Paolo Ondarza – Città del Vaticano
Nasce da un sogno Collemaggio, simbolo dell’Aquila. All’eremita Pietro Angelerio da Morrone infatti al tramonto del XIII secolo la Vergine Maria appare durante il sonno e chiede che le sia dedicata una basilica appena fuori dalla cinta muraria. Il monaco provvede quindi all’edificazione del primo nucleo di quella che oggi è riconosciuta come la massima espressione dell’architettura gotico romanica abruzzese.
La scala degli angeli e la richiesta della Vergine
Gianluigi Simone, storico dell’arte dell’Ufficio Beni Culturali dell’Arcidiocesi dell’Aquila, ricorda quel fatto straordinario attraverso un testo agiografico conservato nella Bibliotèque de l’Arsenal quattrocentesco:
“una volta il beato Pietro (…) dormì fuori le mura della città dell’Aquila presso il luogo detto Collemaggio. E vide una scala eretta dall’altare posto nel detto luogo di Collemaggio fino al cielo e su di essa gli angeli che salivano e scendevano; e sulla sommità la beata Maria Vergine tra gli angeli, che gli disse di costruire in quel luogo una chiesa in onore della stessa beata Vergine, cosa che egli fece. Infatti l’indomani si diresse nel suo cammino ai suoi frati in Santo Spirito di Maiella, da lì mandò due di questi frati all’Aquila, perché comprassero quel luogo di Collemaggio, cosa che fecero. E dopo un po’ fu edificata lì, nel luogo in cui era stata vista la scala, la chiesa con la cappella in onore della stessa beata Vergine, che fino ad oggi il popolo ha in grande devozione e riverenza. Poi a poco a poco furono costruiti il monastero e gli edifici; e soprattutto dopo la traslazione del suo corpo la chiesa fu ampliata e fatta grande, come è adesso”.
La Basilica viene consacrata il 15 agosto 1288 con il nome di Santa Maria Assunta di Collemaggio, durante una solenne concelebrazione presieduta da otto vescovi.
L’incoronazione di Celestino V
Di lì a qualche anno nello stesso luogo, probabilmente ancora un cantiere, l’eremita noto come Pietro da Morrone, il 29 agosto 1294, sarà incoronato Papa con il nome di Celestino V, alla presenza di duecentomila fedeli, tra i quali forse anche Dante Alighieri e Guido da Montefeltro. “La Basilica era ancora in costruzione, non poteva essere la grande costruzione che vediamo attualmente, e la cerimonia – ricorda Gianluigi Simone, storico dell’arte dell’Ufficio Beni Culturali dell’Arcidiocesi dell’Aquila – si svolse all’esterno. Un po’ come accadrà con la visita di Papa Francesco per la quale sarà allestito un palco fuori dalla Basilica”.
La più antica Porta Santa
Nel breve e sofferto pontificato, durato appena pochi mesi e culminato nella rinuncia durante il concistoro del 13 dicembre 1294, Celestino istituisce quello che in molti considerano il primo giubileo della storia, noto come Perdonanza Celestiniana che ogni anno si celebra tra il 28 e il 29 agosto.
Si può quindi affermare che a L’Aquila si trova la più antica Porta Santa della storia, precedente anche a quella vaticana: è sormontanta da una lunetta dipinta ad affresco con le figure della Madonna con Bambino tra i santi Celestino e Giovanni Battista. Di quest’ultimo infatti la Basilica di Collemaggio conservava una venerata reliquia.
Il perdono per tutti
“La Perdonanza è la festa prodromica del Giubileo. Papa Celestino desidera che chiunque, pentito e confessato, si rechi nella Basilica nel giorno del martirio del Battista, di cui la basilica un tempo conservava una reliquia, possa lucrare l’indulgenza: senza nulla pagare, fatto straordinario in un’epoca in cui le indulgenze avevano un costo. Per L’Aquila l’indulgenza annuale stabilita da Celestino rappresentò un elemento importante per il decollo politico ed economico: la città veniva ad essere inserita tra le più importanti mete di pellegrinaggio, divenendo una sorta di seconda Gerusalemme”.
Riferimento civile e religioso
Spiritualità e identità civica convivono a Collemaggio. Lo testimonia “la grande aquila scolpita sull’archivolto della Porta Santa che ribadisce orgogliosamente il ruolo dell’autorità civile nella gestione della Perdonanza. La bolla di istituzione della Perdonanza veniva conservata in comune, era un vanto per la città. L’insieme di riti civili e comunitari che affiancano l’indulgenza religiosa inoltre è stato iscritto nel 2019 nella Lista rappresentativa dei Beni Culturali Immateriali dell’Umanità dell’UNESCO”. Altro elemento significativo: “questa festa coincideva con la partenza delle greggi per la transumanza, la migrazione stagionale che portava gli ovini a svernare sul Tavoliere delle Puglie. La città dell’Aquila – spiega ancora Gianluigi Simone – ha avuto un’importanza notevole in passato per la sua collocazione al confine tra Stato della Chiesa e Regno di Napoli, ma anche per la presenza degli ovini, della lana: una fonte di ricchezza enorme”.
Il mausoleo di Celestino
Fu proprio la corporazione dei lanai a finanziare nel XVI secolo la costruzione del mausoleo in pietra, opera di Girolamo da Vicenza, capolavoro dell’arte rinascimentale aquilana, che a Collemaggio conserva le spoglie mortali di Celestino. Queste furono traslate qui nel 1327 da Ferentino dopo la morte del Pontefice sopraggiunta il 19 maggio 1296 nella rocca di Fumone, luogo in cui fu tenuto in esilio per volere del successore Bonifacio VIII.
Il mite Papa rivoluzionario
“Il pontificato di Celestino fu breve, ma anche straordinariamente rivoluzionario. In pochi mesi lasciò il segno con l’istituzione della Perdonanza, che cambiò il concetto di indulgenza, ma non solo. Ridisegnò la curia e per questo ebbe molti nemici. La rinuncia di Celestino non fu un gesto di viltà, ma di grande coraggio”. La sua spiritualità eremitica e ascetica, rappresentata efficacemente nel ricco ciclo di ampie tele di Carl Borromäus Andreas Ruthart presenti in Basilica, “difficilmente poteva accettare i compromessi del potere temporale e politico presenti nella Chiesa del tempo. La sua rinuncia – commenta Simone – è un’affermazione forte di adesione ad un cristianesimo autentico”.
La bellezza che non crolla
La Basilica di Collemaggio è anche simbolo della capacità del popolo aquilano di restare in piedi di fronte alle avversità. I tanti terremoti che si sono susseguiti nei secoli – l’ultimo devastante nell’aprile 2009 – hanno segnato, ma non abbattuto la bellezza della facciata bicroma in pietra rosa e bianca che si staglia sul grande tappeto erboso della piazza antistante. Imponenti i tre portali considerati tra i più belli nell’architettura italiana. Sull’angolo destro dell’edificio è ancora presente ciò che resta del maestoso torrione, originariamente più alto, utilizzato anche come campanile, dal quale un tempo si esponevano le reliquie di Celestino e si proclamava l’inizio della Perdonanza.
Resistenza e ricostruzione
L’interno della Chiesa è stato rimaneggiato più volte. Il criticato restauro di ripristino degli anni Settanta del secolo scorso ha smantellato la preesistente decorazione barocca con gli stucchi di Francesco Bedeschini, riportando alla luce le parti più antiche della basilica. Tra le poche testimonianze secentesche resta, alla sinistra dell’altare, l’antico organo barocco ricoperto in foglia d’oro, il cui interno è però andato irrimediabilmente perduto nel sisma di tredici anni fa che ha provocato il crollo del transetto e gravi sconnessioni nelle parti murarie. In pietra rosa e bianca è anche la pavimentazione suddivisa in quattro settori in cui si alternano vari motivi geometrici: losanghe, croci fiori, cerchi concentrici.
Un palinsesto
“Collemaggio – prosegue Gianluigi Simone – è un palinsesto: è stata distrutta e rifatta più volte sia a causa dei sismi che nei secoli che hanno scandito la storia della città dell’Aquila, sia per l’esigenza di ingrandirla al fine di contenere l’enorme flusso di pellegrini”. Terminati i lavori di consolidamento e restauro, dalla fine del 2017 la Basilica è stata restituita agli aquilani ed è permanentemente monitorata al fine di preservare il tesoro di arte e fede che custodisce e tramandarlo alle generazioni future.