Adriana Masotti – Città del Vaticano
La Corte suprema peruviana ha respinto ieri sera la richiesta di scarcerazione che era stata presentata dai legali dell’ex presidente Pedro Castillo, che si trova in stato di detenzione preventiva con l’accusa di “ribellione” dopo il tentativo fallito di sciogliere il Parlamento. Il magistrato competente ha ritenuto, infatti, che il reato di ribellione non avvenga unicamente attraverso l’insurrezione in armi, come sostenuto dalla difesa di Castillo, ma anche in un tentativo di togliere autorità alle istituzioni democratiche e al fine di concentrare tutto il potere in una sola persona.
Castillo alla polizia: deponete le armi
Il periodo di detenzione preliminare imposto dal giudice Juan Carlos Checkley Soria e richiesti dal pubblico ministero, scade oggi alle 12:42 locali, le 19:42 in Italia, ed è possibile che per impedire che Castillo torni libero, venga stabilito un altro periodo di arresto preventivo, in attesa dello sviluppo dell’istruttoria. Poco prima di apprendere del rigetto della sua istanza di scarcerazione immediata, l’ex presidente Pedro Castillo aveva diffuso dalla sua cella un messaggio manoscritto firmandolo come “presidente costituzionale del Perù”, in cui chiede alle forze di polizia e all’esercito di deporre le armi. “Di fronte ai gravi episodi di massacri del mio popolo, si legge, esorto la polizia nazionale e le forze armate a deporre le armi al fine di porre fine allo spargimento di sangue del mio popolo”. Castillo accusa poi la presidente Dina Boluarte e i suoi collaboratori di essere i responsabili del “feroce attacco ai miei concittadini”.
Ad oggi sono sette le vittime dei disordini
Ieri in un nuovo discorso alla nazione, Boluarte ha sottolineato che il suo “è un governo di transizione” che “ha già deciso di anticipare le elezioni previste per il 2026″, e che sulla data deciderà il Parlamento. Intanto proseguono le proteste dei sostenitori dell’ex presidente e da quando sono iniziate, il 7 dicembre scorso, si contano già 7 vittime negli scontri con la polizia. Di fronte alle barricate poste sulle strade principali del Paese dai manifestanti è stato deciso di decretare lo stato di emergenza di tutta la rete stradale, al fine di assicurare la libera circolazione di beni e di persone. Analogo provvedimento sarà probabilmente adottato per la protezione di aeroporti, centrali idroelettriche, fabbriche, e in generale per le principali infrastrutture strategiche”.