la domanda che faccio a tutti voi oggi: cosa significa Gesù per me? L’ho lasciato entrare nel cuore o soltanto lo tengo a portata di mano ma che non venga tanto dentro? Mi sono lasciato cambiare da Lui? O soltanto Gesù è un’idea, una teologia che vada avanti… E questo è lo zelo, quando uno trova Gesù sente il fuoco e come Paolo e deve predicare Gesù, deve parlare di Gesù, deve aiutare la gente, deve fare cose buone.
Chi si ferma all’idea di Gesù, afferma ancora Francesco, rimane un “ideologo del cristianesimo” e questo non serve alla salvezza. “Che il Signore ci aiuti a trovare Gesù, a incontrare Gesù – conclude -, e che questo Gesù da dentro ci cambi la vita e ci aiuti ad aiutare gli altri”.