Debora D’Angelo – Città del Vaticano
Tutti, oggi, insieme “ad alzare unanimi una preghiera affinché nessuno perisca a causa della migrazione, affinché nessuno sia più costretto a lasciare la propria terra, affinché ogni persona possa guardare con speranza al proprio futuro, e affinché i fratelli e delle sorelle più vulnerabili siano accolti e protetti”. È l’invito che la Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale rivolge ai fedeli di tutto il mondo a distanza di nove anni dal dramma lungo le coste di Lampedusa.
Il viaggio di Francesco del 2013
Quel dramma, si legge in una nota del Dicastero, “ancora oggi ritorna nelle menti e nei cuori di molti e che non deve essere dimenticato”. Il naufragio avvenne a pochi mesi dalla visita del Papa a Lampedusa, l’8 luglio 2013. Il primo viaggio fuori Roma del neoeletto Pontefice, “fortemente desiderato da Papa Francesco, per pregare per tutti i migranti che erano morti in mare e per ringraziare i lampedusani, che sin dall’inizio si erano generosamente impegnati nell’accoglienza dei profughi”.
No alla globalizzazione dell’indifferenza
E mentre ancora oggi i migranti rischiano la propria vita nelle rotte della speranza, lasciano la propria terra alla ricerca di un futuro migliore, con il rischio di non arrivare mai a destinazione, le parole del Papa risuonano ancora forti: “In questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell’indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro!”.
“Per significare la nostra unione di intenti – scrive il Dicastero per lo Sviluppo umano – invitiamo tutti a recitare la preghiera che Papa Francesco elevò al Signore il 16 aprile 2016, durante la sua visita a Lesbo”.
La preghiera del Papa
“Dio di misericordia, ti preghiamo per tutti gli uomini, le donne e i bambini, che sono morti dopo aver lasciato le loro terre in cerca di una vita migliore. Benché molte delle loro tombe non abbiano nome, da Te ognuno è conosciuto, amato e prediletto. Che mai siano da noi dimenticati, ma che possiamo onorare il loro sacrificio con le opere più che con le parole. Ti affidiamo tutti coloro che hanno compiuto questo viaggio, sopportando paura, incertezza e umiliazione, al fine di raggiungere un luogo di sicurezza e di speranza. Come Tu non hai abbandonato Il tuo Figlio quando fu condotto in un luogo sicuro da Maria e Giuseppe, così ora sii vicino a questi tuoi figli e figlie attraverso la nostra tenerezza e protezione”.
“Fa’ che, prendendoci cura di loro – recita ancora la preghiera del Pontefice -, possiamo promuovere un mondo dove nessuno sia costretto a lasciare la propria casa e dove tutti possano vivere in libertà, dignità e pace. Dio di misericordia e Padre di tutti, destaci dal sonno dell’indifferenza, apri i nostri occhi alle loro sofferenze e liberaci dall’insensibilità, frutto del benessere mondano e del ripiegamento su sé stessi. Ispira tutti noi, nazioni, comunità e singoli individui, a riconoscere che quanti raggiungono le nostre coste sono nostri fratelli e sorelle. Aiutaci a condividere con loro le benedizioni che abbiamo ricevuto dalle tue mani e riconoscere che insieme, come un’unica famiglia umana, siamo tutti migranti, viaggiatori di speranza verso di Te, che sei la nostra vera casa, là dove ogni lacrima sarà tersa, dove saremo nella pace, al sicuro del tuo abbraccio”