Gabriella Ceraso e Emanuela Campanile – Città del Vaticano
Coesivo, accessibile e a misura di ciascuno: uno sport che educhi, che faccia partecipare tutti e che non lasci indietro nessuno. Questo avrà al centro il Summit Internazionale che chiuderà in Vaticano il mese di settembre, il 29 e il 30. Un’occasione che si inserisce nella lunga storia che unisce da secoli il Papa, la Santa Sede e la Chiesa tutta allo sport e ai suoi valori e che, in questo caso, risponde all’appello di Papa Francesco sull’importanza sociale, educativa e spirituale dello sport, come fa sapere il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, che ne è il promotore in collaborazione con il Dicastero per la Cultura e l’Educazione e la Fondazione Giovanni Paolo II per lo Sport. Il Summit coinvolgerà le maggiori istituzioni ed organizzazioni sportive e intergovernative, per evidenziare l’importanza della pratica sportiva come mezzo di crescita umana, educativa e spirituale. Questo appuntamento – spiega il Dicastero – prosegue il cammino iniziato con l’Incontro internazionale “Sport at the Service of Humanity” organizzato nell’ottobre 2016, seguito poi da “Dare il meglio di sé”, il primo documento integrale della Santa Sede sullo sport pubblicato l’1° giugno 2018.
Tre caratteristiche dello Sport e una Dichiarazione finale
Durante il Summit, sarà presentata una Dichiarazione che invita il mondo dello sport a guardare al futuro facendo proprie tre caratteristiche fondamentali: coesione, accessibilità ed essere a misura di ogni persona. La prima per evidenziare la necessità di ridurre il gap tra lo sport di base e lo sport professionistico, nella convinzione che l’unità dello sport è un valore da salvaguardare e coltivare. La seconda per garantire a tutte le persone il diritto alla pratica sportiva, aldilà della loro condizioni sociali (povertà, condizioni di migrazione e stato di rifugiati, marginalità, guerre, detenzione carceraria, ecc..). Infine, la terza parola chiave si concentra sulla possibilità di tutte le persone di poter praticare lo sport, anche quando si hanno disabilità fisiche, mentali o disagi psicologici. Il Summit prevede la partecipazione su invito di circa 200 persone del mondo dello sport (atleti, allenatori, dirigenti), di Federazioni Sportive Internazionali, ma anche di Associazioni sportive a livello amatoriale.
Il Papa chiuderà l’evento, condiviso con diverse fedi e religioni
Saranno presenti anche rappresentanti delle diverse confessioni cristiane e di altre religioni, così come di enti non profit e di istituzioni educative di tutto il mondo che lavorano a favore dell’inclusione nella società attraverso lo sport. A conclusione del Summit, alla presenza di Papa Francesco, i partecipanti saranno invitati a sottoscrivere la Dichiarazione con l’impegno di promuovere sempre di più nelle proprie istituzioni e organizzazioni sportive la dimensione sociale e inclusiva dello sport. Tale invito sarà poi esteso a tutte le realtà dello sport, a partire da quelle che si ispirano alla visione cristiana della persona e dello sport stesso, partecipando alla sottoscrizione online. In allegato si invia una spiegazione grafica del logo e il programma del Summit con i relatori ad ora confermati, a cui si aggiungeranno testimonial sportivi che, con la propria esperienza di vita, racconteranno quanto lo sport possa essere un’opportunità di riscatto, di incontro, di inclusione, di pienezza di vita.
Sarà un momento di unità e di festa, ma anche la prosecuzione della storia della Chiesa in rapporto allo sport, così ai nostri microfoni Melchor José Sánchez de Toca, sotto-segretario del Dicastero per la Cultura e l’Educazione:
Monsignor Sanchez, ci può presentare questo evento annunciato oggi?
Questo Summit si inserisce in una scia di interventi dei Pontefici, dei Dicasteri della Santa Sede ma anche dell’Associazione Sportiva Athletica Vaticana, che ha costellato gli ultimi anni. Volendo nella storia potremmo risalire a Papa Pio X che organizzò qui in Vaticano una specie di Olimpiade moderna, nell’anno 1905 e poi nel 1908 e ancora nel 1913. In quell’occasione il Papa stesso disse “Con questo, ho dato un messaggio molto chiaro, non so cosa altro dovrei fare se non mettermi a fare esercizi….”, per dire che lo sport è qualcosa di importante. In quella specie di Olimpiade, tra l’altro, ci fu anche una partecipazione di atleti che oggi chiameremo “disabili”, che era una novità per quel tempo. In questo gli interventi dei Pontefici ma anche dei grandi santi educatori da San Giovanni Bosco a don Pino Puglisi, è stato costante: lo sport è importante, tocca il cuore di molte persone e ha un potenziale educativo. Ma a questo oggi si aggiunge un altro fattore: dare una possibilità a quelle persone che rimangono ai margini della società, vuoi per una disabilità fisica, vuoi per una disabilità di tipo intellettivo o relazionale, vuoi per il fatto che sono socialmente emarginati per la povertà o perchè sono rifugiati e immigrati eccetera…