Michele Raviart – Città del Vaticano
Nuove proteste in Libia a Tripoli e in altre città del Paese come Beni Walid e Misurata contro il deterioramento delle condizioni di vita simboleggiate dal taglio della corrente elettrica che, in pieno calore estive, manca per un tempo medio di dodici ore al giorno. Una situazione che ha esacerbato, dopo undici anni di guerra, la situazione della popolazione, che chiede anche le dimissioni della classe politica, ancora divisa tra il governo di Tripoli e quello di Tobruk, nell’est del Paese.
In piazza soprattutto giovani
I manifestanti sono per lo più giovani che, a volto coperto, hanno bruciato pneumatici e fermato molte strade, soprattutto nella cintura periferica di Tripoli e nella strada costiera che collega la capitale con la sua periferia occidentale, senza che nessuna autorità sia intervenuta a ristabilire l’ordine. Venerdì scorso a Tobruk un bulldozer aveva cercato di entrare nel parlamento cirenaico.
L’Onu: bisogna evitare atti di violenza
Il Segretario generale dell’Onu “segue con preoccupazione” le manifestazioni di questi giorni, si legge in un comunicato del portavoce di Antonio Guterres. “Riconoscendo il diritto a manifestare pacificamente”, l’invito a tutti i manifestanti è “a evitare atti di violenza” mentre si chiede “massima moderazione” alle forze di sicurezza.
Continua lo stallo politico
Sullo sfondo delle proteste e delle richieste di dimissioni rimane la crisi politica. Ancora non sono state fissate le date delle elezioni, originariamente previste per lo scorso dicembre, dopo il fallimento, lo scorso venerdì, dell’ennesimo tentativo di conciliazione. L’invito agli attori libici da parte del Segretario generale dell’Onu, si ribadisce, è “a riunirsi per superare il continuo stallo politico, che sta aggravando le divisioni e ha un impatto negativo sull’economia del Paese”. Sale, intanto, l’inflazione mentre continuano le file per il carburante, sebbene il Paese sia ricco di petrolio.