Fisichella: la povertà si sconfigge con la condivisione

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Adriana Masotti – Città del Vaticano

“Lo sguardo di chi prende tra le mani questo testo si fissa necessariamente sulle tristi vicende che si stanno sperimentando in questi mesi e che terranno ancora intere popolazioni sotto il ricatto della paura e della guerra nelle prossime settimane”. Monsignor Rino Fisichella va al cuore del Messaggio di Papa Francesco per la prossima Giornata Mondiale dei Poveri. E’ la guerra, infatti, la principale causa della povertà nel mondo e oggi possiamo costatarlo da vicino anche attraverso il conflitto che si è acceso in Europa. Il Papa, sottolinea Fisichella, avverte la fatica crescente che vivono i popoli che, in un primo momento, hanno accolto con generosità i profughi ucraini e raccolto fondi per assisterli. C’è il rischio di tornare all’indifferenza.

L’illusione di vivere felici all’interno delle proprie mura

Monsignor Fisichella commenta i tre percorsi indicati dal Papa per vivere la solidarietà responsabile. Il primo è quello di rifiutare ogni forma di “rilassatezza che porta ad assumere comportamenti non coerenti” e dice che questo “è un tema che ritorna spesso nel magistero del Papa perché è una condizione culturale frutto di un esasperato secolarismo che rinchiude le persone all’interno di una muraglia cinese senza più senso di responsabilità sociale, con l’illusione di vivere un’esistenza felice ma di fatto effimera e senza fondamento”. Il secondo percorso è quello di assumere la solidarietà come forma di impegno sociale e cristiano e cita le parole di Francesco: “La solidarietà è proprio questo: condividere il poco che abbiamo con quanti non hanno nulla, perché nessuno soffra. Più cresce il senso della comunità e della comunione come stile di vita e maggiormente si sviluppa la solidarietà…”. Molti Paesi negli ultimi decenni, afferma il presule, hanno fatto progressi grazie a politiche familiari e progetti sociali, è giunto quindi il momento della condivisione di questo “patrimonio di sicurezza e stabilità”, perché nessuno abbia a trovarsi nell’indigenza. Centrale in questo spirito di condivisione il valore che si dà al denaro e l’uso che se ne vuole fare. 

La vera ricchezza sta nell’amore reciproco

Il terzo passaggio è la proposta contenuta nel titolo di questa VI Giornata Mondiale dei Poveri. È tratto dalla seconda Lettera di Paolo ai cristiani di Corinto: “Gesù Cristo si è fatto povero per voi”. Fisichella spiega che il contesto della Lettera dell’apostolo è quello della raccolta di fondi per sostenere i poveri della comunità di Gerusalemme. Ieri come oggi è importante dare continuità alla generosità. Per questo, prosegue, “la testimonianza dei cristiani ha bisogno di essere sostenuta dall’esempio che Gesù stesso ha donato” Lui ci ha mostrato che “la vera ricchezza non consiste nell’accumulare ‘tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano’, ma piuttosto nell’amore vicendevole che ci fa portare i pesi gli uni degli altri così che nessuno sia abbandonato o escluso” .

La solidarietà vissuta nella diocesi di Roma 

Se c’è una povertà che abbruttisce, ce n’è una che libera e dà gioia ed è la povertà scelta per amore degli altri. Monsignor Fisichella dice che è una scelta che appare paradossale oggi, eppure tanti sperimentano l’insoddisfazione di una vita spesa solo per se stessi. E che questa scelta sia possibile, Papa Francesco lo dimostra con l’esempio di san Charles de Foucauld, “un uomo che, nato ricco, rinunciò a tutto per seguire Gesù e diventare con Lui povero e fratello di tutti”. Proprio su questa linea “si snoderà l’impegno delle Chiese locali per la celebrazione della VI Giornata Mondiale dei Poveri”, afferma mons. Fisichella, con iniziative tra le più varie a cominciare dalla settimana precedente il 13 novembre, per raggiungere le varie forme di povertà. Il presule spiega che l’anno scorso nella diocesi di Roma sono state avvicinate 5.000 famiglie con kit di medicinali da banco e tonnellate di viveri distribuiti grazie alla generosità di alcune aziende farmaceutiche e di alcuni supermercati. Sono state pagate poi bollette di acqua, luce, gas, assicurazioni e affitti a 500 famiglie colpite dalla disoccupazione. Ci auguriamo, conclude Fisichella, che tutto questo potrà proseguire “perché tante persone hanno raccolto l’invito alla generosità”, così come allora l’invito dell’apostolo Paolo.

Rispondere alle necessità più impellenti dei poveri

Proprio sull’impegno concreto previsto a Roma in occasione della Giornata, le domande dei giornalisti presenti alla conferenza. Una collega chiede se si ripeterà anche quest’anno l’esperienza del presidio medico in Piazza San Pietro tanto richiesto dai senza dimora che vivono nei dintorni. Si sta studiando il modo per realizzarlo nuovamente, risponde monsignor Fisichella. Del resto, dice ogni periodo ha le sue emergenze e, come era stata la pandemia nei due anni precedenti, così oggi ci sono preoccupazioni, anche a causa della guerra in corso, per alcuni prodotti alimentari, è necessario dunque focalizzare di volta in volta le necessità più impellenti delle famiglie romane. 

Allo studio il pranzo con i poveri

Anche per quanto riguarda il pranzo per i poveri, con la presenza di Papa Francesco, sospeso nei due anni scorsi per evitare assembramenti, si sta ancora studiando come fare e si spera quest’anno di poterlo realizzare nuovamente. Fisichella sottolinea che moltissime diocesi nel mondo hanno ripreso l’idea del pranzo solidale realizzandolo in diverse forme e cita l’esempio di Berlino dove l’arcivescovo nel 2021 ha aperto la Cattedrale, in corso di restauro, proprio nella Giornata Mondiale dei Poveri per offrire il pranzo ai bisognosi.

La dimensione profetica della Chiesa

Una domanda riguarda l’azione della Chiesa nella lotta alla povertà. C’è prima di tutto la solidarietà che la Chiesa vive anche collaborando con tutti gli enti e le associazioni civili che si danno da fare in tempo di emergenza, risponde l’arcivescovo, sottolineando che c’è però anche una dimensione profetica che è propria della Chiesa per mandato di Gesù. Si tratta della capacità di denunciare le cause della povertà. Non ci sono poi solo le povertà materiali, evidenzia, ma anche quelle esistenziali come la mancanza degli affetti, la solitudine, la paura, le forme di disagio. Sono povertà frutto di una mentalità secolarizzata che non riconosce la dignità della persona e genera ingiustizie. Per questo, conclude, c’è bisogno di lavorare anche a livello culturale. La voce della Chiesa su questo è tante volte emarginata, ma bisogna non smettere di puntare sulla dignità di ogni persona e di tutte le persone.