Jean-Charles Putzolu – Città del Vaticano
Dialogo, rispetto, fraternità e pace sono, per il cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot, le quattro parole chiave del recente viaggio apostolico di Francesco in Bahrein, il 39° dall’inizio del suo pontificato e il secondo nella regione del Golfo. Il prefetto del Dicastero per il Dialogo Interreligioso, che ha accompagnato il Pontefice nella sua trasferta, rileva con soddisfazione la continuità delle relazioni musulmano-cristiane e l’importanza del dialogo come “abilità esistenziale”.
Eminenza, qual è il suo bilancio del 39° viaggio apostolico di Papa Francesco in Bahrein?
Come in ogni viaggio del Santo Padre, le conclusioni sono sempre molto positive e in questo caso, per la sua visita apostolica nel Regno del Bahrein, penso che lo siano state perché la visita ha rappresentato un momento di incontro in un mondo che oggi vive guerre, conflitti, rifiuto ed esclusione. Anche l’incontro ecumenico è stato molto importante, così come quello interreligioso. Penso che sia stato un viaggio di dialogo aperto, semplice, di familiarità, di fraternità, proprio come piace a Papa Francesco.
Quali sono le prospettive del dialogo con l’Islam?
Non c’è nulla di nuovo, ma il dialogo continua e questi incontri in Bahrein sono elementi di continuità nel processo di dialogo tra cristiani e musulmani. Il dialogo, per me, è un’abilità esistenziale vissuta ogni giorno. Ho trovato molto interessante l’incontro con il Muslim Council of Elders, perché da esso è emerso il desiderio di questa istituzione molto rinomata e importante; un desiderio, come il nostro, di continuare a promuovere il dialogo, di collaborare in progetti comuni a beneficio della comunità internazionale, di creare una piattaforma di unità nella diversità. E ancora, un desiderio di dialogo ad intra, di dialogo ecumenico, di dialogo tra le diverse componenti delle nostre comunità e in particolare all’interno del mondo musulmano. Ricordiamo il messaggio del Grande Imam di Al-Azhar che ancora una volta ha mostrato la sua disponibilità e ha lanciato un appello molto aperto affinché, all’interno del mondo islamico, possa avvenire un riavvicinamento tra sciiti e sunniti.
E sull’aspetto ecumenico? Vista la presenza del patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo.
La sua presenza è un rinnovato segno di amicizia e comunione con il Papa. È stata una testimonianza del desiderio di costruire insieme un mondo di amicizia e fraternità. Abbiamo bisogno, come ho detto prima, di un dialogo ad intra per i musulmani, tra sciiti e sunniti e altre componenti del mondo musulmano; e nel mondo cristiano, tra le diverse comunità cristiane. Quindi credo che Bartolomeo sia la bandiera che indica la direzione in cui dobbiamo camminare. L’unione di Papa Francesco con il patriarca ci aiuta molto a promuovere il dialogo ecumenico.
C’è un’altra alternativa, oltre al dialogo, per costruire una convivenza pacifica?
Le chiavi del viaggio apostolico nel Regno del Bahrein si possono riassumere in quattro parole: dialogo, rispetto reciproco, fratellanza e pace. Se vogliamo davvero camminare sui sentieri della pace, dobbiamo continuare a promuovere il dialogo; dobbiamo promuovere il rispetto reciproco e dobbiamo promuovere la fraternità ampiamente espressa nel Documento sulla Fraternità Umana firmato ad Abu Dhabi che ha ispirato il Santo Padre a scrivere la successiva enciclica Fratelli tutti.