Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Mariupol è ora una città fantasma, al centro della quale campeggiano le rovine dell’impianto siderurgico dal quale, dopo 86 giorni di resistenza, gli ultimi 531 soldati ucraini del Battaglione Azov sono usciti dopo l’inevitabile resa, consegnandosi alle forze armate russe. Le immagini sono state diffuse da Mosca. In particolare, il comandante del reparto è stato portato via in un veicolo blindato, a detta del ministero della Difesa russo, per essere salvato dal linciaggio dei cittadini della città, ma quanto poi questa affermazione rientri nella propaganda, che in questa guerra viene utilizzata come una vera e propria arma, lo si vedrà nei prossimi giorni.
L’inferno Donbass
Dalla sua il presidente ucraino Zelenski accusa invece Mosca di aver trasformato il Donbass in un inferno. Nella regione, completamente distrutta, infuriano i combattimenti. Kiev accusa la Russia di aver effettuato combattimenti indiscriminati e insensati di cui molti civili sono rimasti vittime. Secondo fonti di Mosca, anche la zona di Lugansk starebbe ormai per cadere e tutto il Donbass quindi si appresta ad essere conquistato. Intanto nuove prove filmate dimostrerebbero i crimini di guerra commessi dai soldati russi a Bucha, cittadina alla periferia della capitale Kiev. Le immagini mostrano civili catturati e fucilati dai soldati russi.
Blocco del gas
Infine, da oggi scatta l’interruzione totale delle forniture di gas russo alla confinante Finlandia, che insieme alla Svezia ha chiesto di far parte dell’Alleanza Atlantica. La notizia, anticipata dalla società energetica finlandese Gasum, è stata confermata dalla russa Gazprom.