Messaggio del Pontefice in occasione della 97.ma Giornata missionaria mondiale del prossimo 22 ottobre. Citando il passo del Vangelo sui discepoli di Emmaus, il Papa invita ad avere cuori ardenti, occhi aperti e piedi in cammino per annunciare la gioia dell’incontro con il Risorto
Michele Raviart – Città del Vaticano
“Esprimo la mia vicinanza in Cristo a tutti i missionari e le missionarie nel mondo, in particolare a coloro che attraversano un momento difficile: il Signore risorto, carissimi, è sempre con voi e vede la vostra generosità e i vostri sacrifici per la missione di evangelizzazione in luoghi lontani”. Così Papa Francesco si rivolge ai missionari del mondo nel suo messaggio per la 97 esima Giornata Missionaria Mondiale, che si celebrerà il prossimo 22 ottobre.
Una riflessione che parte dall’incontro dei discepoli di Emmaus con Gesù Risorto narrato nel Vangelo di Luca e che invita ad avere “cuori ardenti”, “occhi aperti” e “piedi in cammino”. “Oggi come allora”, scrive infatti il Papa, “Il Signore risorto è vicino ai suoi discepoli missionari e cammina accanto a loro, specialmente quando si sentono smarriti, scoraggiati, impauriti, di fronte al mistero dell’iniquità che li circonda e le vuole soffocare”.
Un cuore freddo non può far ardere i cuori altrui
Dopo aver ascoltato i due discepoli di Emmaus, Gesù “spiego loro in tutti le Scritture ciò che si riferiva a lui” e questo rese ardenti i loro cuori. Cristo, sottolinea il Papa, è infatti “la Parola vivente, che sola può far ardere, illuminare e trasformare il cuore”.
La conoscenza della Scrittura è importante per la vita del cristiano, e ancora di più per l’annuncio di Cristo e del suo Vangelo. Altrimenti, che cosa si trasmette agli altri se non le proprie idee e i propri progetti? E un cuore freddo, potrà mai far ardere quello degli altri? Lasciamoci dunque sempre accompagnare dal Signore risorto che ci spiega il senso delle Scritture. Lasciamo che Egli faccia ardere il nostro cuore, ci illumini e ci trasformi, affinché possiamo annunciare al mondo il suo mistero di salvezza con la potenza e la sapienza che vengono dal suo Spirito.
Spezzare il pane è l’azione missionaria per eccellenza
Sul far della sera Gesù cenò con i discepoli e, intorno alla mensa, prese il pane, lo benedì e lo spezzò. Questo fece aprire loro gli occhi, che lo riconobbero come il Messia proprio mentre sparì dalla loro vista. “Cristo che spezza il pane”, ribadisce il Papa, “diventa ora il Pane spezzato”, “entrando ora dentro i cuori dei discepoli per farli ardere ancora di più, spingendoli a riprendere il cammino senza indugio per comunicare a tutti l’esperienza unica dell’incontro con il Risorto!”.
A questo proposito, occorre ricordare che un semplice spezzare il pane materiale con gli affamati nel nome di Cristo è già un atto cristiano missionario. Tanto più lo spezzare il Pane eucaristico che è Cristo stesso è l’azione missionaria per eccellenza, perché l’Eucaristia è fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa.
Un’unione che si realizza attraverso la preghiera quotidiana, in particolare nell’adorazione. Coltivando con amore questa comunione con Cristo, suggerisce ancora Francesco, “il discepolo missionario può diventare un mistico in azione”.
Testimoniare la vita che non muore mai
Dopo aver riconosciuto Gesù i discepoli partirono senza indugio per Gerusalemme per condividere con gli altri, “piedi in cammino”, la gioia dell’incontro con il Signore. Un’immagine che ricorda la validità della missio ad gentes di evangelizzare ogni persona e ogni popolo sino ai confini della terra.
Non si può incontrare davvero Gesù risorto senza essere infiammati dal desiderio di dirlo a tutti. Perciò, la prima e principale risorsa della missione sono coloro che hanno riconosciuto Cristo risorto, nelle Scritture e nell’Eucaristia, e che portano nel cuore il suo fuoco e nello sguardo la sua luce. Costoro possono testimoniare la vita che non muore mai, anche nelle situazioni più difficili e nei momenti più bui.
L’obiettivo sinodale di una cooperazione missionaria più stretta
“Oggi più che mai”, sottolinea il Papa, “l’umanità, ferita da tante ingiustizie, divisioni e guerre ha bisogno della Buona Notizia della pace e della salvezza in Cristo” e per questo “la conversione missionaria rimane l’obiettivo principale che dobbiamo proporci come singolo e come comunità”.
A questo movimento missionario tutti possono contribuire: con la preghiera e l’azione, con offerte di denaro e di sofferenze, con la propria testimonianza. Le Pontificie Opere Missionarie sono lo strumento privilegiato per favorire questa cooperazione missionaria a livello spirituale e materiale. Per questo la raccolta di offerte della Giornata Missionaria Mondiale è dedicata alla Pontificia Opera della Propagazione della Fede.
Un’urgenza dell’azione missionaria della Chiesa che comporta una cooperazione missionaria sempre più stretta di tutti i suoi membri ad ogni livello e che, conclude Francesco “è un obiettivo essenziale del percorso sinodale che la Chiesa sta compiendo”.
Tale percorso non è sicuramente un piegarsi della Chiesa su sé stessa; non è un processo di sondaggio popolare per decidere, come in un parlamento, che cosa bisogna credere e praticare o no secondo le preferenze umane. È piuttosto un mettersi in cammino come i discepoli di Emmaus, ascoltando il Signore Risorto che sempre viene in mezzo a noi per spiegarci il senso delle Scritture e spezzare il Pane per noi, affinché possiamo portare avanti con la forza dello Spirito Santo la sua missione nel mondo.