La Divina Misericordia, dono del Signore agli uomini

Vatican News

Maria Milvia Morciano – Città del Vaticano

La Divina Misericordia è una festa relativamente recente, istituita da Giovanni Paolo II nel 2000, durante la canonizzazione di santa suor Faustina Kowalska, la mistica polacca che ebbe le visioni di Gesù nel 1931. Fu proprio Lui a dirle: 

Io desidero che vi sia una festa della Misericordia. Voglio che l’immagine, che dipingerai con il pennello, venga solennemente benedetta nella prima domenica dopo Pasqua; questa domenica deve essere la festa della Misericordia.

(Diario, Plock, Polonia 22 Febbraio, 1931)

Una relazione profonda

Non è un caso che la festa della Divina Misericordia si celebri in un tempo così vicino alla Pasqua, la settimana successiva, nella prima Domenica o in Albis. Il progetto salvifico del Salvatore è giunto a compimento e ancora offre agli uomini la possibilità di penetrare il mistero della redenzione.  La Misericordia è un dono ulteriore del Signore, la possibilità di essere salvati ma anche la promessa di ottenere protezione nella vita terrena. Nelle case dei credenti l’immagine del Cristo misericordioso è una delle più ricorrenti e familiari.

La visione del Cristo 

Nel suo diario suor Faustina racconta ancora:

La sera, stando nella mia cella, vidi il Signore Gesù vestito di una veste bianca: una mano alzata per benedire, mentre l’altra toccava sul petto la veste, che ivi leggermente scostata lasciava uscire due grandi raggi, rosso l’uno e l’altro pallido. Muta tenevo gli occhi fissi sul Signore; l’anima mia era presa da timore, ma anche da gioia grande.
Dopo un istante, Gesù mi disse: “Dipingi un’immagine secondo il modello che vedi, con sotto scritto: Gesù, confido in Te! Desidero che questa immagine venga venerata prima nella vostra cappella, e poi nel mondo intero. Prometto che l’anima, che venererà quest’immagine, non perirà. Prometto pure già su questa terra, ma in particolare nell’ora della morte, la vittoria sui nemici”.  

Le effigi della Divina Misericordia

La prima immagine fu realizzata dal pittore Eugeniusz Kazimirowsk. Faustina si recava alla bottega dell’artista per suggerirgli correzioni e aggiungere dettagli. L’opera fu esposta per la prima volta nell’aprile del 1935, nella finestra della cappella di “Ausros Vartu” a Vilnius, in Lituania. Con l’avvento del regime comunista la sacra immagine fu nascosta per molti anni, ma poi di nuovo esposta alla crescente devozione dei fedeli. È la prima e unica volta che Gesù chiede che la sua Persona venga rappresentata. Non si tratta del desiderio di voler dare una fisionomia reale della sua magnificenza o bellezza ma, come Lui stesso disse durante una visione, della sua Grazia.

Porgo agli uomini il recipiente, col quale debbono venire ad attingere le grazie alla sorgente della Misericordia. Il recipiente è quest’immagine con la scritta: Gesù confido in Te.

Tuttavia, secondo l’arcivescovo di Vilnius, monsignor  Gintaras Linas Grušas,  il volto del Cristo misericordioso di Vilnius sarebbe perfettamente sovrapponibile al Volto dell’Uomo della Sindone. 

Una seconda immagine, la più conosciuta tra quelle devozionali, è stata realizzata circa dieci anni più tardi, nel 1943 da Adolf Hyła, e posta nel santuario della Divina Misericordia di Cracovia. È questo il dipinto che conobbe Karol Wojtyła e di fronte alla quale era solito fermarsi in preghiera prima di recarsi nella fabbrica di Lagiewniki, dove lavorava. Le due opere non sono perfettamente uguali nei tratti somatici, l’impianto generale invece è simile. Mancano i segni della Passione nell’esemplare di Vilnius, mentre in quello di Cracovia si intravvedono i fori dei chiodi della croce sulle mani e sui piedi. Cristo è stante e si staglia sul fondo scuro, vestito con una tunica candida. Nelle prime iconografie che rappresentano la forma umana di Dio nel Cristo, il bianco è il colore che lo contraddistingue. Soltanto nel proseguo del tempo, specie in epoca medievale, il colore tipico sarà il porpora della tunica e il blu del manto, a simboleggiare la maestà. Il bianco è il colore della Risurrezione in  tutte le espressioni dell’arte pittorica.

I raggi luminosi che scaturiscono dal cuore

Con una mano Cristo benedice e con l’altra indica il suo petto, all’altezza del cuore. Da qui si diramano due raggi luminosi, uno bianco e l’altro rosso.  Come scrive suor Faustina,

I due raggi  (sul quadro)  rappresentano il sangue e l’acqua. Il raggio pallido rappresenta l’Acqua che giustifica le anime; il raggio rosso rappresenta il Sangue che è la vita delle anime. Entrambi i raggi uscirono dall’intimo della Mia Misericordia, quando sulla croce il Mio Cuore, già in agonia, venne squarciato con la lancia […]. Beato colui che vivrà alla loro ombra, poiché non lo colpirà la giusta mano di Dio (Diario, 299).

Il Cristo Misericordioso allude quindi alla sua ferita del costato dal quale sgorgarono sangue e acqua (Gv 19,31-34).  E nella prima lettera di Giovanni leggiamo:

Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità (1 Gv 5,6.8). 

Acqua e sangue sono il significato della vita donata. I segni di una promessa di  salvezza che ci è data  attraverso la sua infinita misericordia.

Che cos’è la misericordia

Nell’etimologia latina del termine, la parola deriva da miserere, avere compassione, avere pietà, e cor, cuore. È la compassione del cuore. Appare 138 volte nella Bibbia: 97 nell’Antico testamento e 41 nel Nuovo. Misericordioso è l’attributo più importante di Dio, quello che esprime a pieno la sua potenza. Non è interscambiabile con l’amore che è riservato a tutti gli uomini, ma indica il sentimento verso coloro i quali Egli salva. La misericordia di Dio diventa pienamente comprensibile nella parabola del Figliol prodigo (Lc 15,11-32). Il figlio viene riaccolto dal padre con infinita tenerezza. Bastano la volontà sincera di pentimento, il suo ritorno.  E ancora nel Diario di Faustina leggiamo: “Il peccatore non deve aver paura di avvicinarsi a Me”. Come spiega Papa Francesco – che tra l’altro ha scelto come motto Miserando atque eligendo, espressione tratta da Beda il Venerabile, riferito all’incontro tra il Messia e il pubblicano Matteo (homilia 21) – per essere salvi occorre lasciarci “misericordiare” dal Signore. 

La misericordia è stato anche il centro del magistero di Giovanni Paolo II, che scrisse l’enciclica Dives in misericordia e sua, infine, è questa preghiera di Consacrazione del mondo alla Divina Misericordia, scritta a Cracovia nel 2002:

Dio, Padre misericordioso,

che hai rivelato il Tuo amore nel Figlio tuo Gesù Cristo,
e l’hai riversato su di noi nello Spirito Santo, Consolatore,
Ti affidiamo oggi i destini del mondo e di ogni uomo.
 

Chinati su di noi peccatori,
risana la nostra debolezza,
sconfiggi ogni male,
fa’ che tutti gli abitanti della terra
sperimentino la tua misericordia,
affinché in Te, Dio Uno e Trino,
trovino sempre la fonte della speranza.
 

Eterno Padre,
per la dolorosa Passione e la Risurrezione del tuo Figlio,
abbi misericordia di noi e del mondo intero!