Supplica Madonna di Pompei. Grech: scommettere sull’uomo per difendere la pace

Vatican News

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

“Dio ha scommesso sull’umanità e continua a farlo. Davanti alla Vergine Maria portiamo il popolo dell’Ucraina e tutti coloro che oggi soffrono, scommettendo sull’umanità”. Così il cardinale Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei vescovi, oggi presiedendo la Messa in occasione della Festa della Madonna del Rosario nel piazzale antistante al Santuario di Pompei. “Per intercessione di Maria, chiediamo anche noi di essere imitatori di Dio, capaci di scommettere su un’umanità capace di costruire e difendere la pace.

Chiesa sinodale scommette sull’uomo

Non possiamo non portare davanti al «cuore di madre» della Vergine Maria «le tristezze e le angosce» della guerra, della violenza e dell’odio che insanguinano oggi l’Europa e tante altre parti del Mondo”, ha esortato il porporato che ha centrato la sua omelia sul cammino sindodale intrapreso dalla Chiesa. “Maria”, ha osservato, “è “donna sinodale” e il volto di una Chiesa sindale ha due ingredienti: la preghiera e la carità”. “Una Chiesa sinodale è una Chiesa che scommette sull’uomo” con compassione e tenerezza. A Pompei dunque questa mattina si è pregato anche per la pace in Ucraina. Il Paese dell’Est Europa invaso dalla Russia oltre due mesi fa e che sta vivendo tragici giorni di guerra è infatti tra le intenzioni presentate alla Vergine, perché interceda per la fine del conflitto. 

La preparazione alla supplica

I fedeli si sono preparati alla supplica – che viene recitata ogni anno l’8 maggio e la prima domenica di ottobre  e che è stata scritta nel 1883 da Bartolo Longo- con la Novena d’Impetrazione, cominciata il 29 aprile, e venerdì scorso hanno celebrato l’83.mo anniversario della dedicazione della Basilica Santuario della Beata Vergine del Santo Rosario e la Discesa del Quadro della Madonna. Tanti i devoti che hanno preso parte alle liturgie. Dall’1 maggio è iniziato, poi, il “Buongiorno a Maria”, l’appuntamento di preghiera del mattino – alle 6.30 – per affidare alla Vergine il nuovo giorno. Ieri si è svolta, invece, la veglia mariana, culminata con la celebrazione di mezzanotte presieduta dall’arcivescovo di Pompei, monsignor Tommaso Caputo.

Nel 2020 la preghiera mariana senza i fedeli

La supplica alla Madonna di Pompei torna ad avere un’ampia partecipazione di fedeli dopo i due anni difficili della pandemia di Covd-19. Nel 2020 per la prima volta, in 137 anni, la preghiera alla Vergine del Rosario è stata recitata nel santuario senza le migliaia di devoti da ogni parte d’Italia e del mondo solitamente presenti. A presiederla il cardinale Crescenzio Sepe, che aveva esortato a ritrovare più a fondo se stessi, a continuare l’opera di Bartolo Longo e non rimanere con le braccia conserte di fronte alla povertà cresciuta con l’emergenza sanitaria. Il porporato aveva rivolto anche un pensiero alle vittime del coronavirus in tutto il mondo, ai tanti anziani scomparsi insieme ad un “insostituibile patrimonio di esperienza e di memorie”, alla “lunga scia di medici e operatori sanitari, uomini e donne di prima linea che, con vero eroismo fino al sacrificio della loro vita, si sono presi cura dei contagiati”, e ancora ai sacerdoti, che si sono dimostrati testimoni di una Chiesa capace di relazioni di vicinanza, segno di amore. E di fronte alle problematiche scaturite dalla pandemia, il cardinale Sepe aveva ricordato “il porto sicuro della casa di Maria”, che è anche “casa di Cristo”, invitando a recitare il Rosario, “la preghiera ordinaria dei tempi difficili”, che “ci fa famiglia”, famiglia che è il faro che illumina questa epoca”.

Le parole di Bartolo Longo oggi ancora attuali

L’arcivescovo prelato di Pompei, monsignor Tommaso Caputo, in un’intervista alla nostra testata, due anni fa, in piena pandemia, spiegando il senso della supplica e commentando le parole di Bartolo Longo nella preghiera, che richiamano ad affanni e travagli, a pericoli nell’anima e nel corpo e a calamità ed afflizioni, aveva osservato che “non c’è, nella storia dell’umanità o anche nelle vicende personali dei singoli, un momento in cui si sia davvero liberi da ogni preoccupazione”. E aveva rimarcato che “credere, pregare con la Supplica la Vergine del Rosario di Pompei, avere fede, non sono talismani che ci proteggono da tutto, da un virus o da un evento che sconvolge la nostra esistenza”, è semmai il credere in Dio che sostiene la nostra vita. “E la Supplica è una preghiera intrisa di fede, ne è imbevuta. Non eviteremo le amarezze e le difficoltà – aveva osservato l’arcivescovo prelato di Pompei – ma non avremo paura quando, nel cuore, abbiamo la certezza che il Dio Padre è con noi, ci cammina accanto. E Maria è presente con Lui”.

L’invito del cardinale Semeraro ad imitare Bartolo Longo

Lo scorso anno a Pompei, nel rispetto delle norme anti-Covid e secondo i protocolli sanitari stabiliti dalla Conferenza episcopale italiana, alla preghiera mariana è stata consentita la partecipazione di un numero limitato di fedeli. A guidarla è stato il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, che allora aveva incoraggiato a “ricominciare dalla stessa carità da cui partì il beato Bartolo Longo” per affrontare la crisi economica seguita alla pandemia. Il porporato aveva definito la carità “la via nuova da cui ripartire. Quella carità che verso il prossimo “traduce la fede”, “diventa soccorso, aiuto, opera di misericordia” e aveva aggiunto che se nelle difficoltà tante certezze si sgretolano non bisogna dimenticare la consolazione di Dio occorre coltivare la fede. “Vivere di fede non vuol dire avere la ricetta per tutti i problemi – aveva proseguito il cardinale Semeraro – ma cercare, ogni volta, una risposta personale, considerando gli stili di Dio e cogliendo le interpellanze della storia”. Come ha fatto Bartolo Longo, fondatore del Santuario di Pompei, di cui il porporato aveva riepilogato il percorso di vita che lo aveva condotto ad avviare numerose opere caritative.