L’Osservatore Romano
«Sono pronto a fare tutto per fermare la guerra». Nell’intervista al quotidiano argentino «La Nación», pubblicata giovedì 21 aprile, Papa Francesco non ha fatto ricorso a giri di parole per riaffermare la priorità di arrivare alla pace in Ucraina. Al giornalista Joaquín Morales Solá, Francesco ha confermato che «ci sono sempre» sforzi per arrivare alla pace: «Il Vaticano non riposa mai. Non posso raccontarle i dettagli perché non sarebbero più sforzi diplomatici. Ma i tentativi non cesseranno mai».
Interpellato riguardo alla visita compiuta, la mattina del 25 febbraio, all’Ambasciata della Federazione Russa presso la Santa Sede, in via della Conciliazione, il Papa ha affermato: «Sono andato da solo. Non ho voluto che nessuno mi accompagnasse. È stata una responsabilità mia personale. È stata una decisione che ho preso in una notte di veglia pensando all’Ucraina. È chiaro per chi vuole vedere le cose così come sono che stavo indicando al governo che può porre fine alla guerra immediatamente. A essere sincero, volevo fare qualcosa perché non vi fosse una sola morte in più in Ucraina. Nemmeno una in più. E sono disposto a fare di tutto».
E sulle motivazioni che hanno scatenato la guerra, il Pontefice ha detto: «Ogni guerra è anacronistica in questo mondo e a questo livello della civiltà. Perciò ho baciato pubblicamente la bandiera dell’Ucraina. È stato un gesto di solidarietà verso i suoi morti, le sue famiglie e quanti sono stati costretti a emigrare». Inoltre, sulla possibilità di un suo viaggio a Kiev il Pontefice ha spiegato: «Non posso fare nulla che metta in pericolo obiettivi superiori, che sono la fine della guerra, una tregua, o quantomeno un corridoio umanitario. A cosa servirebbe che il Papa andasse a Kiev se la guerra il giorno dopo continuasse?».
«Perché non nomina mai Putin o la Russia?». A questa domanda del giornalista, Francesco ha risposto: «Un Papa non nomina mai un capo di Stato e tanto meno un Paese, che è superiore al suo capo di Stato». Francesco ha parlato anche del rapporto «molto buono» e di un possibile incontro con il Patriarca di Mosca, Kirill. «Mi dispiace che il Vaticano abbia dovuto annullare un secondo incontro con il patriarca Kirill, che avevamo programmato per giugno a Gerusalemme. Ma la nostra diplomazia ha ritenuto che un incontro tra noi in questo momento potesse portare molta confusione. Io ho sempre promosso il dialogo interreligioso. Quando ero arcivescovo di Buenos Aires ho riunito in un fruttuoso dialogo cristiani, ebrei e musulmani. È stata una delle iniziative di cui vado più orgoglioso. È la stessa politica che promuovo in Vaticano. Come mi avrà sentito dire molte volte, per me l’accordo è superiore al conflitto».