Adriana Masotti – Città del Vaticano
Il saluto del Papa in Sala Clementina, dopo le parole del nuovo superiore generale, padre Rogério Gomes, non va solo ai 140 redentoristi presenti ma a tutti i missionari che vivono negli 85 Paesi in cui opera la Congregazione del Santissimo Redentore, alle religiose e ai laici appartenenti alla famiglia carismatica fondata da sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Francesco sceglie di parlare a braccio, in spagnolo.
Ripensare il carisma “alla luce dei segni del tempi”
Nel discorso preparato e consegnato, il Papa scrive che “celebrare un Capitolo generale non è una formalità canonica. È vivere una Pentecoste, che ha la capacità di fare nuove tutte le cose” e ricorda i cinque temi centrali che la Congregazione sta affrontando in questi giorni: identità, missione, vita consacrata, formazione e governo. Sono temi fondamentali, afferma, per ripensare il carisma “alla luce dei segni dei tempi”.
Vi incoraggio ad osare, avendo come unico confine il Vangelo e il Magistero della Chiesa. Non abbiate paura di percorrere vie nuove, di dialogare con il mondo, alla luce della vostra ricca tradizione di teologia morale. Non temete di sporcarvi le mani al servizio dei più bisognosi e della gente che non conta.
La “fedeltà creativa”, base del rinnovamento
I Redentoristi, prosegue il Papa nel testo, hanno nelle loro Costituzioni una bella espressione che, dice, non va mai data per scontata: “disponibilità”. Disponibilità “ad affrontare ogni prova per portare a tutti la redenzione di Cristo” e disponibilità a ”ripensare il carisma alla luce dei segni dei tempi”, specie in questo “momento storico unico” in cui, afferma Francesco, la Chiesa e la vita consacrata “hanno la possibilità di rinnovarsi per rispondere con fedeltà creativa alla missione di Cristo”. Un rinnovamento che, sottolinea Papa Francesco, richiede la conversione del cuore e della mente ma anche il cambiamento delle strutture.
A volte abbiamo bisogno di rompere le vecchie anfore, ereditate dalle nostre tradizioni, che hanno portato tanta acqua ma hanno ormai compiuto la loro funzione. E spezzare le nostre anfore, piene di affetti, di usanze culturali, di storie, non è un compito facile, è doloroso, ma è necessario se vogliamo bere l’acqua nuova che viene dalla sorgente dello Spirito Santo, fonte di ogni rinnovamento. Chi rimane attaccato alle proprie sicurezze rischia di cadere nella sclerocardia, che impedisce l’azione dello Spirito nel cuore umano.
Umiltà, preghiera, unità: al centro ci sia sempre Cristo
In questo processo tre sono i pilastri da non dimenticare, osserva il Papa, sono: la centralità del mistero di Cristo, la vita comunitaria e la preghiera. Solo rimanendo in comunione con Dio è possibile portare frutto.
L’abbandono della vita comunitaria e della preghiera è la porta della sterilità nella vita consacrata, la morte del carisma e la chiusura verso i fratelli. Invece la docilità allo Spirito di Cristo spinge a evangelizzare i poveri, secondo l’annuncio del Redentore nella sinagoga di Nazaret, concretizzato nella congregazione da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Questa missione, portata avanti dai vostri santi, martiri, beati e venerabili, conduce i Redentoristi di tutto il mondo a dare la vita per il Vangelo e a scrivere storie di redenzione sulle pagine del nostro tempo.
Occorrono “umiltà, unità, saggezza e discernimento” per guidare oggi la Congregazione ed è tutto questo che il Papa augura al nuovo governo centrale, ricordando che chi opera è sempre il Signore e noi siamo i suoi servi. ”Coloro che si appropriano della funzione di leadership per un interesse personale – conclude – non servono il Signore che ha lavato i piedi ai discepoli, ma gli idoli della mondanità e dell’egoismo”.