Di Davide Dionisi
Quando si parla dei santi, ci si chiede quale sia la loro attualità. Sotto questo punto di vista San Camillo de Lellis ci offre un messaggio al passo con i tempi proprio perché stimola a vivere il primato della carità. Trovando innanzitutto e soprattutto nel sacerdozio la ragione della sua missionarietà, fu sempre consapevole che annunziare la Parola è il primo servizio di un pastore. Uomo eminentemente pratico e semplice, non certo privo di cultura, né d’interessi, nel suo apostolato educativo non ricercò squisitezze teoriche. Gli bastavano poche linee direttive. E poi un acuto discernimento dei cuori di cui fu eccezionalmente dotato, un grande buon senso unito a paterna dolcezza. La sua fu una passione per gli altri, non fece che pensare ai malati, li accoglieva con un obiettivo preciso: assisterli e curarli cristianamente da “signori e padroni”.
All’interno di questo filone missionario si innesta la vicenda di Nicola D’Onofrio. Nato a Villamagna in provincia di Chieti il 24 marzo 1943, incontra giovanissimo uno studente camilliano e decide di entrare nei Ministri degli Infermi proprio perché la forza del messaggio del Fondatore era, e lo è ancora oggi, dirompente anche per i ragazzi della sua età. Purtroppo una forma tumorale aggressiva gli impedisce di continuare con slancio il suo percorso vocazionale e scompare a soli 21 anni. Nel tempo Nicolino, come tutti lo chiamavano, è diventato un modello di vita per seminaristi, aspiranti, novizi e per tutti i ragazzi che decidono di consacrarsi, tanto che Papa Francesco lo ha dichiarato Venerabile poco prima dell’inizio del Sinodo sui Giovani.
Per raccontare meglio la sua storia oggi i confratelli hanno pensato ad un fumetto da titolo eloquente: “Sorriso di Cielo”. L’autore è Luigi Puce e la filosofia che ha ispirato la scelta del genere letterario è motivata dal fatto che, considerato che il principio visivo, soprattutto per i giovani, è più efficace della parola, il fumetto può influire con chiarezza sulla curiosità del lettore. “Ci siamo chiesti come trasmettere, in maniera forte, il messaggio che questo giovane venerabile vuole lanciare ai suoi coetanei. Osservando il modus comunicandi attuale degli adolescenti, abbiamo potuto constatare che l’immagine è il mezzo più adeguato per veicolare un messaggio. È sufficiente accedere ai social network per comprendere come l’immagine comunica in maniera diretta il contenuto. Così nasce l’idea del fumetto come strumento per narrare agli adolescenti, ai ragazzi e ai giovani, la bellezza di una vita vissuta in maniera piena e totale a soli 21 anni. Sono sempre più convinto che i ragazzi, oggi, devono essere educati ad accogliere e a vivere il bello dell’esistenza umana” spiega Padre Walter Vinci, Postulatore Generale Camilliani.
“Il soggettista e sceneggiatore ha cercato di narrare, tra un tratto di matita e l’altro, la bellezza di un sorriso che si è trasformato in un’autostrada per giungere al cielo, cioè alla santità. Il sorriso di Nicolino” continua il camilliano “non è mera espressione di un’emozione passeggera ed effimera, ma rivelazione di un incontro, quello con Gesù attraverso San Camillo De Lellis, e manifestazione di un’anima che vive in Dio. Lo stesso Puce” rivela Padre Vinci “durante la presentazione del 10 luglio a Bucchianico, città natale di San Camillo e culla delle spoglie mortali del venerabile Nicola D’Onofrio, racconta che durante la fase preliminare della preparazione del fumetto, nello studiare le espressioni del volto di Nicolino, attraverso il materiale fotografico a sua disposizione, ha potuto constatare come il sorriso, non semplice espressione delle labbra, ma manifestazione dell’anima, ha generato in lui una conversione artistica: dalla matita al cuore”.
Secondo il postulatore dei Ministri degli infermi “Questo gli ha permesso di rappresentare il sorriso dell’anima di Nicola come messaggio per vivere un’esistenza piena anche negli eventi difficili che la vita presenta.” E chissà come sarebbe stato raccontato il Fondatore considerato che alla sua epoca (San Camillo de Lellis è nato il 25 maggio 1550 e morto il 14 luglio 1614) il fumetto era già in uso. Altro che fenomeno universale della cultura contemporanea popolare, il genere risale ai primi anni del 1400 e riporta la prima edizione italiana dell’”Ars moriendi”, un testo di pietà religiosa (guarda caso) e di meditazione sulla “buona morte”, quella in grazia di Dio. Fogli e tavole che raffigurano personaggi ammalati o in fin di vita dalle cui labbra escono frasi di confessione o di invocazione alla pietà. Le stesse frasi che il Padre Camillo avrà ascoltato certamente tante volte accompagnando al letto della sofferenza i suoi assistiti. Ed è questa forse la lezione più alta che oggi, più che mai, acquisisce somma rilevanza. La lezione che Nicolino ha fatto sua e che oggi viene proposta con linguaggio nuovo alla luce del ministero della carità e della semplicità. Con un sorriso di Cielo.