Paolo Ondarza – Città del Vaticano
È grande la preoccupazione in Messico per la sorte dei dieci minatori rimasti intrappolati da più di una settimana, a sessanta metri di profondità, dentro a una miniera di carbone a Sabinas, nello Stato di Coahuila, nel nord del Paese. L’incidente è avvenuto mercoledì scorso 3 agosto, quando alcune strutture dell’insediamento sono collassate. La miniera è situata a pochi metri dal fiume Sabinas, da cui sarebbe fuoriuscita dell’acqua che avrebbe poi invaso i cunicoli, provocando il crollo.
Lotta contro l’acqua
Proprio l’acqua costituisce il maggiore ostacolo per le ricerche e per la sicurezza delle persone intrappolate. Le autorità hanno predisposto un’ispezione con un drone subacqueo specializzato, tuttavia le telecamere non sono ancora riuscite a localizzare i dispersi. La speranza è che i minatori abbiano trovato una bolla d’aria, ma le loro condizioni destano grande preoccupazione: da sette giorni sono senza cibo e acqua potabile.
600 soccorritori al lavoro
Difficili anche le operazioni di soccorso in corso da più di 150 ore, con oltre 600 uomini impegnati 24 ore su 24. Ogni tentativo di prelevare acqua dai tre dei pozzi di accesso al luogo dell’incidente provoca una fuoriuscita di liquido che ritarda l’ingresso delle squadre. Queste ultime, secondo quanto dichiarato ieri in conferenza stampa dal presidente Andrés Manuel López Obrador, che si è recato nel luogo dell’incidente domenica scorsa, potrebbero raggiungere la miniera in settimana: “possiamo pensare che domani, o dopodomani, il livello dell’acqua sarà di 1,5 metri e i sommozzatori e i soccorritori potranno entrare”.
Polemiche sulle cause
López Obrador si è detto ancora fiducioso sulla possibilità di mettere in salvo i 10 uomini. Il governo messicano ha anche fatto sapere che cinque nuovi pozzi saranno perforati per consentire la fuoriuscita dell’acqua, mentre sette trivelle e due droni subacquei continuano a cercare di localizzare i minatori.
Nel frattempo è acceso il dibattito sulle cause dell’incidente: inevitabile secondo alcuni, dovuto ad irregolarità strutturali della miniera secondo altri. Le autorità invitano a concentrarsi ora sulle operazioni di salvataggio, garantendo che sarà fatta piena luce su quanto accaduto per assicurare alla giustizia eventuali responsabili.
La preghiera dei vescovi
“Preghiamo Dio di darci speranza e di confortarci in questi momenti di angoscia, in modo che” i dieci minatori “possano tornare sani e salvi nelle loro case”, scrivono i vescovi del Messico (CEM) in un comunicato diffuso lo scorso 4 agosto, all’indomani dell’incidente. I presuli assicurano alle famiglie dei lavoratori coinvolti la loro vicinanza spirituale: “Preghiamo per la vita di ciascuno dei minatori intrappolati e li poniamo sotto l’intercessione di nostra Madre, la Vergine Maria di Guadalupe”. Oltre ai soccorritori statali, nel sito sono al lavoro anche un centinaio di volontari delle ONG e delle parrocchie vicine. Cinque i minatori che sono riusciti a sfuggire al crollo. Tre di loro sono ricoverati in ospedale