Essere comunicatori che sentono nel cuore la propria piccolezza, avvertono lo scarto tra il compito di cercare e raccontare la verità e la capacità di assolverlo, con il rischio di sbagliare. Questa la sfida posta ai giornalisti secondo il prefetto del Dicastero per la Comunicazione Paolo Ruffini, intervenuto oggi a Lourdes, in Francia, alla 26ª edizione delle Giornate di San Francesco di Sales, in corso fino al 27 gennaio
Paolo Ondarza – Città del Vaticano
Rispondere alla sfida di testimoniare la verità, con la consapevolezza di avere qualcosa di diverso rispetto al rumore del mondo, “un rumore che ha creato tanti sordi”. Questa la sfida per i comunicatori cattolici secondo il prefetto del Dicastero per la Comunicazione Paolo Ruffini, che nel suo intervento oggi a Lourdes, nel corso delle Giornate di San Francesco di Sales, di fronte a circa 250 tra giornalisti e comunicatori cattolici provenienti da tutto il mondo, ha indicato nel messaggio del Papa per la Giornata delle Comunicazioni sociali la chiave per fare la differenza nel “frastuono stonato del mondo”. Il Pontefice, ha ricordato Ruffini, “ci invita a farci sentire cercando una altra strada, quella del cuore”. “Sembrerebbe una via che non riguarda i professionisti… se non fosse che è proprio il patrono dei giornalisti, San Francesco Di Sales, a raccomandarci che basta amare bene per dire bene”.
Empatia e sintonia di cuore
Da qui l’esortazione del capo dicastero vaticano ad essere empatici, porsi in sintonia di cuori, smentendo così “la falsa verità secondo la quale un buon giornalista per fare bene il suo mestiere non dovrebbe guardare in faccia nessuno”. L’umiltà è la chiave di volta della professione del comunicatore. “La strada del cuore – ha proseguito Paolo Ruffini citando sempre Francesco – ci aiuta ad affrontare una delle principali sfide per un giornalista: la libertà autentica. Una sfida più che mai difficile quando il contesto mediatico è inquinato dall’esasperazione verbale di conflitti, schieramenti, sensazioni e sentimenti”.
Controcorrente
Come suggerisce il Papa, secondo il prefetto, siamo chiamati ad andare controcorrente con coraggio: “guardare dentro il nostro cuore”, “tornare alla radice della vocazione del giornalista e del comunicatore”, “cercare la verità con la saggezza del cuore puro, senza pregiudizi”, “fare i conti con la propria coscienza, saper discernere nella confusione, nelle contraddizioni, nel chiacchiericcio, la verità oltre l’apparenza. E condividerla, e farla crescere, nel dialogo, nella relazione”.
Un giornalismo di pace
“In un tempo dominato dai duri di cuore – ha proseguito – dovremmo essere riconosciuti per la purezza del nostro cuore, apprezzati come coloro che, nella Babele confusa di questo passaggio di epoca, sanno trovare la verità con il cuore puro”. “In un tempo dominato dalla guerra”, per Ruffini, occorre “un giornalismo di pace, una pedagogia della pace”: “dobbiamo capire in che modo è chiesto anche a noi di costruire la pace senza tradire né la giustizia, né la verità, né l’amore”. Compito dei giornalisti cattolici è, secondo Paolo Ruffini, “raccontare gli appelli del Papa per la pace non come una stanca routine, ma con il cuore puro che avverte la drammaticità del momento, con un cuore che batte insieme a quelli dei milioni di persone che soffrono per guerra, per le guerre, per la guerra mondiale non più a pezzi”.
Le Giornate di San Francesco di Sales sono organizzate dalla Federazione Francese dei Media Cattolici insieme all’associazione SIGNIS, Associazione Cattolica Mondiale per la Comunicazione, e all’UCSI, Unione Cattolica della Stampa Italiana. Dell’organizzazione fa parte dal 2018 anche il Dicastero per la Comunicazione.