Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
I movimenti e le nuove comunità, inseriti nel cammino sinodale della Chiesa, sono “come le tessere di un mosaico, belle già se prese ad una ad una, ma che solo insieme compongono un’immagine”. Siamo già “una stella nel cuore di Dio”, ma “siamo chiamati a comporre delle costellazioni che orientino e rischiarino il cammino dell’umanità”. Così, citando il messaggio di Papa Francesco per l’ultima Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, l’8 maggio di quest’anno, la presidente del Movimento dei Focolari, Margaret Karram, ha voluto esprimere la prima delle sfide che attendono queste realtà della Chiesa, chiamate “ad andare oltre ogni autoreferenzialità” e a camminare unite “non solo all’interno delle nostre realtà, ma insieme a tutti” come fratelli.
Dopo il convegno del 2018 sul carisma dei movimenti
Lo ha fatto aprendo i lavori del convegno teologico “Movimenti e nuove comunità Identità nel cammino sinodale della Chiesa” organizzato dalla Pontificia Università Lateranense e dall’Istituto universitario Sophia di Loppiano, nell’aula magna dell’ateneo del Papa. Ideale prosecuzione, attesa da tempo ma rimandata a causa della pandemia, della giornata di studio del 2018 su “Carisma e istituzione in Movimenti e Comunità ecclesiali”. In quell’occasione erano state analizzate le novità delle quali le nuove realtà ecclesiali erano portatrici e le relative questioni, in parte inedite, che oltrepassavano il quadro canonico esistente. “Già allora – ha sottolineato Karram – si avvertiva la necessità di un ulteriore approfondimento, anche teologico”.
Farrell: le quattro sfide per il futuro
Nella sua relazioni introduttiva, il cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, Famiglia e Vita, ha guardato al futuro e alle sfide che nel terzo millennio attendono i movimenti e le nuove comunità, rappresentate al convegno dal Movimento dei Focolari, Comunità dell’Emmanuele, Comunità Shalom, Fazenda de Esperança e Nuovi Orizzonti che lo hanno promosso, ma anche da tante altre realtà. Ne ha indicate quattro dalla sfida della fedeltà dinamica e creativa al carisma a quella dell’unità, dalla sinodalità alla missionarietà. Fedeltà creativa al carisma perché “la sorgente” dell’incontro con Cristo che ha prodotto nuove forme di preghiera, modalità di annuncio, di vita comune, di carità e servizio, opere sociali e culturali e anche impegno civile e azione politica, va comunicata alle nuove generazioni di membri in modo nuovo ma nella forma originaria, e non “le sue derivazioni o applicazioni parziali”. Un carisma che va adattato anche alle varie culture che si incontrano nella diffusione e ampliamento del movimento, perché “fedeltà al carisma non vuol dire ‘pietrificarlo’” come ha sottolineato a Comunione e Liberazione Papa Francesco nel marzo 2015. Una fedeltà che significa “tenere vivo il fuoco e non adorare le ceneri”.
Dalla fedeltà dinamica al carisma alla sfida dell’unità
La sfida dell’unità è interna, per superare “personalismi” e contrapposizioni tra “correnti” e mantenersi in un’unica “famiglia spirituale”, ma anche “esterna”, che chiede di conservare “la comunione con le Chiese particolari e i loro pastori”. Questi ultimi però, da parte loro, per il cardinale Farrell, “sono chiamati a comprendere sempre meglio la specificità dei carismi” dei movimenti e nuove comunità e “saperli adeguatamente accogliere e valorizzare come preziosi strumenti nella pastorale ordinaria delle diocesi”.
Le sfide della sinodalità e della missionarietà
La sinodalità nei movimenti, ed è la terza sfida, chiede la valorizzazione del contributo di tutti i membri, perché a guardare al futuro del carisma non sia solo un gruppo di pochi “illuminati”. E implica anche “il tema delicato della formazione di coloro che possano assumere ruoli di leadership nelle attività di apostolato e anche nel governo dei movimenti”. Vuole infine l’armonia e la cooperazione tra i diversi “stati di vita”, che devono camminare insieme. Celibi e coniugati, laici e sacerdoti o religiosi, e anche fedeli e vescovi. La quarta sfida è rispondere alla natura dei movimenti che sono “intrinsecamente” missionari. “I loro membri, senza frequentare ‘scuole’ o ‘corsi’ specifici – ha ricordato il porporato irlandese – sono stati da subito annunciatori coraggiosi del Vangelo. Questa è una ricchezza che va conservata!”. Rifuggendo ogni autocompiacimento e rivolgendosi in particolare a giovani e famiglie.
Una nuova formazione e adeguare apostolato e carità
Il prefetto del Dicastero per i Laici ha quindi chiamato tutti i membri di movimenti e nuove comunità “ad un discernimento, individuale e comunitario, per cogliere ciò che lo Spirito Santo suggerisce alla Chiesa” e a ognuna delle diverse realtà. Perché il carisma non può ridursi ad un’idea in conflitto con la realtà. E ha invitato i movimenti ad aggiornare “la formazione permanente offerta ai propri membri, tenendo conto di queste nuove sfide e che ad esse si adeguino le attività di apostolato e i servizi di carità che tutti voi portate avanti con ammirevole dedizione”.
Interventi di cardinali, laici, teologi ed economisti
Il convegno ha avuto come obiettivo anche dare impulso allo studio teologico di movimenti e nuove comunità, per conoscere e comprendere sempre meglio la loro identità profonda, i punti di incontro e collaborazione al servizio della Chiesa e dell’umanità. Sono intervenuti anche il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi e Presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina; Linda Ghisoni, sottosegretario del Dicastero per i Laici, Famiglia e Vita; monsignor Piero Coda, segretario generale della Commissione Teologica Internazionale e professore di Ontologia Trinitaria presso l’Istituto Universitario Sophia; Elena Di Bernardo, Facoltà di Diritto Canonico, Institutum Utriusque luris, Pontificia Università Lateranense; Mary Healy, Sacred Heart Major Seminary di Detroit, USA; Luigino Bruni, docente ordinario di Economia politica e coordinatore del dottorato in Scienze dell’Economia Civile, Università Lumsa di Roma.
I rappresentanti dei movimenti che hanno promosso l’evento
Per i movimenti e le nuove comunità che hanno promosso l’evento, oltre a Margaret Karram, Chiara Amirante, fondatrice e presidente di “Nuovi Orizzonti”; Michel-Bernard de Vregille, moderatore generale della Comunità dell’Emmanuele; Moysés Louro de Azevedo Filho, fondatore e moderatore generale della Comunità Cattolica Shalom; Iraci da Silva Leite, tra le fondatrici della Fazenda da Esperança.