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Un dialogo a tutto campo sul tema della vita tra diverse prospettive e modelli teologici: è quanto vuole essere il volume “Etica teologica della Vita. Scrittura, tradizione sfide pratiche” che raccoglie gli Atti del Seminario di Studio promosso dalla Pontificia Accademia per la Vita a Roma dal 30 ottobre al primo novembre dell’anno scorso. Nel testo, che verrà pubblicato domani primo luglio dalla Libreria Editrice Vaticana, sono presenti le riflessioni di teologi con impostazioni differenti con l’intenzione di ricreare il dibattito aperto che si è svolto durante il seminario. Oggi Civiltà Cattolica ha pubblicato un articolo, a firma del padre gesuita Jorge José Ferrer, in cui vengono illustrati in modo ampio i contenuti di questo dialogo che parte da una riflessione generale sulla gioia della vita umana per passare ai temi della coscienza, della norma e del discernimento morali fino alle questioni più attuali della bioetica. Ne parliamo con l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia e curatore del volume.
Mons. Paglia, il volume è molto ampio e denso. Come è nato questo progetto?
L’iniziativa prende spunto dalle numerose sollecitazioni che nei suoi discorsi e documenti Papa Francesco sta rivolgendo ai teologi. Si sente dire che il Santo Padre non sia interessato alla teologia, ma se facciamo più attenzione a quanto egli veramente dice non sembra proprio che si possa dire una cosa del genere. Per cui ci siamo domandati: stiamo veramente ascoltando il magistero di Papa Francesco? Stiamo prendendo sul serio le sue parole in modo organico, e non solo utilizzando qualche singola espressione, per di più isolata dal contesto dell’insieme delle sue riflessioni? Stiamo esaminando le implicazioni che esse hanno per il pensiero teologico? Se consideriamo in questa prospettiva Evangelii gaudium, Laudato si’, Amoris laetitia e Veritatis Gaudium ci rendiamo conto che le sollecitazioni che vi sono presenti aprono un nuovo orizzonte per la teologia e per il compito dei teologi, con una forte sottolineatura del dialogo e del reciproco arricchimento di saperi diversi.
Il volume è dedicato ai soli temi riguardanti la vita. Come mai?
L’etica teologica della vita umana è un ambito particolare di cui l’Accademia si interessa, in cui i temi della corporeità e delle pratiche sanitarie hanno un particolare interesse. È peraltro un campo in cui la continua innovazione scientifico-tecnologica incalza la riflessione. Quando abbiamo iniziato il nostro percorso ci trovavamo in prossimità del 25esimo anniversario di Evangelium Vitae. Ci siamo allora posti l’obiettivo di rileggere a distanza di molti anni i principali argomenti trattati nell’enciclica di san Giovanni Paolo II. E lo abbiamo fatto invitando teologi, teologhe ed esperti in diversi campi, in un seminario di studio che si è svolto a Roma nel 2021. Gli invitati venivano da più continenti ed esprimevano sensibilità e impostazioni teologiche differenti. Il volume che ora esce raccoglie gli Atti di questo lavoro. Papa Francesco è stato informato di ogni passaggio e ha incoraggiato il progetto.
Lei nell’introduzione scrive che si tratta di un “unicum”. Cosa intende?
Da una parte l’iniziativa è nata da un’Accademia pontificia, un’istituzione che fa parte della Santa Sede, ma dall’altra la nostra riflessione non si limita a spiegare testi del Magistero. Piuttosto abbiamo inteso mettere in dialogo – come spiego più dettagliatamente nell’introduzione – opinioni diverse su temi anche controversi, proponendo molti spunti di discussione. Quindi la prospettiva è quella di rendere un servizio al Magistero, aprendo uno spazio di parola che renda possibile e incoraggi la ricerca. Questo è il modo in cui interpretiamo il ruolo dell’Accademia, che lo stesso Francesco ha voluto anche sulle questioni di frontiera in chiave trans-disciplinare. La cura dell’intelligenza della fede deve procedere coltivando questo campo di elaborazione degli approfondimenti e degli avanzamenti che si rendono necessari: per ascoltare la voce dello Spirito che spiega sempre di nuovo il vangelo di Gesù, per intercettare con nuova efficacia i processi in cui si formano i paradigmi della cultura umana (Veritatis Gaudium). Ospitare la serietà dei processi di elaborazione di questo dinamismo ecclesiale, che non si rassegna alla semplice ripetizione di formule inerti o al puro adattamento dei luoghi comuni, fa parte del ministero autorevolmente affidato alla Pontificia Accademia.
Il “metodo” di lavoro è a suo avviso la principale novità?
Sì, per me fin dall’inizio è stato chiaro che era fondamentale un clima di ricerca, dialogo e confronto tra i partecipanti. Come già accennato, ma vale la pena sottolinearlo, non solo abbiamo cercato il dialogo tra saperi diversi, ma anche tra prospettive e modelli teologici che sviluppano un’intelligenza sapienziale e pastorale della fede: per far risuonare la ricchezza della teologia cristiana, la sua poliedricità cattolica. L’asse portante di questo testo è costituito da un’antropologia teologica ispirata dalla fede ecclesiale in stretto dialogo con la cultura contemporanea. Essa fa da base per affrontare le questioni riguardanti la vita umana e le complesse problematiche scientifiche ed etiche nel contesto del mondo di oggi. È un tentativo, certamente perfettibile, di accogliere l’invito di Veritatis Gaudium (par. 3) per un radicale cambio di paradigma della riflessione teologica.
Cosa ha comportato questo approccio per lo svolgimento del vostro seminario?
A questa domanda posso rispondere dando uno sguardo all’articolazione dei diversi capitoli del volume, 12 in tutto. Il punto di partenza è una sintesi dei punti più rilevanti dei discorsi e dei documenti di Papa Francesco. Da qui si passa a esaminare l’insegnamento sulla vita nella Bibbia alla luce dell’evento cristologico. Dopo un capitolo che cerca di interpretare gli elementi principali della cultura del mondo in cui oggi ci troviamo, il capitolo successivo affronta criticamente la lettura della tradizione magisteriale e teologica rispetto al quinto comandamento: «non uccidere». Vengono poi esaminati i temi della coscienza, della norma e del discernimento morale. All’interno di questa ampia cornice, vengono situate le questioni correlate all’origine della vita e al ruolo della sessualità, la sofferenza, la morte, la cura della persona morente. Alcuni temi specifici, come quelli dell’ambiente e della vita (anche animale) sul pianeta, della generazione e della procreazione responsabile, della cura della persona morente e delle nuove tecnologie vengono affrontate come banchi di prova dell’impostazione complessiva esposta nei capitoli precedenti. Alla fine del volume si delinea il fondamentale orizzonte escatologico dischiuso dalla rivelazione, indispensabile per una comprensione adeguata della vita umana e del suo senso, e purtroppo oggi poco presente nella predicazione cristiana.
Quali sono i tratti fondamentale dell’antropologia teologica sottostante allo sviluppo della riflessione che avete proposto?
L’impostazione personalista (già fortemente sollecitato come principio di sviluppo antropologico della teologia cristiana da Giovanni Paolo II), va unita a una profonda elaborazione cristocentrica ed ecclesiologica. La risposta alla chiamata di Cristo, nei suoi risvolti esistenziali e nella sua declinazione pastorale, richiede un impegno da attuare pienamente nella comunità. È facendo strada insieme agli altri, nella dimensione sociale e storica, che vengono elaborate e formulate le norme morali. Attenzione: la verità del bene morale non ha a che fare con il consenso; ha a che fare con la realtà della persona aperta alla comunione e che trova la pienezza nell’amore, nell’apertura agli altri, in una vera e propria etica dell’alterità.
Il fatto che nel libro ci sia una discussione libera ed aperta, è un segno di sinodalità?
Certamente. Non c’è altra strada, soprattutto su temi fondamentali come quelli che riguardano le molteplici dimensioni della vita umana. Abbiamo voluto un percorso di studio e riflessione che ci ha condotto a vedere in una nuova luce i temi della bioetica, a partire dal ruolo del discernimento e della coscienza formata dell’agente morale. Non solo in un clima di parresia che stimola e responsabilizza teologi, accademici, studiosi. Ma anche con un procedimento analogo alle quaestiones disputatae: porre una tesi ed aprire al dibattito. E il dibattito può portare a intravedere strade nuove, per far avanzare la bioetica teologica, includendo i più recenti sviluppi favoriti dagli interrogativi posti dall’ecologia integrale e dalla dimensione globale dei problemi. Come le quaestiones disputatae del Medioevo: non pretendevano di soppiantare il Magistero autentico ma volevano aprire orizzonti nuovi di riflessione e ricerca, a disposizione del suo specifico e autorevole discernimento. È senz’altro un procedimento che riflette il respiro e il clima sinodale in cui papa Francesco desidera che la Chiesa si muova. Proprio questo processo sinodale ci è stato autorevolmente indicato durante i giorni del Seminario, dai Cardinali Grech e Semeraro che hanno presieduto e predicato durante le celebrazioni eucaristiche. Anche i loro testi sono raccolti nel volume.