Roberta Barbi – Città del Vaticano
Un richiamo accorato ai capi politici e alle autorità religiose affinché non aspettino oltre, ma agiscano per porre rimedio alla situazione “prima che si scateni uno tsunami in grado di travolgerci tutti”. Sceglie un’espressione forte per comunicare tutta la drammaticità della situazione che torna a far aleggiare in Iraq lo spettro di una guerra civile, il cardinale Louis Raphaël I Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei in un comunicato del 31 luglio scorso rilasciato dalla residenza estiva del Patriarcato ad Ankawa, sobborgo di Erbil, e citato dall’agenzia Fides.
Rimuovere cause di “corruzione e ingiustizia”
“Il Paese è in una fase incandescente segnata dal blocco del quadro politico e da disoccupati e poveri che scendono in piazza”, ha detto il porporato richiamando tutta la società a rimuovere le cause profonde e strutturali che generano questo caos e a riconoscere il fallimento del sistema politico basato sulla distribuzione delle cariche politiche e istituzionali su base settaria. L’approccio settario e il cosiddetto “sistema delle quote” secondo il Patriarca sono all’origine di ingiustizia e corruzione. Occorrono, dunque, “nuovi approcci e nuove strade” per la creazione di un sistema efficiente e che sia davvero a servizio del popolo e non di interessi di parte.
L’occupazione del Parlamento e i sit-in di protesta
L’escalation della crisi è iniziata con la protesta dei sostenitori del leader sciita Moqtada Sadr contro la candidatura di un primo ministro proposta da fazioni rivali. La coalizione ha ritirato i suoi rappresentanti eletti dall’Assemblea parlamentare mobilitando la massa dei sostenitori a chiedere nuove elezioni e a impedire di fatto la formazione di un nuovo governo. Domenica 31 luglio i militanti della coalizione politica guidata dal leader sciita hanno occupato il Parlamento; a quest’azione di forza hanno risposto gli attivisti dei partiti sciiti filo-iraniani che hanno promosso da lunedì 1 agosto manifestazioni e sit-in permanenti intorno all’area del Parlamento. Ieri, poi, i sadristi hanno chiesto ai propri sostenitori di ritirarsi dal Parlamento di Baghdad e di continuare a protestare intorno a esso nella cosiddetta “green zone” dove hanno sede le principali istituzioni governative e diverse ambasciate e dove hanno convocato una grande preghiera comunitaria per la giornata di venerdì.
L’incontro tra il Patriarca Sako e il Primo ministro Al-Kadhimi
Il 24 luglio scorso il cardinale Louis Raphaël I Sako, accompagnato dal vescovo ausiliare monsignor Basel Yado, era stato ricevuto dal primo ministro iracheno Mustafa Al-Kadhimi. Lo riporta il sito del Patriarcato caldeo. In quell’occasione il primo ministro aveva ribadito che la coesistenza pacifica tra il popolo iracheno è il pilastro della pace civile e ricordato che la salda fratellanza tra i figli dell’Iraq è l’obiettivo, il fine e il fondamento per tutti gli iracheni, e anche che la diversità è una ricchezza sociale.
Uno stallo politico che dura da mesi
Di fatto, con le elezioni parlamentari del 10 ottobre 2021 il Paese è entrato in una situazione di crisi. Dalle urne è uscita la netta affermazione dell’alleanza guidata da al Sadr che si era aggiudicata 73 seggi su 329 e un altrettanto netto arretramento dei partiti sciiti filo-iraiani che subito hanno contestato i risultati. A ciò sono seguiti mesi di stallo. la comunità internazionale segue con attenzione: la Francia ha espresso preoccupazione e ha invocato moderazione per negoziare un’intesa.