Le voci dei Papi – 90 anni di Radio Vaticana

Vatican News

Laura De Luca – Città del Vaticano

E’ vero: i Papi hanno parlato spesso con gratitudine e orgoglio della Radio Vaticana, ricordando l’ampia diffusione delle sue trasmissioni così come l’avanguardia tecnologica da essa rappresentata fin dall’inizio della sua fondazione per mano del Bill Gates del primo Novecento, ovvero Guglielmo Marconi. Ma da parte sua la Radio Vaticana ha parlato dei Papi, o meglio, ha dato loro voce, ha registrato, archiviato, custodito e diffuso le loro voci. L’ufficio attualmente preposto alla salvaguardia di questo prezioso patrimonio è l’Archivio Editoriale Multimediale.

E così, grazie all’ampio parterre di ingegneri e tecnici del suono altamente specializzati e insieme umilmente dediti – nel corso degli anni – al loro paziente servizio professionale, possiamo oggi ritrovare, nell’ascolto di preziosi reperti sonori, le vibrazioni psicologiche di ciascun Pontefice, le emozioni a stento trattenute, le sfumature caratteriali e spirituali “tradite” proprio dalle loro voci…

Un primo esempio? E’ il 17 maggio 1981. Un tecnico del suono della Radio Vaticana arriva, con la sua semplice e insieme collaudata attrezzatura, al Policlinico Gemelli di Roma, al capezzale di Giovanni Paolo II. Quattro giorni dopo l’attentato, il Papa non vuole mancare all’appuntamento con i fedeli per la recita del Regina Coeli. Voce debole, parole fortissime.

Sia lodato Gesù Cristo!
Carissimi fratelli e sorelle, so che in questi giorni e specialmente in quest’ora del Regina Coeli siete uniti con me. Vi ringrazio commosso per le vostre preghiere e tutti vi benedico. Sono particolarmente vicino alle due persone ferite insieme con me. Prego per il fratello che mi ha colpito, al quale ho sinceramente perdonato.

Giovanni Paolo II al Regina Coeli dal Policlinico Gemelli

Un Papa può avere una voce forte e trascinante, come appunto Giovanni Paolo II, a indicare una personalità altrettanto energica e decisa, oppure una voce impostata, aulica e ufficiale, o ancora preferire toni paterni e confidenziali. Niente è sfuggito ai delicati e complessi microfoni maneggiati dai nostri operatori…

Questa sera lo spettacolo offertomi è tale da restare ancora nella mia memoria, come resterà nella vostra. Facciamo onore alla impressione di questa sera. Che siano sempre i nostri sentimenti come ora li esprimiamo davanti al Cielo e davanti alla terra: fede, speranza, carità, amore di Dio, amore dei fratelli; e poi, tutti insieme, aiutati così nella santa pace del Signore, alle opere del bene! Tornando a casa, troverete i bambini; date una carezza ai vostri bambini e dite: “Questa è la carezza del Papa”. Troverete qualche lacrima da asciugare. Fate qualcosa, dite una parola buona. Il Papa è con noi specialmente nelle ore della tristezza e dell’amarezza

Giovanni XXIII e la carezza del Papa

Con queste parole, con questa voce, Papa Giovanni XXIII sempre dolce e paterno, salutava i partecipanti alla fiaccolata in occasione dell’apertura del Concilio, l’11 ottobre 1962, in un celeberrimo discorso… Ma questa era un’occasione ufficiale, durante la quale il Pontefice, entusiasta dell’avvio della grande assise ecclesiale, si concesse toni ancora più familiari del solito. C’è stato un Papa che invece parlò sempre in tono familiare. Per quel poco che parlò… Giovanni Paolo I. 1 settembre 1978. Ai rappresentanti della stampa internazionale.

Prima di dare a ciascuno di voi e alle vostre famiglie la Nostra speciale Benedizione, che vorremmo estendere a tutti i collaboratori degli Enti di informazione che rappresentate, Agenzie, Giornali, radio e televisioni, vorremmo perciò assicurarvi della stima che abbiamo per la vostra professione e della cura che porremo per facilitare la vostra nobile e difficile missione (…). In occasione degli eventi di maggior rilievo o della pubblicazione di importanti Documenti della Santa Sede, voi dovrete spesso presentare la Chiesa, parlare della Chiesa, dovrete talvolta commentare il Nostro umile ministero; siamo sicuri che lo farete con amore della verità e con rispetto della dignità umana, perché tale è lo scopo di ogni comunicazione sociale.

Giovanni Paolo I alla stampa internazionale

La comunicazione sociale non è una disciplina astratta, lontana dalle abitudini della gente. Per una emittente ufficiale e insieme “domestica” come la Radio Vaticana, le voci dei successori di Pietro hanno rappresentato negli anni una risorsa inestimabile di umanità e di autenticità. Paolo VI è passato alla storia come un Pontefice dal temperamento razionale e molto controllato. Ma era veramente così? Spesso la sua voce ha suggerito tutt’altro. 4 ottobre 1965, New York. Visita alla sede delle Nazioni Unite. Sono gli anni della guerra fredda. E la voce del Papa qui, suona tutt’altro che fredda…

…Non più gli uni contro gli altri, non più, non mai! A questo scopo principalmente è sorta l’Organizzazione delle Nazioni Unite; contro la guerra e per la pace! (…) Basta ricordare che il sangue di milioni di uomini e innumerevoli e inaudite sofferenze, inutili stragi e formidabili rovine sanciscono il patto che vi unisce, con un giuramento che deve cambiare la storia futura del mondo: non più la guerra, non più la guerra! La pace, la pace deve guidare le sorti dei Popoli e dell’intera umanità! 

Paolo VI alle Nazioni Unite

Altri anni, altre guerre. Nel pieno del secondo conflitto mondiale, Pio XII, ieratico e austero, tradisce accenti di tenerezza per l’umanità ferita, implorando i responsabili delle nazioni. Radiomessaggio della vigilia di Natale dell’anno 1943.

Date presto alla umanità ansiosa una pace, che riabiliti il genere umano dinanzi a sé stesso e alla storia. Una pace, sopra la cui culla non guizzino i lampi vendicatori dell’odio, non gl’istinti di una sfrenata volontà di rappresaglia, ma risplenda l’aurora di un nuovo spirito di comunanza mondiale, sorto dal mondiale dolore. Uno spirito di comunanza che, sostenuto dalle indispensabili forze divine della fede cristiana, sarà solo in grado di preservare la umanità, dopo questa infelice guerra, dalla indicibile sciagura di una pace edificata su errati fondamenti, e quindi effimera ed ingannevole.

Radiomessaggio di Pio XII

Benedetto XVI vestì la sua voce ferma e quasi attonita dell’ufficialità della lingua latina, per dichiarare la sua “rinuncia”. 11 febbraio 2013. Tanto più ferma la voce, tanto più sofferta sembra suonare quella sua decisione.

Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato.

Benedetto XVI e la rinuncia

All’umile lavoratore nella vigna del Signore, che si ritira in punta di piedi, fa da contrappeso il Papa che fu insegnante, attore, poeta, drammaturgo, instancabile animatore di giovani, fiducioso nelle possibilità della comunicazione, dotato per natura di una voce robusta e trascinante, che purtroppo alla fine, paradossalmente, lo abbandonò… Sempre tramite i microfoni della Radio Vaticana la sentimmo infatti pian piano sgranarsi, infiacchirsi, impastarsi. Ma tanto più così indebolita e confusa, tanto più suonava invincibile testimonianza di fede. Ecco ancora quella voce all’atteso passaggio di millennio, all’inizio del Grande Giubileo… E’ la mezzanotte fra il 31 dicembre 1999 e il primo gennaio dell’anno 2000. Messaggio e benedizione Urbi et Orbi.

Sul quadrante della storia scocca un’ora importante: inizia in questo momento l’anno duemila, l’anno che ci introduce in un nuovo millennio. Per i credenti è l’anno del Grande Giubileo. Buon Anno a tutti voi…

Il messaggio di Giovanni Paolo II alla soglia del nuovo millennio

Ascolta la puntata di “Le voci dei papi” di domenica 14 febbraio dedicata proprio … alle voci dei Papi!