Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Un quadro e un francobollo che lo riproduce sono due modalità scelte dalla Piccola Opera della Divina Provvidenza e dal Vaticano per celebrare il 150.mo anniversario della nascita di san Luigi Orione, uomo di preghiera e di azione a sostegno degli ultimi, che sempre nella fedeltà al Papa, già all’inizio del Ventesimo secolo vedeva la Chiesa come “ospedale da campo, aperta alle sfide del mondo”. Nel dipinto, del pittore spagnolo Raul Berzosa, sono rappresentati, attraverso dei simboli, la nascita e il carisma del santo tortonese, nato il 23 giugno 1872 a Pontecurone.
Emissione congiunta di Vaticano, Italia, Argentina e Ordine di Malta
Il francobollo che lo riproduce è stato emesso dal Servizio Poste e Filatelia del Governatorato della Città del Vaticano, congiuntamente con l’Italia, l’Argentina e il Sovrano Ordine di Malta, il 16 maggio, con un valore di 2,40 euro. San Luigi Orione è raffigurato con una rosa sulla mano sinistra. Sullo stesso lato, a destra nell’immagine, in secondo piano la Madre della Divina Provvidenza e a sinistra Cristo che tiene sul cuore la Basilica Vaticana e con la mano destra fa cadere nella destra di don Orione le lacrime e il sangue dei poveri che accesero nel santo, e continuano ad accendere nella sua opera, il sacro fuoco della carità.
Il segno di quella rosa che non appassiva
La rosa, spiega don Francesco Mazzitelli, orionino, incaricato di Filatelia del Servizio Poste e Filatelia della Città del Vaticano, “ci ricorda il segno che la Vergine Maria volle dare al suo paese natale, il mese prima della sua nascita: una rosa portata dalla mamma del futuro santo in segno di devozione davanti all’immagine della Madonna del Rosario non appassì con il trascorrere dei giorni, a differenza dei fiori delle altre popolane. Il fatto fu riferito al parroco che lo interpretò come il segno di una grazia speciale che la Madonna avrebbe concesso al loro paese”. Per questo intorno al fiore purpureo l’artista ha dipinto un cartiglio che reca la scritta: “Grazia di Maria”.
Cristo porta la Chiesa, ma anche il sangue dei poveri
L’immagine mariana riprodotta alle spalle del Santo rappresenta la Madre della Divina Provvidenza, patrona principale della Congregazione da lui fondata. In questa composizione, sottolinea don Mazzitelli, “prende forma l’esperienza mistica di cui Don Orione scrisse durante il Congresso Eucaristico Internazionale svoltosi a Buenos Aires nel 1934 e in cui riconobbe la sintesi della missione che Dio gli aveva affidato, ovvero l’assoluta fedeltà al Papa e lo speciale amore verso i poveri: ‘Vedo Cristo venire portando la Chiesa sul suo cuore e nella destra le lacrime e il sangue dei poveri’ “.
Don Mazzitelli: nella carità, i cuori vibrano con il Papa
Un episodio che, chiarisce ancora don Francesco Mazzitelli, il responsabile della Filatelia Vaticana, “ci ricorda che la spiritualità orionina è una spiritualità traboccante d’amore, che sgorga dalla Trinità e si riversa nel cuore dell’uomo, rendendolo capace di amare”.
Come Poste Vaticane avete riprodotto nel francobollo dedicato a san Luigi Orione un dipinto realizzato appositamente per questo anniversario così importante e che condensa tutta la spiritualità orionina…
Sì, nel quadro abbiamo voluto rappresentare per prima cosa l’anniversario e quindi richiamare la nascita di Don Orione attraverso il simbolo della rosa che reca il cartiglio su cui è scritto “Grazia di Maria”. Questo ci ricorda che il mese prima che il santo nascesse la mamma, con tutte le popolane del paese di Pontecurone, stava facendo la via pratica del mese di maggio, quindi andava a recitare il rosario davanti a un’edicola della Madonna e come era uso portavano dei fiori. La mamma del Santo un giorno portò una rosa e si accorsero che questo fiore non appassiva, nonostante i giorni passassero. Allora andarono dal parroco e gli chiesero che cosa volesse dire questo segno, e il parroco rispose: “Vuol dire che la Madonna sta per fare una grazia speciale al nostro paese”. Questo sul lato destro di chi guarda: c’è appunto la rosa con il cartiglio e l’immagine della Madonna. Sul lato sinistro c’è l’immagine di Cristo che reca sul cuore la Basilica di San Pietro e con la mano destra fa scorrere nella mano di don Orione le lacrime e il sangue dei poveri. Questa immagine riprende una intuizione spirituale che don Orione ebbe durante il Congresso eucaristico di Buenos Aires del 1934. Durante questa manifestazione, don Orione dice: “Vedo Cristo venire che porta la Chiesa sul suo cuore e nella destra le lacrime e il sangue dei poveri”. Questa visione è stata sempre considerata la sintesi del carisma della nostra congregazione, che si può riassumere in due parole: Papa e poveri. La fedeltà al Papa, alla Chiesa e poi l’amore speciale verso i poveri perché don Orione dice che l’”Instaurare omnia in Christo” che è il motto della nostra congregazione, si realizza partendo dai poveri, evangelizzando i poveri. Attraverso l’evangelizzazione dei poveri, con le opere di carità, si ricompone l’unità della Chiesa e si fanno vibrare i cuori del popolo intorno al cuore del Papa.
Insomma il vostro fondatore era un uomo d’azione, perché andava a sporcarsi le mani con la realtà sofferente, ma anche un uomo di spiritualità, un grande mistico…
Sì, soprattutto perché era un uomo di preghiera, non sono tanto importanti le visioni. Nei suoi propositi che fece all’età di 35 anni scrisse: “Orazione 24 ore al giorno”, perché non solo passava dei momenti di preghiera, ma tutta la sua attività era preghiera e quindi sapeva riconoscere nei poveri il volto di Cristo. Tanto che scrisse una volta: “Anche nel più misero degli uomini brilla l’immagine di Dio”.
Quella della vostra congregazione è sempre stata una pastorale in uscita direbbe ora Papa Francesco, gettandosi “nel fuoco dei tempi nuovi”, come vi chiedeva il vostro fondatore. Cosa significa questo nei tempi di oggi?
Intanto bisogna tornare sempre a don Orione perché lui aveva una percezione della Chiesa che era profetica per il suo tempo. Non si voleva fermare solo all’aspetto sacramentale, “di sacrestia”. Difatti fece suo il grido di monsignor Bandi, il vescovo di Tortona, che diceva: “Fuori di sacrestia!”. Già lui, in qualche modo, intuiva quello che Papa Francesco ci sta dicendo adesso, che la Chiesa deve essere un’ospedale da campo, deve essere aperta e accogliente, aperta alle sfide del mondo, e che non si può arroccare sui suoi principi. Allora Don Orione aveva questo: su quello che non era rinunciabile, che non poteva essere mercanteggiato, sulla sostanza non si doveva discutere. Ma poi per il resto si poteva condividere anche la vita della gente.
Avete stampato 44000 minifogli, equivalenti a 176000 francobolli. Com’è andata finora la diffusione?
Da quello che dicono gli operatori postali è andata bene perché è quasi esaurita. Questo significa che il messaggio di don Orione è ancora oggi valido, attuale, perché tanti l’hanno preso non soltanto perché è un’emissione filatelica, ma anche per i legami che avevano con il santo.
Anche perché nel foglietto avete messo proprio, in primo piano, la rosa e la parola “Grazia”…
Perché lui ha sempre riconosciuto che la sua vita era una grazia di Maria. Una di quelle donne che partecipava al rosario quando lui stava per nascere, lo incontrò circa vent’anni dopo e lei stessa disse che riconosceva in lui la grazia che la Madonna aveva fatto al paese di Pontecurone. E poi lui stesso definiva la sua vita una di quelle cappelle di montagna nelle quali entrando non si vedono altro che cuori su cui c’è scritto “Grazia di Maria”. La stessa cosa, poi, diceva anche della congregazione.