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Fin dai primi giorni dell’aggressione russa all’Ucraina, Fonte d’Ismaele – riferisce un comunicato – si è messa a disposizione per aiutare i profughi, in particolare i bambini, prime vittime di ogni conflitto. La prima accoglienza è stata perlopiù spontanea e ha riguardato parenti e amici di alcune persone ucraine già a Roma e in contatto con i membri dell’equipe dell’associazione o grazie alla collaborazione con le Misericordie. Per accoglierli al meglio, sono stati riorganizzati e ridefiniti gli spazi della struttura, prima adibiti soprattutto ad attività educative e ricreative con i bambini, ed è stata ampliata l’equipe così da garantire un servizio di assistenza h24. La seconda fase dell’accoglienza è stata invece gestita in accordo con la Prefettura di Roma, che ha inviato all’associazione alcune persone precedentemente ospitate negli alberghi della Capitale. Infine, anche la Protezione Civile a partire dal mese di giugno ha iniziato a inviare i profughi, rispettando principalmente la peculiarità di sostegno per nuclei famigliari madre-bambino.
Per rendere la permanenza il più piacevole possibile, i volontari di Fonte d’Ismaele, grazie all’ausilio di un interprete di lingua madre, hanno messo in campo un impegno importante, organizzando gite nella città e visite nei parchi, aiutando le persone a reperire vestiario e documenti, a mettersi in contatto con amici e famigliari, valutando l’iscrizione scolastica per i bambini, proponendo laboratori creativi. Sono state anche messe a disposizione le competenze professionali, mediche, pediatriche, psicologiche e neuropsichiatriche. C’è stata, insomma, una presenza continuativa e anche molto affettuosa di tutti gli animatori e di tutti gli operatori presenti in equipe.
Inoltre, nel corso del dell’ospitalità l’associazione ha ricevuto visite importanti: il direttore dell’Unicef Italia, Paolo Rozera, che ha portato il testimonial dell’Unicef Ultimo; l’assessora alle Politiche Sociali e alla Salute del Comune di Roma, Barbara Funari e l’assessora alle Politiche Sociali e per l’integrazione socio-sanitaria del Municipio VII, Adriana Rosasco; l’arcivescovo di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino, il cardinale Augusto Paolo Lojudice, che con la sua associazione Dorean Dote è partecipe delle attività del Centro Fonte d’Ismaele; il segretario della Fabbrica di San Pietro, monsignor Orazio Pepe; la regista Cinzia TH Torrini con l’attrice Francesca Valtorta e le press agent Patrizia e Paolo Biancamano. A Pasqua è stato inoltre organizzato un concerto di crowdfunding dal titolo “Ricordate che eravate violini” che ha visto la partecipazione di personalità politiche e del mondo dell’università, come il professor Paolo di Francesco, preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, e di amici dell’associazione, come la sorella di padre Paolo Dall’Oglio, alla cui opera e impegno è idealmente intitolato il centro “Fonte d’Ismaele”. Infine, grazie alla disponibilità del dopolavoro Atac, sono state organizzate due settimane al mare per tutti gli ospiti, che hanno dato loro energia e serenità prima di affrontare l’anno scolastico e altri mesi di permanenza a Roma, lontani dagli affetti più cari.
“Accogliere – dichiara Lucia Ercoli, coordinatrice di Fonte d’Ismaele – non significa soltanto dare uno spazio fisico, ma è misurarsi con l’altro, con la sua diversità e la sua problematicità, con le differenze culturali, con le differenze di sensibilità. È quello che abbiamo cercato di fare fin dal primo giorno, in particolare dedicandoci ai bambini, che a causa del trauma di sradicamento rischiavano e rischiano ancora danni permanenti sia sul piano fisico che sul piano emotivo e psicologico”.
“In questi mesi – aggiunge – ci siamo confrontati con tante situazioni diverse, con persone anziane con problematiche di disagio emotivo e psicologico, e con donne che erano fuggite dalla guerra, ma in realtà avevano già tutta una rete di familiari e di conoscenti a Roma. Per tutti abbiamo cercato di trovare la situazione ottimale, anche indirizzandoli verso strutture più idonee o aiutandoli a ricongiungersi con le loro reti di sostegno. Naturalmente ad oggi, nonostante il rapporto con le istituzioni, tutto viene sostenuto sul piano economico dalla nostra associazione. E siamo in attesa che le istituzioni riconoscano il dovuto, anche per permettere che l’esperienza prosegua e si sviluppi sempre più in maniera adeguata alle esigenze di queste donne e di questi bambini”.