Gabriella Ceraso – Città del Vaticano
È la prima visita ufficiale in Vaticano di una delegazione di Autorità del Buddismo della Mongolia, “un segno di speranza” per una terra che già vanta una lunga tradizione di convivenza interreligiosa. E la gratitudine insieme all’incoraggiamento a “esplorare le vie per promuovere ulteriormente il dialogo buddista-cristiano” sono subito espressi da Papa Francesco nel saluto a loro rivolto. Il quadro è una doppia ricorrenza, il 30.mo anniversario della Prefettura apostolica nel Paese, come pure delle relazioni diplomatiche con la Santa Sede nell’ottica di una sempre maggiore collaborazione per costruire una ” società pacifica”.
La riflessione del Papa è centrata sui concetti di pace e di nonviolenza, che Gesù e Buddha hanno costruito e promosso:
La pace è oggi l’ardente anelito dell’umanità. Pertanto, attraverso il dialogo a tutti i livelli, è urgente promuovere una cultura della pace e della nonviolenza e lavorare per questo. Questo dialogo deve invitare tutti a rifiutare la violenza in ogni sua forma, compresa la violenza contro l’ambiente. Purtroppo, c’è chi continua ad abusare della religione usandola per giustificare atti di violenza e di odio.
Essere discepoli dei Maestri della nonviolenza
Essere “veri discepoli” di Gesù o seguaci di Buddha, significa “aderire” alle loro proposte”, spiega Francesco. L’amore a Dio, ai nemici, la logica del perdono sono nell’insegnamento di Gesù, che – rimarca il Papa – “visse in tempi di violenza” e “insegnò che il vero campo di battaglia, in cui si affrontano la violenza e la pace, è il cuore umano”. Proprio “attraverso il percorso della nonviolenza che lo ha condotto fino alla Croce, Gesù “ha distrutto l’inimicizia”. Così Buddha nel suo messaggio di nonviolenza e pace: insegnò – ricorda il Papa citando la raccolta di insegnamento del Dhammapada – che “la vittoria si lascia dietro una scia di odio, perché il vinto soffre” e che “la conquista di sé è più grande di quella degli altri”.
Da qui l’appello con lo sguardo rivolto alla complessità del presente:
In un mondo devastato da conflitti e guerre, come leader religiosi, profondamente radicati nelle nostre rispettive dottrine religiose, abbiamo il dovere di suscitare nell’umanità la volontà di rinunciare alla violenza e di costruire una cultura di pace.
Rafforziamo la nostra amicizia per il bene di tutti
Già in Mongolia c’è una “storia di armonia” in termini di dialogo interreligioso sottolinea Francesco e va col pensiero ai trent’anni di presenza della Chiesa cattolica nel Paese. Una storia “abbastanza recente” dice, e con “numeri esigui”ma significativa visto l’impegno a ” promuovere una cutuura dell’incontro”:
Rafforziamo la nostra amicizia per il bene di tutti. La Mongolia ha una lunga tradizione di pacifica convivenza di diverse religioni. Il mio auspicio è che questa antica storia di armonia nella diversità possa continuare oggi, attraverso l’effettiva attuazione della libertà religiosa e la promozione di iniziative congiunte per il bene comune. La vostra presenza qui oggi è in sé stessa un segno di speranza.
Da qui l’augurio di “abbondanza e pace” ai monasteri buddisti della Mongolia dopo l’invito conclusivo rivolto a tutti a “continuare il vostro dialogo fraterno e le buone relazioni con la Chiesa Cattolica nel vostro Paese, per la causa della pace e dell’armonia”.