Oltre 10mila persone hanno manifestato davanti al cantiere per la costruzione di un grande bacino idrico nell’ovest della Francia; scontri tra 1500 black block e la gendarmeria. Intanto non si placa la rabbia per la riforma delle pensioni, per martedì prossimo in programma nuove rivolte
Marco Guerra – Città del Vaticano
Resta altissima la tensione sociale in Francia. Dopo la guerriglia animata dai contestatori della riforma delle pensioni, che ha scosso molte città francesi, ieri si sono verificati scontri violentissimi nei pressi del bacino idrico in costruzione a Saint-Soline, dipartimento di Deux-Sèvres, nell’ovest del Paese.
Decine di ferite negli scontri
La battaglia per la costruzione di questa infrastruttura, che presenta alcune controverse soluzioni per la gestione delle risorse idriche, va avanti da anni ma in questi giorni si sono verificate nuove durissime contestazioni che hanno provocato il ferimento di 24 gendarmi e di dieci manifestanti, secondo il bilancio diffuso dal ministero dell’interno. I manifestanti parlano di una cinquantina di feriti. Circa 10mila persone erano presenti alla manifestazione non autorizzata, fra queste almeno 1500 erano black block che hanno scatenato gli scontri con le forze dell’ordine, dando alle fiamme almeno cinque loro mezzi.
Progetto voluto dagli agricoltori
Da anni gli ecologisti in Francia si oppongono alla costruzione dei grandi bacini da parte di cooperative di agricoltori, che vogliono sfruttare le risorse idriche sempre più carenti per l’uso nei campi. I contadini ne fanno una condizione di sopravvivenza di fronte alla siccità, mentre gli oppositori parlano di “accaparramento” idrico dell'”agroindustria” che aggraverebbe il cambiamento climatico. Il ministro dell’Interno Darmanin ha accusato genericamente “l’ultrasinistra” e molti osservatori parlano di “ecoterrorismo”.
Atteso il pronunciamento del Consiglio costituzionale
Intanto non si placa la rabbia sociale sul fronte della riforma delle pensioni approvata solo grazie al ricorso alla fiducia. Martedì a Parigi torneranno a sfilare le forze sociali contrarie alla misura che alza l’età della pensione da 62 a 64 anni. La parola definitiva sulla nuova normativa spetta però al Consiglio costituzionale, il quale deve pronunciarsi entro il 21 aprile. Il Consiglio può confermare o bocciare la legge, non per i contenuti ma per la procedura con cui è stata approvata.