Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Sempre più ampio nella comunità internazionale il fronte dei Paesi che non riconosce i referendum russi di annessione delle regioni di Lugansk, Donetsk e Kherson. Il voto è una farsa, tuona Kiev, che riceve l’appoggio di Europa e Stati Uniti, e anche da parte di Cina e Serbia arrivano segnali di dissenso. Pechino rilancia il principio di rispetto della sovranità e integrità territoriale. Belgrado, invece, annuncia che non riconoscerà l’annessione dei territori ucraini occupati quando la Duma, il parlamento di Mosca, ufficializzerà l’esito del voto e dichiarerà le regioni ucraine occupate territorio russo. Immediata anche la risposta delle Nazioni Unite, che hanno ribadito il loro sostegno all’integrità territoriale dell’Ucraina nelle sue frontiere riconosciute. La dichiarazione è emersa durante una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu dedicata proprio ai referendum di annessione.
Costretti a votare
I territori ucraini occupati, in cui la Russia ha imposto lo svolgimento dei referendum di annessione, oltre al rischio dei bombardamenti, hanno vissuto giorni di tensione. Molti hanno votato sotto la minaccia delle armi e con la paura di essere arrestati. Lo conferma nell’intervista a Radio Vaticana – Vatican News, il sacerdote ucraino salesiano, don Oleh Ladnyuk.
Ora il rischio è che, una volta dichiarate russe le regioni occupate da parte di Mosca, gli ucraini, afferma don Oleh, vengano costretti ad arruolarsi nell’esercito russo. Altro pericolo è quello di essere deportati in Russia e questo è già avvenuto, ricorda il sacerdote, per tanti bambini dei quali non si sa più nulla.
Lasciare la Russia
La svolta impressa da Mosca al conflitto con l’indizione dei referendum di annessione dei territori ucraini occupati, ma soprattutto con le dichiarazioni esplicite su un possibile uso dell’arma nucleare, sembrano elevare lo stato di tensione a livelli insostenibili. Lo dimostra la presa di posizione degli Stati Uniti, la cui ambasciata a Mosca ha esortato i cittadini americani a lasciare subito la Russia, in quanto le autorità locali potrebbero non riconoscere la doppia cittadinanza per gli americani. Anche i governi di Bulgaria e Polonia hanno chiesto ai propri cittadini di lasciare la Russia con urgenza, nel timore che possa diventare difficile varcare i confini della Federazione con la chiusura degli accessi a causa dell’aumento dei locali che stanno fuggendo dalla mobilitazione di massa.