Marcello Filotei – Venezia
Chiariamolo subito, il Leone d’Argento non viene assegnato a chi arriva secondo alla Biennale di Venezia, ma al primo tra gli esecutori. Non è una gara, è un riconoscimento molto importante, ma e visto che i metalli coincidono con quelli del podio olimpico, meglio evitare fraintendimenti. Quest’anno l’occhio di bue è puntato su Ars Ludi, un trio di percussionisti formato da Antonio Caggiano, Rodolfo Rossi e Gianluca Ruggeri, che hanno fondato il gruppo nel 1987 e oggi riceve il Leone d’Argento. «È limitante chiamarli percussionisti, sono dei “percussiologi” perché mettono in relazione quest’arte del toccare gli oggetti, con le vibrazioni interne di ogni oggetto», è stato il commento di Giorgio Battistelli, premiato quest’anno con il Leone d’Oro alla carriera.
“Ars Ludi”, trascinatori in Europa
E in effetti questo gruppo ha l’”X Factor”, la capacità di tirare fuori il teatro che c’è dentro a ogni suono. DIfficilmente li vedremo in televisione in prima serata (mai dire mai) ma restano gli «ideali interpreti del nuovo repertorio di teatro strumentale, musicisti istrionici e carismatici che trasformano ogni trama percussiva in un evento carico di teatralità, contribuendo a creare una nuova visione della produzione musicale contemporanea, dove le partiture più complesse sono presentate con una attitudine performativa trascinante e comunicativa», come recita la motivazione. «Trascinante e comunicativa», appunto, non “noiosa e autoriferita”. E allora perché Ars Ludi e altri gruppi capaci di comunicare e trascinare il pubblico in tutta Europa non trascinano ai concerti anche qualcuno che decide cosa va in onda alle 20.30 sulle reti nazionali? La risposta non vola nel vento, ma negli uffici degli esperti di palinsesti. «E però – come direbbe il santone Quelo, interpretato da Corrado Guzzanti – è sbagliata».