Orizzonti di fraternità per un cambio di paradigma nella Chiesa e nel mondo

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Monsignor Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha presentato in Sala Marconi il volume a cura del teologo Sequeri di cui firma la prefazione. Edito da LEV, il libro auspica una nuova alleanza tra intellettuali del mondo religioso e scientifico per favorire la fraternità umana in questo tempo segnato da guerre e cambiamenti tecnologici. Il cardinale Hollerich: “La secolarizzazione procede rapidamente, la gente vuole una Chiesa che si comporti come Gesù”

Antonella Palermo – Città del Vaticano

“Abbiamo nelle nostre mani la responsabilità di uscire dai nostri recinti abituali. Non si tratta di andare nei diversi cortili, dobbiamo, anzi, lasciare tutti i cortili per andare ovunque a costruire fraternità”. Con queste parole monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita e gran cancelliere del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II, ha introdotto la presentazione del libro “Iniziare dai Molti. Orizzonti del pensiero fraterno”, edito dalla LEV,  curato dal teologo monsignor Pierangelo Sequeri. Il volume fa parte del progetto Salvare la Fraternità – Insieme, avviato nel giugno 2011 con la pubblicazione di un Appello per le donne e gli uomini del nostro tempo elaborato da un gruppo di dieci teologi e teologhe coordinati dagli stessi Paglia e Sequeri. Il libro raccoglie quindi dieci contributi a commento dell’Appello.

La presentazione si è svolta oggi pomeriggio nella Sala Marconi di Palazzo Pio, alla presenza anche del cardinale lussemburghese Jean-Claude Hollerich, già presidente della Comece e relatore generale del Sinodo sulla sinodalità. In collegamento da New York, c’era l’economista Mariana Mazzuccato, membro dell’Accademia per la Vita.

Paglia: uscire dai recinti abituali

Monsignor Paglia – che firma la prefazione – ha sottolineato che il libro risponde all’appello che il Papa ha fatto profeticamente all’Accademia in occasione dei suoi 25 anni. Il respiro della fraternità appare molto indebolito, era la constatazione del Pontefice, convinto che proprio la fraternità è e sarebbe stata la nuova frontiera del cristianesimo. “Le guerre sono esattamente l’opposto”, ha osservato Paglia che ha spiegato come nel tempo si è costituito un gruppo di teologi con il quali si è riflettuto sulla vita intesa in senso molto ampio, al di là delle questioni propriamente bioetico. “Di fronte al pericolo incombente che l’umano si possa realmente autodistruggere – con il nucleare, con gli impatti sul clima, con le nuove tecnologie – sentiamo urgente una alleanza tra intellettuali del sapere religioso e intellettuali del sapere delle scienze”. “Fa impressione – ha aggiunto Paglia – che il sostegno alla guerra venga più dai governi che dai popoli, sebbene i popoli sentano lo scandalo di questa guerra”.

Hollerich: ritrovare il comune terreno dell’umano

“La Chiesa deve fare un cambiamento di paradigma”, ha scandito, da parte sua, il cardinale Jean-Claude Hollerich, già presidente della Comece: “La nostra predica non è più capita dalla gente. La secolarizzazione avanza rapidamente, si vede soprattutto nel Benelux, ma anche in Italia. Il cristianesimo diventa sempre più debole. La gente è interessata al Vangelo, e vuole una Chiesa che agisce come Gesù”. Il porporato lussemburghese si è soffermato sulla parabola del buon samaritano che apre la Fratelli tutti: “Noi rischiamo di essere distratti”, ha osservato. Forte la sua esortazione ad andare dai giovani che “hanno frequentato il catechismo ma non ci credono perché vedono un mondo fratturato, egoista. Non vedono in noi una soluzione, ma una parte del problema: le religioni non sono attente alle miserie del mondo, si fanno la guerra. Dobbiamo allora convertirci per venire in aiuto alle donne e agli uomini feriti”, ha invitato Hollerich. “Quando noi ci prendiamo cura di chiunque, sia ebreo o buddista, allora i giovani ci apprezzano. Anche laddove non c’è religione (più), dobbiamo ritrovare il comune terreno dell’umano, altrimenti le nostre parole ‘religiose’ non hanno più senso”, ha aggiunto. In quanto relatore Generale della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, ha anche sottolineato che è proprio la sinodalità un modo per farci cambiare, perché attraverso l’ascolto reciproco, si possono cambiare le cose. Il sinodo mostra infatti “non un mondo che consuma le liturgie ma un mondo in dialogo. Non dobbiamo più rispondere a domande che nessuno ci fa ma ascoltare e poi metterci insieme perché l’umanità ha bisogno di noi tutti. Una conversione all’umanità – ha concluso – è sempre una conversione a Dio”.

Mazzuccato: lavorare sulla “intelligenza collettiva”

In video collegamento dagli Stati Uniti, dove ha contribuito nel presentare all’Onu un documento sull’acqua come bene comune, Mazzuccato, docente all’università di Sussex, in Gran Bretagna, presso il centro di ricerca sull’innovazione Science Policy Research Uniti, con molta vividezza e concretezza ha indicato alcuni punti da considerare imprescindibili per un autentico cambiamento oggi. Punti tutti riconducili alla Fratelli tutti di Papa Francesco, per una società più equa. Richiamando più volte, l’opzione preferenziale per i poveri, diventata una ricorrenza nel magistero dell’attuale pontefice, l’economista ha sottolineato che “bisogna dare forza al locale per problemi che sono globali”. Deve essere focalizzata la direzione da dare alla crescita economica ed essere molto chiari sugli obiettivi; lavorare sulla cosiddetta ‘intelligenza collettiva’; essere sicuri che il valore dell’economia venga condivisa con un giusto criterio evitando che si socializzino solo i rischi e non i ricavi; infine bisogna curare la trasparenza, attraverso una contabilità che ci dica come stiamo andando.

“Spesso si chiede allo Stato ciò che il privato non riesce a garantire, si chiama bene ‘pubblico’. Il bene ‘comune’, invece, chiede non di aggiustare il mercato ma di co-creare l’economia. Un aspetto, questo, su cui ha insistito molto spiegando che privato, pubblico e società civile possono interagire in modo simbiotico, mutualistico, parassita. Il modo mutualistico è quello che lei ritiene più conforme agli auspici di Papa Francesco. “La soluzione è ridare dignità alle persone in un mondo pieno di disuguaglianze. Favorire la concreta partecipazione dal basso delle decisioni su come costruire le nostre istituzioni”. E, infine, ha chiosato: “Solo riconoscendo le nostre ipocrisie, presenti nella Chiesa così come nelle imprese e ovunque, potremo cambiare”.

Sequeri: abitare la folla

Il teologo monsignor Pierangelo Sequeri ha provocatoriamente esordito che bisogna stanarla la teologia: “Non si sa dove sia finita: ha cominciato a essere riposta nello stanzino quando Dio ha cominciato a essere un tema di parte. Oggi è così”. Il cuore del suo intervento è proprio sul pensiero fraterno che si basa proprio sulla volontà di non requisire Dio, diffusa tentazione. “La teologia deve fare di tutto per convincere che non c’è un partito di Dio, deve smantellare questa prospettiva”, afferma. “Dio non ha un partito, il giorno in cui dovesse averlo, non sarebbe più Dio.

Nell’orizzonte del pensiero fraterno c’è inoltre l’implicazione della disponibilità ad abitare con i diversi da sé. “In fondo è l’habitat di Gesù, – ha dichiarato Sequeri – la forma della Chiesa che riceviamo da Gesù”. E ha concluso con una rassicurazione che è insieme è un monito: “Non è questione di numeri di vocazioni sacerdotali, considerate comunemente non sufficienti, ma di impiegarle bene. Si tratta di abitare la folla. Solo coi discepoli, la Chiesa non si fa. Solo con la folla, non si fa. Insieme, sì”.