Il segretario per i Rapporti con gli Stati, in visita nel Paese balcanico, ha celebrato la Messa nella cattedrale di Scutari e ha ricordato le difficoltà che i cristiani albanesi hanno avuto durante il comunismo. Dopo aver ritrovato la libertà e la luce della fede, afferma, l’auspicio è e difendere la propria identità di battezzati senza ignorare e calpestare chi crede differentemente o non crede
Michele Raviart – Città del Vaticano
In Albania, dopo “la forzata esclusione di Dio dalla vita personale e comunitaria”, sono arrivati “i tempi della libertà e della luce”. Una luce che è Gesù e che rischiara l’esistenza di ogni uomo e la riempie di significato. A ricordarlo è monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionale della Santa Sede, durante l’omelia pronunciata questo pomeriggio nella cattedrale di Scutari, definita da San Giovanni Paolo II durante la sua visita nel Paese nel 1993 “una fra le più maestose chiese dei Balcani” e “simbolo della risurrezione della Chiesa in Albania” dopo che durante gli anni del regime era diventata un palazzetto dello sport.
Far agire Gesù attraverso di noi
Commentando il passo del Vangelo di Giovanni sul “cieco nato” guarito da Gesù monsignor Gallagher, al secondo giorno della sua visita nel Paese balcanico, ha sottolineato come solo obbedendo alla Sua parola e incontrandolo nei sacramenti “saremo guariti dalla nostra cecità” e potremmo accorgerci di chi ci sta attorno”, Permettendo a Gesù di agire attraverso di noi, come fece Santa Madre Teresa di Calcutta, “figlia del popolo albanese”, diventeremo così capaci “di stendere a nostra volta le mani per toccare con affetto chi è solo, chi è bisognoso e chi chiede amicizia.
La tragica tentazione di essere ciechi alla fede
Come il cieco giunge gradualmente all’illuminazione totale, continua Gallagher, così in Albania “siamo testimoni di una fede che è cresciuta in un contesto di ostilità”. Proprio nelle difficoltà la fede matura e la sua testimonianza si fa più decisa e “mentre il cieco vede sempre di più, gli avversari diventano sempre più ciechi”. L’uomo, infatti, “come ha la possibilità di aprirsi alla fede, porta anche in sé il terribile potere di accecarsi, cioè di fabbricarsi delle buone ragioni per non vedere, di crearsi false evidenze, di rifiutarsi di aprire gli occhi dicendo che ‘vede’”, come è stata la “tragica tentazione” durante il vecchio regime.
La “felice caratteristica” della conivenza pacifica
“Quante volte nel passato avete dovuto con forza difendere la vostra identità di figli della luce, cioè quella di essere battezzati”, ha ricordato il segretario per i rapporti con gli Stati, “ma tale compito è attuale per ciascuno di noi anche oggi: difendere la nostra identità di battezzati e vivere da battezzati”. “Difendere la propria identità”, tuttavia, “non vuol dire ignorare o calpestare coloro che credono diversamente o non credono affatto”. In questo, come ha ricordato Papa Francesco a Tirana nel 2014, l’Albania è da esempio per la “felice caratteristica” della pacifica convivenza e alla collaborazione tra gli appartenenti a diverse religioni”.
Guardare al futuro senza dimenticare il passato
L’auspicio finale di monsignor Gallagher, prima di ribadire l’affidamento dell’Albania alla Madonna del Buon Consiglio come fece San Giovanni Paolo II, è a “guardare il futuro senza dimenticare il passato”, “perché la costruzione di una società democratica è un processo, che richiede una quotidiana vigilanza ed un’attenta collaborazione da parte di tutti, senza dimenticare gli altari del passato”. Questa mattina monsignor Gallagher ha incontrato la ministra degli Esteri albanese Olta Xhaçka. Domani celebrerà la Messa nella Cattedrale di Rrëshen e incontrerà i vescovi della Conferenza episcopale. Lunedì 20 incontrerà a Tirana i leader religiosi del Paese, il presidente dell’assemblea della Repubblica Lindita Nikolla, visiterà l’Università Cattolica di Nostra Signora del Buon Consiglio, la Cattedrale cattolica, quella ortodossa e la Moschea.