Lisa Zengarini – Città del Vaticano
“Un rapido e pacifico ritorno sulla via della democrazia” e un “dialogo costruttivo che porti alla pace e alla riconciliazione in Myanmar”. È quanto chiedono, in una lettera pastorale congiunta, il Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc) e la Conferenza cristiana dell’Asia (Cca), esprimendo solidarietà alle Chiese birmane dopo il golpe militare che il primo febbraio ha deposto la presidente Aung San Suu Kyi, arrestata insieme ad altri leader della Lega nazionale per la democrazia (Nld). A guidare il golpe il generale Min Aung Hlaing che ha dichiarato lo “stato di emergenza” e ha assunto il ruolo di capo del governo fino a quando non verranno intraprese azioni per accertare le irregolarità delle elezioni. I militari, infatti, accusano il partito di San Suu Kyi di avere commesso gravi brogli durante il voto dello scorso novembre da cui la Nld è uscita nuovamente vincitrice contro il Partito per la solidarietà e lo sviluppo dell’Unione (USDP) sostenuto dall’esercito.
La preoccupazione dei presuli
La lettera pastorale del Wcc e della Caa esprime “allarme e grande tristezza” per la l’interruzione del processo democratico avviato nel Paese nel 2010, dopo decenni di dittatura militare: “È con profonda preoccupazione che seguiamo gli sviluppi nel vostro Paese per la brusca ripresa del governo militare, il ribaltamento del risultato delle elezioni dell’8 novembre 2020, così come la detenzione di rappresentanti politici e la dichiarazione dello stato di emergenza”, si legge nel documento. Forte il timore delle due organizzazioni ecumeniche di una possibile “escalation di violenza e sofferenza nel Paese”. Esse rivolgono quindi un appello al rispetto dei diritti umani e delle libertà, “compresa la libertà di religione o di credo: tutto il popolo del Myanmar deve essere pienamente rispettato e protetto”, affermano. La Wcc e la Caa ribadiscono, infine, la loro vicinanza nella preghiera e solidarietà alle Chiese e alle comunità del Myanmar impegnate “a dare conforto al popolo birmano in questo momento di profonda ansia e incertezza sul futuro”.
Pregare per la pace
Mentre si moltiplicano le reazioni internazionali al golpe, nel Paese si registrano le prime proteste pacifiche, soprattutto sulle reti sociali. In diversi ospedali del Paese – riporta Ucanews – medici e infermiere hanno aderito a una campagna di disobbedienza civile e di boicottaggio. Dalla Chiesa cattolica l’invito ai fedeli e al clero a vivere questo momento delicato per il Paese “con uno spirito di vigilanza e preghiera” per la pace. Ad esprimerlo ieri – come riporta l’agenzia Fides – il vescovo ausiliare di Yangon, monsignor John Saw Yaw Han, che ha chiesto a sacerdoti, religiosi e parroci di non rilasciare dichiarazioni individuali che rischiano di creare ulteriore incertezza e smarrimento. La Chiesa in Myanmar è sempre stata attivamente impegnata a sostegno del difficile processo di democratizzazione e di riconciliazione. Nel suo messaggio per il nuovo anno, lo scorso dicembre, il cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangon, aveva rinnovato l’auspicio dei vescovi per un Paese finalmente pacificato e saldamente ancorato alla democrazia, invitando tutti i birmani a “sognare insieme” un nuovo Myanmar e rivolgendo un appello ai leader politici a rispettare i diritti civili, politici, economici, sociali e culturali di tutti.