Bambino Gesù, online la videostoria dell’Ospedale del Papa per i più piccoli

Vatican News

È stato presentato questa mattina, all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, il progetto di valorizzazione dell’archivio video-fotografico dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, il più antico in Italia, che da oggi inizia ad essere visibile a tutti sul portale del Centro di ricerca Cast (Catholicism and audiovisual studies) di Università UniNettuno. Ci sono le visite di san Giovanni XXIII nel 1958, san Paolo VI nel 1968 e san Giovanni Paolo II nel 1979

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Si chiama “Piccoli sguardi tra passato e futuro – I Papi in visita all’Ospedale Bambino Gesù” la nuova sezione del sito del Centro di ricerca Cast (Catholicism and audiovisual studies) di Università UniNettuno nella quale è possibile vedere tre brevi video documentari di tre visite che hanno fatto la storia della Chiesa. Quella del giorno di Natale 1958 di san Giovanni XXIII, la prima di un Pontefice nel primo nosocomio pediatrico italiano fondato nel 1869 dalla famiglia Salviati e donato alla Santa Sede nel 1924, quando un bambino scambiò Papa Roncalli con Babbo Natale e chiese “dove sono i doni?”. Ma anche quella del 1° gennaio 1968 di san Paolo VI, che volle celebrare la prima Giornata mondiale della pace proprio tra i piccoli pazienti dell’Ospedale sul Gianicolo. E infine quella a colori di san Giovanni Paolo II il 7 gennaio 1979, la prima del Papa polacco nel “suo” ospedale.

Per preservare e valorizzare foto e video del Bambino Gesù

È il primo step del progetto di ricerca presentato oggi a Palazzo Borromeo, sede dell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, per iniziativa del Cast in collaborazione con l’Archivio storico video-fotografico dell’Ospedale della Santa Sede e con il supporto della Siae. L’obiettivo, sottolineato sia da Mariella Enoc, la presidente del Bambino Gesù, che da monsignor Dario Edoardo Viganò, presidente del Cast, è proprio preservare e valorizzare i documenti video fotografici dell’Ospedale pediatrico, “rendendoli disponibili su un portale storico destinato a un pubblico ampio e non di soli specialisti”. È dal 2020 che Cast si occupa dello studio del rapporto tra cattolicesimo, cinema e audiovisivi. Attualmente ospita i cinegiornali “Roma nel mondo” (1955-1960) della San Paolo Film e da oggi anche documenti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.

Un momento della presentazione del progetto a Palazzo Borromeo

Quindicimila foto digitalizzate e 300 video

L’archivio storico video-fotografico dell’Ospedale della Santa Sede – una selezione troverà gradualmente ospitalità sulla digital library del Cast – conta circa 15 mila immagini digitalizzate, dalla nascita dell’ospedale ai nostri giorni, che si arricchiscono ogni 6 mesi della documentazione fotografica degli eventi correnti. Sono inoltre presenti 300 video. Si va dalla foto delle prime quattro bambine ricoverate nell’”ospedalino di via delle Zoccolette” fino ai 600 posti letto di oggi, dislocati su più sedi, e ai progetti di cooperazione internazionale che coinvolgono molti Paesi in tutto il mondo, “centinaia di migliaia le vite incontrate, accudite, salvate o semplicemente accompagnate” come ha ricordato la presidente Enoc. “Siamo convinti  – ha aggiunto – che non solo il presente, ma anche il futuro del Bambino Gesù sia legato alle sue radici, alla scelta originaria di alleviare la sofferenza dei più piccoli con competenza e umanità”.

Enoc: fare memoria per costruire il futuro dalle radici

L’anniversario dei 150 anni, celebrato nel 2019, ha spiegato la presidente del Bambino Gesù, “ci ha fatto molto bene, ci ha fatto capire a quante persone dobbiamo quello che siamo oggi e che abbiamo bisogno di imparare anche dal passato, non con malinconia, ma come ravvivando un fuoco dalle ceneri”. La sostenibilità deve rendere possibile la nostra missione, ha concluso. “Per questo è nata la Fondazione Bambino Gesù e anche la sua sezione negli Stati Uniti. Un grande aiuto ci viene dal Governo italiano”. Ecco Mariella Enoc nell’intervista a Vatican News.

Ascolta l’intervista a Mariella Enoc (presidente Ospedale Bambino Gesù)

Cosa significa per l’Ospedale Bambino Gesù fare memoria della propria storia attraverso il recupero di questi documenti fotografici e audiovisivi?

Per noi la memoria vuole dire essere incitati a continuare a guardare il futuro dei bambini, che sono l’oggetto del Bambino Gesù, partendo da tutti coloro che nel passato hanno costruito una parte. Conservare la memoria è importantissimo per il futuro, perché ricordandoci bene tutto quello che nella lunga storia del Bambino Gesù è avvenuto, con tante persone, tante visioni, tanti cambiamenti, ci incita davvero a guardare al futuro e a tutto quello che possiamo fare di nuovo ma non rinnegando mai le proprie radici, anzi in quelle radici collocandoci il più possibile profondamente.

Un’evoluzione continua, che guardando anche queste immagini del passato, salta all’occhio. Quell’evoluzione tecnologica, nei macchinari e nelle strutture, per essere davvero l’“Ospedale dei bambini del mondo”…

E quindi è importante che, quando guardiamo queste immagini, ci ricordiamo quello che noi oggi dobbiamo fare perché in futuro anche le immagini di oggi diventino patrimonio dell’essere, della missione del Bambino Gesù.

Quindi continuare ad essere anche trasparenti, nel far vedere sempre quello che si fa?

Molto trasparenti, come lo siamo, e soprattutto dimostrare che la missione che dall’inizio il Bambino Gesù ha avuto continua ad essere portata avanti e continua a essere sviluppata. In modo che in futuro le prossime generazioni potranno anche loro seguire questo sviluppo e capire che è nelle radici la nostra missione.

La visita di Papa Montini nel 1968

Tajani: dal Governo italiano aiuti al settore audiovisivo

In un messaggio letto dall’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, Francesco Nitto, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha sottolineato che il progetto Bambino Gesù-Cast, “risponde pienamente ad una esigenza culturale volta al recupero, alla salvaguardia e alla valorizzazione del patrimonio storico audiovisivo cattolico e per questo va sostenuto e incoraggiato”. L’audiovisivo, ha spiegato Tajani, “è il mezzo privilegiato di ogni Paese che permette di riconoscere una sua propria identità culturale e di difenderla”. E il Governo italiano all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha previsto “consistenti investimenti nel settore per migliorarne la competitività. L’obiettivo è anche quello di supportare l’evoluzione degli operatori dell’industria culturale e creativa”.

Viganò: documenti che danno luce nuova alla storia italiana

“Il lavoro di ricerca – ha spiegato nel suo intervento monsignor Dario Edoardo Viganò, presidente del Cast – è capace, attraverso foto e spezzoni sonori e cinefotografici, di raccontare da una prospettiva inedita la storia dell’Ospedale dei bambini, soprattutto nel suo stretto rapporto con i Pontefici e la Santa Sede”. Una memoria “che permette di gettare una luce inedita sulla storia culturale del nostro Paese” e di testimoniare “l’evoluzione in campo scientifico, ma anche socio-culturale, che ha portato il Bambino Gesù a essere oggi il più grande policlinico e Centro di ricerca pediatrico in Europa, con una rete di interventi che si estende in quattro continenti”. Ecco quello che monsignor Viganò ha detto poi a Vatican News:

Ascolta ‘intervista a monsignor Dario Viganò (presidente Cast)

Lei ha detto che è un po’ stupefacente che ancora molte istituzioni ed enti cattolici non abbiano capito l’importanza di fare memoria della propria storia attraverso anche l’audiovisivo, quindi possiamo dire che l’Ospedale Bambino Gesù è un po’ un esempio, un precursore anche per altri enti?

Molti enti hanno del materiale che a volte rimane lì, anche perché poi mancano le persone che concretamente se ne occupano. Nel caso del Bambino Gesù è stato un rapporto molto positivo, perché già a partire dal 2012 quello che era un archivio che anche loro, raccontano, si sono un po’ trovati senza saperlo, è stato in qualche modo implementato, cioè è stato portato tutto in digitale. Avendo preservato in digitale tutto il materiale, questo ci ha permesso di avviare una ricerca, cioè di mettere insieme delle fonti. Per esempio, a proposito delle visite di Giovanni XXIII del 1958, abbiamo raccolto gli articoli dell’Osservatore Romano, le foto e altro, in modo tale che si dà una visione di contesto più ampio. Dove ciascuno ha il proprio archivio, ma anche dove attraverso il sito Cast, che è un sito interoperabile, è possibile sia per gli studiosi che anche per chi semplicemente è interessato, cogliere non solo il documento, ma il contesto nel quale ciò che il documento racconta è avvenuto.

Quindi non basta mettere a disposizione queste immagini, è importante farle parlare, proprio attraverso i documenti…

Assolutamente sì, il lavoro non è semplicemente quello di digitalizzazione e di catalogazione. È proprio quello di far parlare e si fa parlare raccogliendo documenti. In questo caso, per esempio, noi avevamo dei documenti che erano nell’archivio del Bambino Gesù, ma attraverso le ricerche che abbiamo potuto fare, all’archivio dell’Istituto Luce, abbiamo dato una paternità a questi filmati. È importante sapere di chi è la proprietà, chi li ha girati, quando sono stati girati. Per esempio, dello stesso evento, abbiamo trovato due montaggi diversi, quindi anche due punti di vista che raccontano due idee differenti della visita di Giovanni XXIII nel Natale del 1958 al Bambino Gesù. Tutti questi sono elementi che rispondono a criteri storiografici non semplicemente audiovisivi.

Questa è una ricerca che continua, ma quali prossimi progetti avete intenzione di avviare per il sito e per la vostra ricerca?

Intanto questo progetto che abbiamo presentato col Bambino Gesù è ad un primo step. E da questo momento in poi andrà implementandosi sul sito cast.uninettuno.it, con tutto il materiale fotografico, anche archivistico e con alcune lettere. Un altro segmento che a me piacerebbe molto sviluppare è ad esempio l’archivio, soprattutto degli anni ‘50 dell’Unitalsi Nazionale. Abbiamo fatto una prima piccola ricerca, esistono delle bobine e bisogna individuare cosa sono, digitalizzare, capire, studiare e anche questo è importante. Perché penso ad esempio all’opera dell’Unitalsi negli anni ’50, un’opera davvero sociale, culturale, di valorizzazione di situazioni anche molto precarie di malattia che sono state poi accompagnate a Lourdes. Quindi è un po’ un recupero della memoria del nostro Paese.