L’arcivescovo ortodosso di Atene ringrazia Papa Francesco per la donazione “tangibile prova dei frutti prodotti dai rapporti fraterni che esistono tra noi cristiani” e invita altri a seguire l’esempio del Pontefice. Presente anche una delegazione vaticana. Monsignor Farrell del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani: è un gesto ecclesiale di soliderietà e amicia con il popolo greco
Michele Raviart – Città del Vaticano
Dopo oltre due secoli i tre frammenti del Partenone custoditi dai Musei Vaticani ritornano ad Atene. Dopo l’annuncio del sette marzo scorso questo pomeriggio si è svolta le cerimonia di riunificazione definitiva con le altre sculture del tempio esposte al Museo dell’Acropoli della capitale greca.
Una tangibile prova dei frutti del dialogo
Grande emozione e gioia è stata espressa da Sua Beatitudine Ieronymos II, arcivescovo della chiesa ortodossa di Atene, che si è commosso “per la realizzazione dell’iniziativa del nostro caro fratello” Papa Francesco, che con il suo gesto ecumenico e di pace, ha fatto ritrovare ai frammenti “il loro spazio naturale” nella Sala del Partenone del Museo dell’Acropoli. La restituzione, ha affermato, “è una tangibile prova dei frutti prodotti dai rapporti fraterni che esistono tra noi cristiani, guidati dalla verità, dall’amore, dal reciproco rispetto e comprensione”, e dimostra “che sono possibili delle soluzioni a qualsiasi problema e disaccordo esistenti, purché ci sia buona volontà e sincero desiderio di collaborare”. Attraverso questo atto, inoltre, “si ripristina la verità e vengono curate quelle ferite e traumi che risalgono al passato”, che si ricongiungono “in questo unico monumento del patrimonio culturale mondiale come sue inscindibili parti “. L’augurio di Ieronymos II è che questa iniziativa “trovi altri imitatori”, perché Papa Francesco ha mostrato che questo “è possibile e tangibile”.
Un gesto ecclesiale di amicizia con il popolo greco
Presente anche una delegazione vaticana, composta da monsignor Brian Farrell, segretario del Dicastero per la Promozione dell’unità dei cristiani e dal sottosegretario Andrea Palmieri, dal nunzio apostolico in Grecia monsignor Jan Romeo Pawloksi e dalla direttrice dei Musei Vaticani Barbara Jatta. La presenza del Dicastero che si occupa delle relazioni fraterne tra le Chiese, ha sottolineato monsignor Farrell, fa sì che la restituzione “si manifesta come un gesto ecclesiale, culturale e sociale di amicizia e solidarietà con il popolo greco” e ha quindi “un significato particolare nell’affermare sempre più fortemente l’amicizia e la vicinanza spirituale tra le nostre Chiese”.
L’incontro tra culture è il mezzo per la pace
La decisione di restituire i tre frammenti maturò in Papa Francesco durante la sua visita in Grecia nel dicembre 2021. “Le persone di buona volontà”, ha ribadito monsignor Farrell “possono vedere in questo evento l’espressione di una speranza condivisa che le nostre diverse culture, e l’arte stessa, saranno sempre uno strumento privilegiato di dialogo e di incontro tra i popoli”. “In questo scambio”, ribadisce, “ci arricchiamo a vicenda, nella meravigliosa diversità delle nostre storie, delle nostre conquiste e dell’aspirazione universale alla pace e alla fraternità”. Ora, che “siamo testimoni della mancanza di pace nel mondo, soprattutto per quanto riguarda il nostro continente, l’Europa”, l’’incontro tra culture diverse può essere il mezzo che permette alla famiglia umana di fiorire nel rispetto delle nostre differenze e sensibilità”.
La descrizione dei tre frammenti
I tre frammenti provengono ciascuno da una diversa parte del tempio. fatto costruire da Pericle tra il 447 e il 432 a.c. e sono stati scolpiti dal grande scultore Fidia, che fu anche il sovrintendente del cantiere. Il primo raffigura una testa di cavallo ed è parte del frontone parte del frontone raffigurante la disputa tra Atena e Poseidone per il dominio dell’Attica. Il secondo è una testa di fanciullo portatore di focacce, che ricorda la festa per la fondazione di Atene e si trovava nella cella più interna del Partenone. Il terzo frammento è invece la testa di uomo barbuto e faceva probabilmente parte di una delle metope che raffiguravano una centauromachia nel frontone sud.