Libia, preso d’assalto a Tobruk il Parlamento

Vatican News

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

Un gruppo di manifestanti, in Libia, ha fatto irruzione ieri sera nella sede del Parlamento, a Tobruk, per protestare contro il deterioramento delle condizioni di vita e della situazione politica nel Paese. Un bulldozer, guidato da un manifestante, ha forzato la porta del recinto dell’edificio, facilitando l’ingresso dei dimostranti, mentre le forze di sicurezza a protezione del Parlamento si sono ritirate. La Camera dei rappresentanti è stata messa a soqquadro e sono stati commessi atti di vandalismo. L’edificio era vuoto, perché ieri era un giorno festivo. I manifestanti hanno anche appiccato incendi all’esterno, invocando lo scioglimento del Parlamento e la convocazione di elezioni presidenziali e parlamentari prima della fine dell’anno, come letto in una dichiarazione.

Lo stallo politico

Due governi, da marzo, si contendono il potere in Libia: uno con sede a Tripoli, guidato da Abdelhamid Dbeibah, e un altro guidato da Fathi Bashagha, sostenuto dal Parlamento di Tobruk e da Khalifa Haftar. Elezioni presidenziali e legislative si sarebbero dovute svolgere nel dicembre scorso, a coronamento del processo di pace portato avanti dalle Nazioni Unite dopo le violenze del 2020. Ma le consultazioni sono state rinviate a tempo indeterminato a causa delle forti divergenze tra i rivali politici e delle tensioni sul terreno, mentre la crisi economica nel Paese si è aggravata.

Le proteste dei cittadini

Manifestazioni per il rincaro del prezzo del pane e per il miglioramento delle forniture di energia elettrica si sono svolte nella giornata di ieri anche a Tripoli, Misurata e Sebha, all’indomani dei colloqui sulla costituzione e sulle elezioni a Ginevra tra il presidente del parlamento di Tobruk Aguila Saleh ed il presidente dell’Alto Consiglio di Stato di Tripoli Khaled el-Meshri, che non hanno prodotto alcun risultato. Da giorni, nel Paese, sono continue le interruzioni di energia elettrica, aggravate dal blocco di diverse installazioni petrolifere. La rabbia dei cittadini è rivolta contro la classe politica, giudicata incapace di dare risposte concrete ai problemi quotidiani, non essendo stata in grado nemmeno di convocare nuove elezioni, dopo l’annullamento di quelle previste lo scorso dicembre. In una dichiarazione il Parlamento ha riconosciuto “il diritto dei cittadini a manifestare pacificamente”, ma ha condannato “gli atti di vandalismo e di incendio doloso” presso la propria sede.