Afghanistan: le donne minacciate anche dalla fame

Vatican News

Francesca Merlo – Città del Vaticano

Un altro tragico attentato in Afghanistan ha causato la morte di 14 persone, appartenenti alla minoranza sciita degli Hazara. L’episodio è avvenuto mercoledì 25 maggio. Le vittime erano all’interno di una moschea a Kabul. Simona Lanzoni, vice direttrice di Pangea, fotografa così la situazione attuale nel Paese asiatico: “quello che sta succedendo è che molti Hazara stanno ritornando nelle loro zone, scappando da aree come Kabul, solitamente una delle più progressiste in cui vivere”.

La paura delle donne

Ed è sempre più grave la situazione per le donne. “Sulle strade, su 100 uomini, ci saranno tre donne e tutte coperte. E Kabul – dice Simona Lanzoni – è la città più sviluppata.” Le ragazze, oltre gli 11 anni, non possono andare a scuola, ma quello che tante donne hanno raccontato è che hanno paura anche per quelle più piccole: “c’è molta tensione, spesso vengono minacciate, spesso vengono seguite”. Le donne non si sentono al sicuro. Una regola imposta dai talebani è quella che le giovani, sopra i 18 anni che non sono ancora sposate, possono essere prese in sposa da uno di loro. “Chiaramente questo avviene senza il loro consenso”, spiega Lanzoni, “e organizzano questi grandi matrimoni in cui sposano 3 o 4 giovani donne allo stesso tempo”. Ma lo fanno secondo loro per “salvarle”, per fare “un piacere alle famiglie, procurandole tutto ciò di cui hanno bisogno”. Una di queste cose, di cui necessitano continua Simona Lanzoni, è il cibo.

L’alimentazione, un ‘pasto’ al giorno

L’altra emergenza che tocca soprattutto le donne è quella dell’alimentazione. “Le donne effettivamente sono, nella catena alimentare, le ultime a potersi nutrire, e questo diventa un problema di sistema all ’interno di questo Paese”.

Ascolta l’intervista a Simona Lanzoni, Vice Presidente e Responsabile progetti Pangea Onlus

Il cibo è un problema per tutti. “Piuttosto che mangiare tre volte al giorno come si faceva prima, adesso mangiano una volta al giorno, molto spesso, semplicemente con del tè e del pane.. E questa è tutta la loro alimentazione giornaliera. A volte comprano qualche verdura e ci fanno un brodo, in maniera che quello sia la loro fonte di vitamine. Quindi, dell’acqua molto allungata con cui appunto si nutrono per giornate intere”. Anche per chi prima era benestante, l’accesso a carne o cibi di qualità migliore è diventato molto difficile. “Oggi si ritrovano ad essere poveri”. Ma si incrocia spesso chi è vestito bene, frutto di lavori di anni passati. Ma oggi “fanno veramente le fame”.

Il sostegno alle leader dei nuclei familiari

Cosa si può fare per aiutare le donne in queste situazioni? La vice direttrice di Pangea ci spiega che “c’è tutto un lavoro da fare affinché le piccole economie quotidiane vadano avanti… Intanto è necessario che non muoiano di fame”. Per aiutare le donne è importante focalizzarsi su quei nuclei familiari in cui la donna è in un qualche modo la leader; questo può accadere a causa della grande differenza di età che spesso c’è, oppure perchè il marito è molto anziano o malato, o per le vedove con tanti figli. “Bisogna sostenerle attraverso azioni come la distribuzione di cibo, o la possibilità di fare vocational training, attività di vario tipo che ci permettono di starle vicini”.

I rischi per coloro che sono visti come una una minaccia

Chi ha ruoli di potere e di responsabilità, tra cui i giudici, membri della società civile e giornalisti, “ha competenze che possono mettere in discussione quello che stanno facendo attualmente” i talòebani in Afghanistan. “Le ragazze giornaliste – racconta Simona Lanzoni – spesso sono state costrette a mettersi il velo. E loro consigliano di farlo”. Queste persone, con questi vari ruoli, sono quelle che hanno aiutato a ricostruire l’Afghanistan dopo il primo regime talebano “e che oggi, invece, rischiano veramente”. Nonostante la situazione difficile, conclude Simona Lanzoni, bisogna sempre avere speranza.