La preghiera degli ucraini sulla tomba di San Giosafat nella Basilica Vaticana

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“Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore” (Gv 10, 11-18), – su queste parole di Gesù prese dalla lettura del giorno, è stata incentrata l’omelia di Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, durante la Divina Liturgia di oggi, 12 novembre, memoria di san Giosafat, vescovo e martire.

La celebrazione in San Pietro

Come ogni anno, la comunità ucraina di Roma, insieme alle persone di altre nazionalità, si è radunata nella Basilica San Pietro attorno all’altare di San Basilio, sotto il quale sin dai tempi del Concilio Vaticano II riposano le reliquie di San Giosafat. Insieme a Shevchuk hanno concelebrato sei arcivescovi e vescovi, nonché oltre cinquanta sacerdoti di varie Chiese cattoliche, tanti dei quali hanno partecipato all’Assemblea dei Superiori Maggiori della Chiesa greco-cattolica ucraina, che si è svolta a Roma dal 9 al 12 novembre. Particolarmente significativa è stata la partecipazione di mons. Gintaras Grušas, presidente del Consiglio delle conferenze dei vescovi d’Europa e arcivescovo di Vilnius, dove san Giosafat iniziò la sua vita monastica. 

La voce del popolo ucraino

“In un momento particolare della storia della nostra Chiesa e dell’Ucraina, che è pieno di dolore, sangue, tormento e sofferenza, ci siamo riuniti qui, nel cuore della cristianità, presso la tomba dell’apostolo Pietro. A chiamarci qui è stato il nostro santo martire Giosafat – ha detto l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk”. “Qui vogliamo essere la voce del martoriato popolo ucraino – ha aggiunto – e vogliamo portarla a tutto il mondo cristiano”. Shevchuk ha quindi commentato il brano evangelico del giorno nel quale Gesù si definisce “Buon Pastore”: “Sembra che oggi il Signore stesso dica a noi: Io sono il vostro pastore, sono con voi. Voi siete le mie pecore, non temete, anche se non vi capiscono, non vogliono ascoltarvi, distolgono lo sguardo dal vostro dolore, io sono con voi e non vi mancherà nulla”.

I buoni pastori seguono l’esempio di Cristo 

Nel commentare le parole di Cristo secondo cui un buon pastore dà la vita per le sue pecore, il Capo della Chiesa greco-cattolica ucraina ha sottolineato che a testimoniare la fedeltà a queste parole sono stati vescovi, sacerdoti e superiori delle comunità religiose che, trovandosi nelle regioni dell’Ucraina invase dall’esercito russo, si sono trovate a dover scegliere: scappare come “mercenari” o restare con le proprie pecore, “come un buon pastore”. “Oggi vorrei che tutti noi rendessimo grazie per il fatto che la nostra Chiesa ha dei buoni pastori che seguono l’esempio del nostro Salvatore Gesù Cristo” ha detto commosso Shevchuk, condividendo con il vescovo Mykhaylo Bubniy, esarca di Odessa, la gioia della liberazione di una parte dei territori precedentemente occupati dai militari russi sulla riva destra del fiume Dnipro.