Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
E’ avvenuto tutto mentre il feretro di Shireen Abu Akleh veniva trasportato dall’Ospedale San Giuseppe alla Chiesa Cattedrale greco-melchita. La denuncia delle Chiese di Terra Santa senza mezzi termini, in un documento comune, stigmatizza l’atteggiamento della polizia israeliana, che ha fatto irruzione nel nosocomio, mancando di rispetto – si legge – alla Chiesa, all’istituto sanitario, alla memoria del defunto e costringendo i portatori della bara a lasciarla quasi cadere.
Una grave violazione dei diritti umani
L’invasione e l’uso sproporzionato della forza – affermano i responsabili, i presuli e i fedeli cristiani – da parte della polizia israeliana, che ha attaccato i presenti al corteo funebre, li ha colpiti con manganelli, usato granate fumogene, sparandoo proiettili di gomma e spaventando i pazienti dell’ospedale, è una grave violazione delle norme e dei regolamenti internazionali, compreso il diritto umano fondamentale della libertà di religione, che deve essere osservato anche in uno spazio pubblico.
Continuare ad essere luogo di guarigione
L’Ospedale di San Giuseppe è sempre stato orgogliosamente – si legge ancora – un luogo di incontro e di guarigione per tutti, indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa o culturale, e intende continuare a esserlo. Quanto accaduto venerdì scorso ha ferito profondamente non solo la comunità cristiana, le Suore di San Giuseppe dell’Apparizione, proprietarie dell’Ospedale, e tutto il personale ospedaliero, ma anche tutte le persone che in quel luogo hanno trovato e trovano tuttora pace e ospitalità. Le religiose e i dipendenti dell’Ospedale manterranno il loro impegno affinché la struttura continui a essere un luogo di guarigione. Il tragico episodio di venerdì scorso – conclude il documento – rende questo impegno ancora più forte che mai.