Marco Guerra – Città del Vaticano
“L’impegno per la pace e il cammino sinodale: quale Europa?”. Su questo tema ruota l’incontro dei portavoce e degli addetti stampa delle Conferenze episcopali europee che si apre oggi pomeriggio a Tirana, in Albania, per concludersi sabato prossimo, primo appuntamento in presenza dall’inizio della pandemia.
Le sfide sul tavolo
Molte le sfide sul tavolo dei comunicatori della Chiese europee, come l’accoglienza dei rifugiati ucraini e dei migranti, l’esercizio dell’ascolto nel percorso sinodale, l’assistenza pastorale dei fedeli, l’inverno demografico, la tutale dalla vita e centralità della persona. Don Antonio Ammirati, vicesegretario generale e portavoce del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (Ccee):
In che modo sarà trattato il tema del percorso sinodale?
Sul cammino sinodale, il primo dei temi trattati, tutti i portavoce dopo una presentazione su quello che è stato il cammino del sinodo a livello di Chiesa universale condivideranno l’esperienza fatta nelle proprie nazioni. Racconteranno pertanto come hanno vissuto queste prime due fasi del sinodo (universale e nazionale – ndr) e questo servirà a elaborare proposte per la terza fase, ovvero quella continentale.
Come è stato vissuto nelle diverse chiese locali l’esperienza del percorso sinodale?
Con grande enfasi e partecipazione. Ogni esperienza episcopale si è preparata all’ascolto, sono stati consegnati dei veri e propri questionari alle persone che poi si sono riunite in gruppi per elaborare delle proposte. Nella fase nazionale queste proposte sono state raccolte. Le Conferenze episcopali europee hanno tempi diversi ma sta venendo fuori una vera condivisione delle esperienze, da questo ascolto comune verranno fuori proposte concrete per la fase continentale che ci vedrà riuniti a Praga dal 12 al 15 febbraio 2023.
Durante la fase sinodale ha fatto irruzione la guerra in Ucraina, perché avete deciso di trattare anche questo tema?
Non potevamo non tener conto in questa sede di quello che sta succedendo in una delle nazioni europee. Di qui il titolo del nostro incontro e la necessità di capire quale Europa ne verrà fuori e il ruolo della Chiesa. Tanti rifugiati hanno trovato ospitalità nelle nazioni vicine, c’è quindi la necessità di fornire loro accoglienza e tanti servizi per una vita normale e integrazione ma soprattutto dare loro assistenza spirituale e pastorale, che in situazioni del genere è difficile poter garantire. Ed ecco allora l’esigenza di capire le sfide per la Chiesa per accogliere non solo gli ucraini ma tutte le persone che bussano alle porte dell’Europa.
Questa situazione può essere anche un’opportunità per la Chiesa europea?
Senz’altro, abbiamo l’occasione di mettere insieme le diverse tradizioni spirituali, il senso della fede che i vari popoli europei hanno. L’accoglienza diventa così un momento di condivisione di fede e tradizioni e percorso spirituale.
Più in generale quali sfide attendono le Chiese europee?
Sono molte, stiamo venendo fuori da una pandemia che condizionerà la vita delle prossime generazioni e anche gli effetti della guerra si sentiranno per molto tempo su tutto il territorio europeo. E allora la sfida è quella di ribadire la centralità della persona e che tutti hanno il diritto divere in pace nella terra dove sono nati e a poter realizzare un futuro. Bisogna partire quindi dalla centralità della persona, dalla difesa della vita, dall’investire nella famiglia che diventa il nucleo di una crescita demografica, sociale ed economica. Alla luce di tutto questo poi capire come rendere al meglio il servizio che la Chiesa offre in Europa.
Per riflettere su questi temi, chi arricchirà gli interventi dell’incontro di Tirana?
Sulla guerra in Ucraina e per una analisi geopolitica e sulle sfide della Chiesa ascolteremo la relazione di padre Giulio Albanese, missionario comboniano e giornalista. Mentre per il Sinodo, prima di ascoltare gli esponenti delle diverse Conferenze episcopali europee, sentiremo l’intervento del direttore della Direzione Teologico – Pastoraldi del Dicastero per la Comunicazione, Natasa Govekar, incentrato su un quadro generale della situazione e sulla preparazione alla XVI Assemblea generale.