Settimana Mondo Unito: l’esposizione globale di azioni di cura e di fraternità

Vatican News

Adriana Masotti – Città del Vaticano

Otto giorni per sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale sull’attenzione alle persone e alle loro necessità e sull‘urgenza di una conversione ecologica. Ha preso il via domenica 1 maggio nella cittadella Loppiano, in Toscana, e in diretta streaming la Settimana Mondo Unito, un’iniziativa promossa dalle comunità del Movimento dei Focolari nel mondo, in particolare dai Giovani per un Mondo Unito. 

Azioni locali in tutti i continenti

Sono molte le azioni locali che ogni giorno si vivono in tutti i continenti. Solo alcuni esempi: a Johannesburg il 7 maggio si terrà un’azione di cura dell’ambiente con la pulizia di una zona svantaggiata. In Bolivia un gruppo di ragazzi consegnerà del materiale scolastico a una piccola scuola nell’altipiano boliviano a 3900 m. sul livello del mare. Iniziative in Libano, Siria e Giordania per ricostruire una realtà dove il disagio sociale è forte e dove è essenziale lavorare per la pace e l’unità. E poi incontri e forum di approfondimento sul dialogo, la pace, l’ecologia. Domenica 8 maggio, la Settimana Mondo Unito si concluderà con la staffetta sportiva mondiale “Run4Unity” in cui ragazzi e ragazze correranno dalle ore 11 alle ore 12, nei diversi fusi orari, per testimoniare il loro impegno per la pace e per promuovere uno strumento per raggiungerla, la “regola d’oro” che dice: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro”. (Matteo 7, 12)

Dal 1995 la Settimana Mondo Unito

I Giovani per un Mondo Unito nel 1995 proposero di dedicare una settimana all’anno per coinvolgere in modo più attivo l’opinione pubblica verso un mondo unito. Il contesto non era facile: da nemmeno un anno era terminato uno dei più sanguinosi genocidi del XX secolo, quello in Rwanda tra Hutu e Tutsi. In Europa, nei Balcani si lanciavano ancora bombe e anche in quel momento la fraternità sarebbe potuta sembrare un assurdo. Fu deciso allora di dare continuità a tutte le attività che le comunità dei Focolari già portavano avanti per sostenere il cammino verso l’unità nei quartieri, nelle scuole, al lavoro, nelle situazioni di fragilità e di abbandono, anche di guerra, e di dare visibilità alle iniziative coinvolgendo le città, le Istituzioni, i mezzi di comunicazione. Così in questi 27 anni.

Un mondo unito è possibile

Carlotta Raimonda è una giovane siciliana, vive a Vittoria, in provincia di Ragusa, e lavora come event management nel settore del marketing e della comunicazione. Fa parte dei Giovani per un Mondo Unito e ha collaborato all’organizzazione della Settimana di quest’anno; parla con noi dell’iniziativa invitandoci a credere nella possibilità di costruire, giorno dopo giorno, un mondo più fraterno: 

Ascolta l’intervista a Carlotta Raimondo

Carlotta Raimondo, la Settimana Mondo Unito 2022, quest’anno è focalizzata in modo particolare sulla “cura” della nostra casa comune. Prevede ogni giorno iniziative locali molto diverse, ma qual è il filo che lega tutte, quale il significato che vuol avere la Settimana?

Ha detto molto bene: sono iniziative locali, ma legate da un filo conduttore che, come dice il titolo stesso, è il mondo unito. Quello che vorremmo fare attraverso la Settimana è proprio dare rilevanza, dare anche visibilità ad attività che, tra l’altro, avvengono spesso anche durante tutto l’anno proprio nei posti in cui i giovani del Movimento dei Focolari, e non solo, lavorano per costruire degli spazi di fraternità e, direi, dei segni di speranza. Questo lavoro di tutto l’anno emerge durante la Settimana in cui non solo si raccolgono i frutti, ma si organizzano anche ulteriori iniziative ed eventi che possono essere conferenze o attività concrete che mettono proprio in luce che il mondo unito è possibile e quindi cerchiamo di raccontare al mondo questa nostra visione che vorremmo realizzare.

Chiuderà la Settimana, l’8 maggio, la staffetta “Run4Unity” un’iniziativa questa a livello mondiale che è cresciuta nel tempo…

Sì, “Run4unity” è nata come una staffetta che ha coinvolto inizialmente solo i ragazzi sostenuti, ovviamente, da giovani e adulti, e funziona così: c’è una corsa che si fa domenica dalle 12 alle 13, passandosi di volta in volta il testimone tra un fuso e l’altro, e così si copre l’intero globo per 24 ore in cui si corre per la pace. Siamo felici del fatto che poi negli anni – la prima edizione è stata nel 2005 – si è poi evoluta coinvolgendo non solo i ragazzi, ma tutte le generazioni e prevedendo non solo eventi sportivi, ma anche tantissime iniziative volte, appunto, al grande tema della pace.

“Dare to care”, cioè prendersi cura è diventata da qualche tempo la parola d’ordine dei Giovani per il Mondo Unito. Lo scorso anno, incontrando alcuni di loro, Davide Sassoli, allora presidente del Parlamento Europeo, aveva detto proprio in occasione della Settimana: “Credo che questo sia un lavoro di pedagogia civile”.Puoi commentare queste parole?

Intanto ricordo quel momento con grandissima emozione visto anche quello che è successo quest’anno, la scomparsa di Sassoli. Sì, #daretocare, “osare prendersi cura” è diventato un po’ il nostro motto perché crediamo che per prendersi cura ci voglia molto coraggio e abbracciare queste sfide richiede coraggio, ma che questo poi ripaga. L’atteggiamento di cura che vogliamo avere quest’anno in modo particolare è focalizzato sull’ecologia, ma questo in realtà riguarda le relazioni, riguarda la politica, riguarda qualunque ambito perché se noi ci prendiamo cura del posto in cui siamo, delle persone che abitano questi posti, delle esigenze dei più fragili, allora veramente tutti potremmo vivere meglio e quindi potremmo realizzare anche il mondo unito.

Una pedagogia civile nel senso che si crea una mentalità, una cultura attraverso anche piccoli gesti…

Sì, assolutamente, come dicevo le iniziative possono essere di varia natura, che siano di formazione, laboratori o conferenze, o anche azioni più concrete, in base anche alle fasce d’età, ma tutte istillano questo principio e quello che si sperimenta è che questo modo di vivere veramente può cambiare le cose, ovviamente le cambiano nel piccolo, ma se ognuno fa il suo nel suo piccolo, allora si cambia il mondo.

Non possiamo fare a meno di riflettere sul significato della Settimana nel contesto della guerra in corso in Ucraina, ma anche di tante altre guerre che si stanno combattendo. Ti chiedo come non sentirsi schiacciati da queste realtà, come fare per mantenere viva la speranza in un mondo unito?

Questo cosa mi colpisce molto perchè la Settimana Mondo Unito è nata nel 1995 e quindi 27 anni fa, proprio ispirata dai conflitti che stavano accadendo in quel momento e io credo che il segnale che questa iniziativa vuol dare è che la pace parte da noi. Spesso quando si sentono queste notizie dai telegiornali, ci sembrano realtà molto lontane davanti alle quali non possiamo fare niente. Non è vero, magari non avremo un impatto su quelle guerre, ma se iniziano a costruire la pace lì dove siamo, al lavoro, a scuola, all’università, in famiglia, allora lì possiamo fare qualcosa e lì possiamo provare a cambiare le situazioni.

“Promuovere il dialogo a ogni costo, anche nelle piccole cose della vita: chiedersi di fronte a ogni situazione difficile: posso creare panico, più divisione o faccio qualcosa per il dialogo? (Mira Milavec)”

Ecco, quello che hai detto mi fa ricordare alcune parole di Mira Milavec, portavoce di Caritas Spes della Chiesa Latina in Ucraina, in una intervista:”Per i vasi comunicanti, quello che vivi tu fa bene anche a me, a noi, che in questi momenti, senza sapere se vivremo ancora o no pensiamo due volte a cosa dire e a cosa fare. Soprattutto a ciò che rimane. E alla fine rimane che siamo fratelli.”

Queste parole sono molto toccanti ed è quello che stiamo sperimentando. Penso all’inaugurazione della Settimana Mondo Unito, domenica primo maggio, dove abbiamo ascoltato esperienze da tutto il mondo. E’ veramente toccante come queste azioni svolte nel locale abbiano poi una risonanza anche nel resto del mondo, per tanti motivi: può essere perché un evento ispira un altro, un’idea, può essere anche semplicemente perché ascoltare queste cose fa bene al cuore e dà speranza e a volte anche la forza per reagire a quello che qualcuno sta vivendo lì dove trova la sua sfida.