Messaggio per la festa di Vesak: buddisti e cristiani insieme resilienti nella speranza

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Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

Il messaggio del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso in occasione della festa del Vesak si apre con il riferimento allo scenario attuale, in un momento in cui l’umanità è colpita da molteplici crisi. “Per il terzo anno consecutivo, persone in tutto il mondo sono tenute in ostaggio dalla persistente crisi sanitaria causata dal Covid-19”. A questo quadro fosco si aggiungono altre ombre. “I frequenti disastri naturali legati alla crisi ecologica hanno messo in luce la nostra fragilità di cittadini di una Terra condivisa”. E i conflitti, si legge ancora nel messaggio, “continuano a spargere sangue innocente e a provocare sofferenze diffuse”. “Purtroppo, c’è ancora chi usa la religione per giustificare la violenza”. Nel testo vengono poi ricordate le parole rivolte lo scorso 18 febbraio da Papa Francesco ai partecipanti all’assemblea plenaria della Congregazione per le Chiese orientali: “L’umanità, che si vanta di andare avanti nella scienza, nel pensiero, in tante cose belle, va indietro nel tessere la pace. È campione nel fare la guerra. E questo ci fa vergognare tutti”.

Lampade di speranza

Davanti a queste molteplici crisi che l’umanità deve affrontare, “la ricerca di soluzioni durature resta ardua”. Anche se si scorgono “segnali di solidarietà in risposta alle tragedie”. Nel messaggio si sottolinea che “l’ansiosa ricerca della ricchezza materiale e l’abbandono dei valori spirituali ha portato a un declino morale generalizzato nella società”. “Come buddisti e cristiani – si spiega inoltre nel messaggio del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso – il nostro senso di responsabilità religioso e morale dovrebbe motivarci a sostenere l’umanità nella sua ricerca di riconciliazione e resilienza”. Mentre i religiosi, sostenuti dai loro nobili principi, “devono sforzarsi di essere lampade di speranza che, anche se piccole, possano ancora rischiarare il cammino che porta l’umanità a trionfare sul vuoto spirituale che causa tanto male e tante sofferenze”.

Essere resilienti privilegiando i valori spirituali

Nel testo si ricorda poi che, “anche se in modi diversi, il Buddha e Gesù Cristo orientano i loro seguaci a valori trascendenti”. “Le nobili verità del Buddha spiegano l’origine e le cause della sofferenza e indicano l’ottuplice sentiero che conduce alla cessazione della sofferenza” si evidenzia. “È lo svanire e la cessazione di quella stessa brama senza che sia rimasto nulla; dando via, lasciando andare, rilasciando e non aderendovi”. Un insegnamento che, se praticato, “è una cura per l’attaccamento incessante che porta all’avidità e ai giochi di potere”. A sua volta, il Vangelo non suggerisce “mai la violenza come risposta” e le Beatitudini annunciate da Gesù, rimarca il messaggio, “ci mostrano come essere resilienti privilegiando i valori spirituali in mezzo a un mondo che va in frantumi”.

Insieme per un futuro migliore

Buddisti e cristiani possono “aiutare l’umanità a diventare resiliente portando alla luce i tesori nascosti delle loro tradizioni spirituali” prosegue il testo. “Per i buddisti, il Nobile Ottuplice Sentiero può sviluppare compassione e saggezza per impegnarsi nelle questioni sociali”. Per i cristiani, uno di quei tesori è la speranza. E come dice Papa Francesco, “la speranza ci farebbe riconoscere che c’è sempre una via d’uscita”. E proprio con riferimento alla speranza il messaggio del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso per la festa del Vesak conclude: “Siamo convinti che la speranza ci salva dallo scoraggiamento. A questo proposito, vorremmo condividere la saggezza del compianto venerabile Thich Nhat Hanh sull’importanza della speranza, che ‘può rendere il momento presente meno difficile da sopportare. Se crediamo che domani sarà un giorno migliore, possiamo sopportare una fatica oggi’. Lavoriamo insieme per un domani migliore”.