Michele Raviart – Città del Vaticano
Don Andrea Santoro torna a casa, in famiglia, nella Chiesa di Roma dove fu parroco e da dove partì nel 2000 alla volta della Turchia, il Paese in cui trovò la morte il 5 febbraio 2006. Ad assassinare il sacerdote fu un giovane, che gli sparò al petto mentre era inginocchiato con una Bibbia in mano nell’ultimo banco della chiesa di Santa Maria a Trebisonda, nella Turchia orientale. Oggi, infatti, la sua salma è stata traslata dal cimitero del Verano fino alla parrocchia dei Santi Fabiano e Venanzio, vicino Villa Fiorelli a Roma, l’ultima in cui ha servito prima di recarsi fidei donum in Medio Oriente.
L’esempio di una vita donata al Vangelo
Un “sacerdote esemplare” e “un infaticabile annunciatore del Vangelo, dell’amore e della fratellanza”, lo ha definito Papa Francesco in un messaggio a firma del cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, auspicando che la celebrazione commemorativa che si è svolta oggi pomeriggio nella parrocchia romana “susciti nel cuore di altrettanti pastori della Chiesa il medesimo spirito di donazione della propria esistenza, nonché un rinnovato impegno di ciascuno nella testimonianza dei valori evangelici della pace e della libertà”.
De Donatis: una presenza che donava amicizia, fraternità e attenzione
“In Turchia era ben consapevole di non poter fare chissà che cosa, ma sapeva che la sola presenza di un sacerdote poteva essere, come è stata, una presenza che donava amicizia, fraternità e attenzione”, ha ricordato il cardinale vicario Angelo De Donatis, nell’omelia della celebrazione eucaristica che si è svolta questo pomeriggio. Al momento della sua morte, ha sottolineato il porporato, “così tragico e per noi inaspettato”, don Andrea “è entrato nella casa del padre”, “con la consapevolezza di un uomo credente, con la passione di un sacerdote, con l’umiltà di un servo inutile. Da quel cielo di invita a non aver paura a dare la vita per il Vangelo”.
L’ultimo abbraccio del cardinale Feroci
Ad accogliere la salma di Don Andrea Santoro, sotto la pioggia del pomeriggio romano è stato il cardinale Enrico Feroci, suo amico quando era ancora solo il parroco di Sant’Ippolito e che vide don Santoro pochi giorni prima del suo assassinio, quando rientrò in Italia per un breve periodo. “Lo ho accompagnato all’aeroporto di Fiumicino il martedì, poi, domenica mi è arrivata la triste notizia. Ricordo l’abbraccio fraterno del saluto che ci siamo dati e l’attesa. Quando torno, ha detto, mi raccomando fammi ancora trovare Gesù”. “Don Andrea”, ricorda il porporato a Vatican News, “è partito da qui a nome della Chiesa di Roma per continuare ad essere una presenza nel Medio Oriente. Il frutto che porta è quello della fede profonda in Cristo Gesù e nella Chiesa.
Domani la tumulazione
Le celebrazioni per la traslazione del corpo di don Andrea Santoro, continueranno domani mattina con la tumulazione, che avverrà ai piedi del Crocifisso ligneo che lui aveva recuperato alla devozione dei fedeli, soprattutto durante il tempo pasquale, e vicino al quale pregava spesso. A concelebrare alle ore 10.30 la Messa che precederà la sepoltura, sarò monsignor Massimiliano Palinuro, vicario apostolico di Istanbul e il vescovo ausiliare di Roma Benoni Ambarus